Domenica, 28 aprile 2024 - ore 16.15

Riforme istituzionali: confuse, contraddittorie e rischiose

L'assetto istituzionale italiano richiede riforme profonde.

| Scritto da Redazione
Riforme istituzionali: confuse, contraddittorie e rischiose

Riforme istituzionali, Italicum, Titolo V della Costituzione. Bruno Tabacci, Stefano Rodotà e Alessandro Cosimi, in un dibattito moderato da Maria Latella discutono della futura geografia delle istituzioni italiane.L'assetto istituzionale italiano richiede riforme profonde. Su questo sono concordi i tre ospiti del dibattito “Riforme istituzionali: una sfida per il Paese”, moderato dalla giornalista Maria Latella all'interno della tre giorni riminese “Giornate del lavoro”, promossa dalla Cgil. Tutti concordi sulla necessità di uscire da un bicameralismo perfetto che ingessa il processo legislativo, sulla necessità di riordinare i livelli istituzionali a partire dalla riforma del titolo V della Costituzione.“Siamo di fronte a un problema che deve essere risolto in maniera coerente e unitaria: quale idea di stato esce da questo percorso di riforma?”, è la domanda che pone alla platea Stefano Rodotà, costituzionalista e professore emerito dell'università La Sapienza di Roma, intervenuto in collegamento dalla capitale. Ed è su questa visione generale e sulle singole questioni che la compongono che si diversificano le posizioni con gli altri interlocutori, Bruno Tabacci, presidente della Commissione parlamentare per la semplificazione, e Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno e coordinatore dei presidenti regionali Anci.Nell'avvio delle riforme istituzionali "serve una garanzia di rappresentatività dei cittadini e contrappesi istituzionali", aggiunge Rodotà. “L'Italicum – prosegue il costituzionalista - apre un problema di rappresentanza: abbiamo la necessità di un Parlamento che rappresenti i cittadini. Da una parte c'è il rischio del governo di un partito minoritario nel Paese, dall'altro, con uno sbarramento all'8% per i nuovi partiti insieme al premio di maggioranza, si crea un freno alla rappresentanza. Se nel Paese nasce un partito che trova il consenso di 3 milioni di persone e non entra nelle istituzioni, non va bene”.“L’Italicum prevede un premio abnorme, uno degli elementi critici che la Corte Costituzionale ha indicato in riferimento al Porcellum. Con questa riforma – ricorda Tabacci - il 37% potrebbe essere raggiunto ottenendo dalle urne il 35% ed alleandosi con altri partiti giunti al 2,5%. Il rischio è essere l’unico Paese con uno sbarramento all’ingresso e un premio di maggioranza. L’idea di metterli insieme mi fa dire che legge vada ripensata profondamente”.Un particolare, questo del premio di maggioranza, che non spaventa Cosimi, che invece individua la maggior fragilità della svolta renziana in due elementi: il fatto che sia il governo a proporre una legge elettorale, a suo dire sconvolgente perché prerogativa tipica dell’azione del Parlamento; che gli elementi della mediazione, il cosiddetto accordo del Nazareno, saltino in conseguenza dei sondaggi elettorali. “Non condivido che sia il governo a proporre una legge elettorale – dice - ma i cittadini dopo tre anni in cui non è successo nulla pensano: almeno questo è un punto di inizio. I cittadini si innamorano delle idee semplici”.Ed è proprio sulle idee semplici, come ad esempio il cosiddetto “sindaco d'Italia”, che Bruno Tabacci dissente. “Non possiamo pensare di fare un passaggio radicale al presidenzialismo. E’ un’operazione non praticabile – argomenta – l'elezione diretta del sindaco è altra cosa e le sue funzioni ben diverse da quella legislativa. Nei sistemi presidenziali che funzionano ci sono contrappesi e funzioni di riequilibrio, come nel caso statunitense, in cui persino l'elezione del Congresso ha tempi diversi da quella del presidente”.Un elemento condiviso da Rodotà, che lancia un allarme: alla Camera, con l'Italicum, avremmo un grave problema di assenza di contrappesi, con un Senato privato di un ruolo, e salterebbero gli equilibri costituzionali. In chiusura Rodotà ritorna sul tema del pluralismo politico e dei contrappesi istituzionali. “La democrazia – afferma il costituzionalista - vive di conflitti e deve dare voci alle diverse posizioni. Poi la politica fa le sue scelte. Ma impedendo al conflitto di essere presente sulla scena pubblica si rischia una semplificazione eccessiva, che i conflitti si esprimano fuori dalla sfera politica e siano difficili da governare”. (A.R. e B.P.)

Fonte: http://www.rassegna.it/articoli/2014/05/4/111391/riforme-istituzionali-confuse-contraddittorie-e-rischiose

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