L’iter parlamentare, iniziato più di due anni fa, con sei letture successive del provvedimento, terminerà con il referendum confermativo, previsto per ottobre, secondo la procedura di revisione dell’art. 138 della Carta costituzionale. E’ previsto il superamento del bicameralismo paritario (rimane la Camera dei Deputati, viene abolito il Senato della Repubblica)
e istituito il Senato delle Regioni e Comuni (con elezione di secondo grado, da parte delle Autonomie locali, di 100 rappresentanti); il miglioramento della capacità decisionale del Parlamento e la riduzione dei costi della politica in conseguenza della semplificazione delle procedure e meno 315 parlamentari, la riduzione dei tempi del percorso legislativo e l’attribuzione
di una corsia preferenziale alle iniziative legislative del Governo. Resta il bicameralismo perfetto (Camera e Senato delle Autonomie), per alcune leggi quali: le leggi di revisione costituzionale e costituzionali, la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, l’ordinamento, le leggi elettorali, gli organi di governo e le funzioni fondamentali dei Comuni
e delle Città metropolitane, i Trattati internazionali. Significativo è il riassetto delle competenze legislative tra Stato e Regioni, con il superamento della legislazione concorrente e la riattribuzione allo Stato di materie strategiche per l’economia e lo sviluppo quali: infrastrutture strategiche, energia, ordinamento della comunicazione, mercati assicurativi, concorrenza, ambiente, protezione civile, commercio estero, beni culturali, turismo, politiche attive del lavoro, tutela e sicurezza del lavoro, previdenza complementare, finanza pubblica, al fine di assicurare regole uniformi e scelte efficaci su temi strategici per l’Italia.
Si rafforza il cosiddetto ‘federalismo a velocità differenziata’, di cui all’art. 116 della Costituzione, prevedendo che le Regioni con bilanci in equilibrio possano ottenere ulteriori competenze in politiche pubbliche regionali. La riforma prevede inoltre il superamento del Cnel e delle Province, la modifica del quorum e del processo di elezione del Presidente della Repubblica, la modifica delle disposizioni in materia di referendum popolari, con l’innalzamento delle firme necessarie a promuoverlo e l’abb assament o del quorum di validità.
La Cisl e il sindacalismo confederale hanno da tempo e più volte sollecitati questi contenuti di riforma costituzionale, che determineranno conseguenze positive sugli assetti democratici delle istituzioni repubblicane, lo sviluppo economico e la crescita
del Paese. Da militante sindacale mi attendo dalla Cisl e dal sindacalismo italiano, soggetti protagonisti della democrazia, un orientamento complessivamente favorevole sulla riforma costituzionale approvata dal Parlamento e l’invito a votare SI al referendum confermativo. Si rivendichi un dibattito pubblico nel merito che eviti scenari strumentali quanto infondati,
confronti confusionari e fuorvianti, pro o contro il Governo, tra chi difende e chi tradisce la Costituzione.
La contrapposizione faziosa di questi anni ha procurato al Paese ritardi e immobilismo. Per cogliere le opportunità della riforma serve un voto informato e consapevole. Silvano Maffezzoni (militante Cisl)