Sabato, 20 aprile 2024 - ore 08.53

Recensione L'UOMO VESTITO DI NERO di Stephen King © Miriam Ballerini

“Non mi interessa essere creduto, ma liberarmi”. Per questo libro, King non si è sprecato molto, lo devo ammettere.

| Scritto da Redazione
Recensione L'UOMO VESTITO DI NERO di Stephen King  © Miriam Ballerini

Recensione L'UOMO VESTITO DI NERO di Stephen King  © Miriam Ballerini

“Non mi interessa essere creduto, ma liberarmi”. Per questo libro, King non si è sprecato molto, lo devo ammettere.

Ha infatti ripreso un suo racconto uscito nella raccolta “Tutto è fatidico”. Un racconto che, lo stesso King ammette, non ha tutte le potenzialità della sua penna a cui ci ha abituati.

Eppure, questo pezzo ha vinto ben due premi prestigiosi: il World Fantasy Award e il O. Henry Award.

Sembrerebbe nascere da una storia vera, cioè da un racconto di un suo amico. Il nonno, infatti, all'inizio del XX secolo, si era detto convinto di aver incontrato il diavolo in persona!

Di questo parla, appunto, questo racconto. Di un ragazzino che va a pescare nel bosco, da solo, e fa questo sinistro incontro.

Se non fosse riuscito a scappare in tempo, ne è certo, il diavolo lo avrebbe mangiato!

Tornato a casa ne parla al padre e questo, come ogni genitore che si rispetti, non gli crede. Insieme tornano sul luogo del misfatto e, qui, troverà tracce inconfutabili di quanto accaduto.

Interessanti e abbastanza inquietanti le illustrazioni che accompagnano il racconto, dipinte da Ana Juan, pittrice spagnola.

Oltre al racconto di King, troviamo “Il giovane signor Brown”, un brano di Nathaniel Hawthorne. King vi si è ispirato per scrivere il proprio racconto, e per rendergli omaggio.

Una specie di baratto fra scrittori di epoche diverse!

Il libro, in sé, contiene delle piccole perle e, questa volta, con rammarico ammetto che King è il meno brillante fra tutti.

Vediamo a confronto due pezzi, prima uno di King, poi quello di Hawthorne.

“Sopra di me, al limitare degli alberi, c'era un uomo. Aveva un volto affilato e molto pallido. I capelli neri erano appiattiti e divisi con rigorosa precisione da una scriminatura sul lato sinistro della testa. Era molto alto. Indossava un completo nero con il panciotto, e capii subito che non era un essere umano, perché aveva gli occhi dello stesso colore delle fiamme in una stufa a legna, rosso screziato di arancione”.

 “ In verità, per tutta la foresta incantata, sarebbe stato impossibile scorgere qualcosa più terrificante del volto di Brown. Volava tra i neri pini e brandiva il suo bastone, gesticolando come un pazzo, e ora vomitava una serqua d'orrende bestemmie, ora emetteva tali risate, che tutti gli echi del bosco gli sghignazzavano intorno come demoni. Il maligno, nel suo genuino aspetto, è meno ripugnante di quando infuria nel petto di un uomo”.

© Miriam Ballerini

 fonte: "L’uomo vestito di nero" di Stephen King: non mi interessa essere creduto, ma liberarmi - OUBLIETTE MAGAZINE

L'UOMO VESTITO DI NERO di Stephen King- “Non mi interessa essere creduto, ma liberarmi”.

© 2020 Mondadori- ISBN 978-88-200-7033-5-Pag. 123  € 15,90

1160 visite

Articoli correlati

Petizioni online
Sondaggi online