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REGOLE DELLA POLITICA O POLITICA DELLE REGOLE ? IL CASO MANTOVANO | D.Marconcini

| Scritto da Redazione
REGOLE DELLA POLITICA O POLITICA DELLE REGOLE ? IL CASO MANTOVANO | D.Marconcini

Facciamo l'ipotesi che un osservatore straniero aprisse un giornale italiano per farsi una idea del nostro paese.La prima notizia che gli balzerebbe all'occhio, sarebbe quella di leggere che il leader di uno dei maggiori partiti  può decidere di far cadere o meno il governo in carica ,pur avendo una condanna definitiva per evasione fiscale a carico e l'interdizione dai pubblici uffici. In secondo luogo leggerebbe che un altro partito partito antagonista, al governo con quest'ultimo ,ha al suo interno un forte fazione che non vuole fare il Congresso per timore di far cadere il Governo e che avversa elezioni anticipate per evitare una nuova leadership ,quasi sicuramente vincente. Solo che non potendolo dire ai suoi elettori e al paese,la sta tirando lunga perchè prima occorre definire le regole interne.

Ora tutti hanno capito che stiamo parlando di Berlusconi, del PD e di Matteo Renzi e sono certo che ognuno dei miei lettori si è fatto una propria opinione. Quello che pochi sanno è quello che succede nei territori, nelle città e nelle provincie,dove il volontariato politico è ancora forte, dove vi sono quelli che ci credono ancora, anche se sempre minor numero. Territori dove ultimamente è esplosa quella che è stata definita "la collera dei miti" ,formata da migliaia di militanti che non hanno preso la tessera per protesta sia sulle modalità che hanno portato alla rielezione di Napolitano con la bocciatura di Prodi e sia per aver aderito al cosiddetto Governo delle grandi intese con il nemico di sempre. Berlusconi.

Concentriamoci un attimo allora nell'area del Centrosinistra e più ancora nel Partito Democratico dove albergano certamente sentimenti progressisti ma dove i metodi di aggregazione e gestione sono ancora fermi a quelli degli ex-grandi partiti della prima Repubbica in cui correnti e centralismo democratico erano  consolidate forme di autogoverno . Solamente che le regole allora ,anche quelle non scritte erano chiare ed accettate da tutti e soprattutto le leaderships erano obbiettivamente credibili.. Ora nel Partito Democratico vi è gestioni centralizzate che di volta in volta vengono regolate da Statuti e regolamenti ,sempre piu' complessi ,che hanno avuto la caratteristica di determinare scientificamente sembre il vincitore .magari in nome dell'unità, o gli eletti nelle sedi istituzionali al proprio interno ma di far perdere regolarmente le elezioni nazionali, essendo basate sul controllo degli iscritti e su un personale politico di professionisti prima assunti come funzionari e poi come collaboratori o comunque pagati da parlamentari e consiglieri regionali. Una situazione che pero' non poteva reggere di fronte all'elettorato d'opinione e alle nuove generazioni Ecco allora l'assunzione di un metodo regolatore : le primarie e la partecipazione del cittadino elettore. Un metodo inizialmente aperte e con regole semplici  quando il nome del vincitore era sicuro. ,vedi Veltroni, o quando si sono svolte primarie locali (vedi Pisapia) .Molto meno democratiche quando è disceso in campo un candidato forte come Matteo Renzi, la cui sconfitta è stata determinata da regole che limitavano la partecipazione di una ampia platea di elettori che lo avrebbero votato pur non essendo dichiaratamente  di Centro sinistra.Questo pur in presenza di sondaggi che lo davano vincitore nelle elezioni nazionali.

Basti ricordare che furono accolte al secondo turno delle primarie Renzi-Bersani ,solo 7mila domande di ammissione al voto su centomila presentate . tutti elettori secondo me regalati a Grillo.

