Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 07.30

Savoia La memoria storica di Rosario Amico Roxas

La traslazione della salma di Vittorio Emanuele III in Italia, ha stimolato una antica polemica, che sarebbe il caso di tralasciare affidando ogni giudizio al tempo che distilla tutti gli eventi..

| Scritto da Redazione
Savoia La memoria storica di Rosario Amico Roxas

Savoia La memoria storica di Rosario Amico Roxas

La traslazione della salma di Vittorio Emanuele III  in Italia,  ha stimolato una antica polemica, che sarebbe il caso di tralasciare affidando ogni giudizio al tempo che distilla tutti gli eventi..

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Dato per scontato che l’ex sovrano, penultimo re d’Italia, non merita, nel ricordo collettivo e nelle pagine della Storia, la dignità di sepoltura nel Pantheon, non bisogna negare una realtà trascurata, posta sotto il silenzio dal sovrastare di interpretazioni storiche che mirano a cancellare pagine di una storia  che, invece, va ricoprdata.

Gli errori di Vittorio Emanuele III nel non impedire l’avvento del fasacismo in Italia e la successiva sudditanza nei confronti del nazismo di Hitler, finirono con il ritorcesi contro la stessa casa Savolia e non solamente come valutazione storica.

Da nessuna parte ho letto, in questi giorni, il ricordo di Mafalda di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III, praticamente assassinata nel Lager di Buchenwald, dove venne deportata dai tedeschi con un tranello.

Nel 1943, il 22 settembre, Mafalda, con mezzi di fortuna, raggiunse Roma, dove potè rivedere i figli, nascosti in Vaticano, sotto la protezione di Mons.  Montini (il futuro pontefice Paolo VI)

L’indomani, 23 settembre 1943, venne chiamata dal comando tedesco, motivando tale chiamata con improbabili notizie del marito: un tranello: in realtà il marito era già nel campo di concentramento di Flossenbürg, Mafalda venne subito arrestata e imbarcata su un aereo con destinazione Monaco di Baviera, fu trasferita poi a Berlino e, infine, deportata nel Lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa nella baracca n. 15 sotto falso nome (Frau von Weber).

Nell'agosto del 1944 le truppe alleate bombardarono il lager; la baracca in cui era prigioniera la principessa fu distrutta e lei riportò gravi ustioni e contusioni varie su tutto il corpo. Recuperata da alcuni deportati,  fu ricoverata nell'infermeria, ma senza cure le sue condizioni peggiorarono. Dopo quattro giorni di tormenti, a causa delle piaghe insorse la cancrena e le fu amputato un braccio. L'operazione ebbe una lunghissima, sconcertante durata. Ancora addormentata, Mafalda venne abbandonata in una stanza della baracca, privata di ulteriori cure e lasciata a se stessa. Morì dissanguata, senza aver ripreso conoscenza, nella notte del 28 agosto 1944. Fu seplota in una fossa comune con una solo numero per l’identificazione  (262 eine unbekannte Frau (una donna sconosciuta).  Dopo l’8 settembre alcuni marinai di Gaeta si misero alla ricerca della salma della principessa; ritrovata, gli stessi si tassarono per consentire la possibilità di riconoscimento

La principessa Mafalda riposa oggi nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte sul Meno.

Rimane il dato più rilevante che coinvolge l’intera famiglia Savoia, incapace di intervenire per sottrarre Mafalda alla perfida esecuzione dei nazisti: una ulteriore macchia nelle pagine della storia del nazi-fascismo, e nelle pèagine della Storia di casa Savoia.

 

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