Queste primarie hanno visto tra l'altro una intensa attività di vari leader fuori dal Pd per una evidente incapacità di dare spazio al dibattitto interno.. Non solo Matteo Renzi, ma Civati , la Serracchiani e tanti altri hanno svolto le proprie Convention all'esterno del Partito di appartenenza ,proponendo propri programmi e chiedendo l'adesione ai cittadini -elettori e non piu' ai soli iscritti. Nel frattempo in sede locale mentre il mondo cambiava, gli organismi erano fermi al 2008 ,formati in base a mozioni nazionali.Ricordate ?Ve ne erano tre.Bersani,Franceschini e Marino mentre prima erano state presentate quelle di Veltroni,Letta e Bindi.

Si erano rovesciati dopo oltre cinquant'anni di vita democratica i termini della questione. Gli organismi di un partito popolare e democratico venivano calati dall'alto e non attraverso una serie di congressi locali e regionali che poi andavano a creare il gruppo dirigente nazionale. Questo ha portato .senza alcun criterio di meritocratico , tante persone nelle istituzioni e nel Parlamento , assolutamente non idonee non e rappresentative della società civile.A Mantova , territorio periferico, politicamente non allineato con gli equilibri regionali di centro-destra,fortemente organizzato e con un centrosinistra radicato, il PD  ha subito in negativo le tendenze e le strategie nazionali  e regionali del Partito Democratico. Si è avuto in pochi anni un gruppo dirigente esautortao , gestito alla fine dal solo Segretario provinciale che ha governato in modo oligarchico in accordo con l'omonimo Segretario regionale a sua volta, eterodiretto dal livello nazionale. Anni di stagnazione, senza riunioni e senza elaborazione che hanno determinato alla prima occasione di primarie aperte per Parlamento e Regione un sussulto di orgoglio dal parte degli iscritti e del popolo di Centrosinistra che hanno spazzato via i più autorevoli rappresentanti del Gruppo dirigente locale.assieme ad altri aspiranti attori della scena politica locale.Una vicenda che ha evidenziato anche una crisi economica del PD locale,accentuata dalla cancellazione del finanziamento pubblico nazionale e regionale.

Ora il Pd mantovano ha cercato di sollevarsi da questa situazione votando ,al'indomani delle elezioni politiche e del Governo delle larghe intese , la convocazione di un Congresso straordinario da indire entro nel mese di giugno, eleggendo allo stesso tempo una Commissione provvisoria, espressione dei territori (leggi Circoli) e di alcune funzioni del Partito che reggesse temporaneamente il Partito.

Le convulsioni nazionali del PD sulla formazione del Governo delle larghe intese ,hanno creato un clima di attesa che ha fatto saltare questa prima convocazione provinciale, intesa come una riappropiazione di sovranità , rispetto ad un livello nazionale in crisi sia per la sconfitta elettorale ( o la non vittoria) e sia per un percorso non coerente rispetto all'impegno elettorale.

Agli inizi di giugno l'Assemblea nazionale del Pd ha approvato la riconvocazione del Congresso provinciale per il 29 settembre con primarie aperte per l'elezione del Segretario e degli iscritti per l'Assemblea provinciale , fissando il termine del 26 agosto per la presentazione delle candidature del Segretario e delle liste collegate.L'assemblea provinciale doveva essere convocata nel giro di una settimana per approvare la bozza di regolamento provinciale.

Questo non è stato fatto e qualcuno ne dovrà rispondere se il percorso congressuale verrà tardato o peggio bloccato.

Occorre far notare  che l'Assemblea aveva stabilito l'incandidabilità dei componenti della Commissione provinciale provvisoria alla carica di Segretario provinciale, essendo anche contemporaneamente Commissione Congressuale. L' Assemblea provinciale ha rafforzato questa presa di posizione bocciando a stragrande maggioranza la proposta dell on .Marco Carra di votare un Segretario "balneare" nella figura del Coordinatore Fabio Aldini. Ha inoltre rigettato con voto anche qui assembleare, la proposta di portare il Congresso ad Ottobre px, anche questo proposto dall' on.Marco Carra essendo dichiarata la volontà di fare un Congresso provinciale svincolato da quello nazionale anche dal punto di vista temporale. Mi ha colpito molto la sua affermazione in cui ha accusato l'Assemblea di essere poco democratica nel limitare lo spazio di discussione degli iscritti, quando per anni non sono stati convocati a Mantova gli organismi dirigenti in un colpevole silenzio generale ,compresi gli nelle istituzioni.

Ora sembra che si sia attivata la stagione Congressuale. Abbiamo ricevuto la lettera del Presidente dell'Assemblea del Pd Ezio Zani ,il quale ancora una volta usa impropriamente la sua carica per spiegarci personalmente cosa si dovrebbe fare. Nella sua nota lamenta che il livello nazionale non ha ancora deciso le regole congressuali :

dovrebbe invece spiegarci ,assieme al Coordinatore Fabio Aldini,a cosa è stata dovuta l'inerzia che ha portato alla mancata convocazione in giugno dell'Assemblea provinciale per approvare la bozza di regolamento congressuale.

Vi sono state pressioni,mal di pancia, ripensamenti? Certamente la decisione da parte della Commissione di adempiere finalmente a quanto deciso è lodevole, lamentare che forse mancherà il numero legale all'Assemblea del Pd convocata il 19 agosto mi sembra senza offesa un po' ridicolo. Spostare il Congresso al 13 ottobre (proposta da Zani ) mi sembra poi inopportuno, visto che tale data è stata bocciata dall'Assemblea scorsa.

Ci hanno fatto fare le primarie nazionali a dicembre noi le possiamo fare a settembre.? Caso mai l'unica deroga puo' essere quella di ampliare il periodo per la presentazione delle candidature al 2 settembre. Vi è un problema di numero legale per la bozza di regolamento ? La bozza di regolamento , a parte le modalità di voto con primarie  aperte o meno che potrebbero essere cambiate dal Pd nazionale, deve essere assunta per la parte che ne deriva da Statuti e da Regolamenti già approvati e per questo non serve numero legale.Deve essere fatta salva la presentazione delle candidature per preservare la vera e piu' importante decisione : quella di indire il Congresso il

29 settembre, Volete un precedente celebre ? Franceschini fu votato Segretario nazionale senza numero legale.

Non fare un Congresso perchè non si sono rispettati i tempi che una Assemblea si è data e perchè non viene assunta una bozza di regolamento che deriva da Statuti,regolamenti e consuetudine è semplicemente ipocrita e non depone a favore di un partito innovatore e moderno.

Perchè vi ho tediato cosi su Mantova. Perchè come succede a Roma ,anche qui fare un Congresso in un modo o in un altro aiuterà o meno carriere politiche preconfezionate o legate a qualche carro nazionale e regionale. Altro che problema delle regole.

Non è quindi un problema di localismo o di essere lontani dai temi nazionali volere un Congresso provinciale e avere gruppi dirigenti selezionati dai territori.. E' un tema legato al ricambio di una classe politica nazionale che deve fatto partendo dai territori eliminando tante mediocrità ed incapacità presente.Una ultima cosa .I "renziani" per me non esistono sino a quando Matteo Renzi non si candiderà e Segretario nazionale. Tutti coloro che a Mantova (o in

Italia) stanno sotto la sua bandiera semplicemente schierati, magari dopo aver appoggiato il vecchio, non sono credibili anche se hanno delle cariche istituzionali o incontrano i suoi amici o collaboratori.

La politica bisogna praticarla nei fatti e non sulle parole. Renzi nella sua ultima Leopolda convocò i sindaci dei piccoli comuni , valorizzando i territori e le autonomie locali contrapponendoli ad un centralismo soffocante.

 

Concludo evidenziando che non ho parlato nè di crisi economica, nè di lavoro, nè di tutti i problemi che assillano gli italiani e tutti i comuni cittadini. E con me migliaia  di militanti del Pd e di Centrosinistra...tutto perchè dobbiamo ancora definire le regole per discutere !!!

Daniele Marconcini

Ex Componente della Commissione di Garanzia  del Pd Regionale Componente Assemblea del PD di Mantova

2013-08-10

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