Con lo zelo dei folgorati sulla via di Damasco, il Sindaco di Vailate ha saggiato, sia pure rettificando a posteriori, data l’enormità della performance, la rispondenza della nuova linea nella propria contea.
Come qualsiasi dei milioni di smanettoni della rete, il Sindaco Paolo Palladini, ha creduto bene postare sul proprio profilo di Facebook, tra le labbra di un imputridito ed agonico Duce del fascismo, una nuvoletta che recita: “Difendere la propria famiglia non è reato. Sparare ai criminali è un diritto di ogni italiano! ”.
Ecchelalà !: avrebbe chiosato un Albertone nazionale, non più timoroso di finire bersaglio degli strali di un movimento che aveva convenzionalmente fissato il finis terrae sulle sponde del Po (meglio se anche su quelli di affluenti un po’ più settentrionali).
L’ansia di esposizione mediatica, coniugata ad incerti confini di demarcazione tra doveri istituzionali e soggettivi convincimenti (che, nella fattispecie, non fanno in ogni caso onore al vignettista in erba), non dovevano, a tutta prima, aver fatto scrupolo o remora al borgomastro della comunità insediata a confine con la bassa bergamasca.
Pensando che l’esibizione sarebbe passata inosservata e, se osservata, avrebbe mietuto consensi, il Palladini si presentava alla successiva seduta del Consiglio Comunale con un profilo stile tamquam non esset.
Peccato per lui; considerato che almeno ad uno dei suoi concittadini il fatto non era sfuggito.
Nel corso della seduta consiliare del 20 gennaio l’esponente socialista del gruppo di minoranza “Muoviamoci”, Lorenzo Ravizza, chiedeva preliminarmente al Sindaco di rimuovere da Facebook l’inopportuna postazione.
L’incipit dell’intervento ha fatto premio sulla ricorrenza della giornata della memoria, arrivando a citare Primo Levi e ricordando la barbarie di quel periodo storico. «Vi ricordiamo che è dovere di ogni rappresentante istituzionale ed in primis del sindaco evitare di sottovalutare i fenomeni di violenza e di intolleranza, con la consapevolezza che oggi in molte parti del mondo e anche vicino a noi accadono episodi di estrema brutalità. Poiché rivestiamo un ruolo istituzionale abbiamo il dovere di usare le parole con attenzione, perché possono ferire come coltelli. In pratica, dobbiamo tenere comportamenti e modalità comunicative consone al ruolo ricevuto dai cittadini vailatesi. Speriamo che tale pensiero sia condiviso da tutto il consiglio e, se anche lei signor sindaco trova ragionevo1i le nostre parole, le chiediamo cortesemente di cancellare dal suo profilo facebook la vignetta inneggiante alla violenza con l’immagine di Mussolini”.
Il giovane consigliere socialista non ha mancato di evidenziare il contraddittorio comportamento della Giunta, che, da un lato, patrocina opportunamente le iniziative dell'ANPI e, dall'altro, con i comportamenti diciamo "superficiali" del sindaco manda uno spot inneggiante alla violenza. Che si pone agli antipodi dei valori e dei principi della Resistenza e della Repubblica.
Ad un imbarazzato Palladini non è restato che scusarsi per l’improvvida condivisione e lestamente revocarla dal proprio profilo.
Come si vede a cambiare idea, come nella fattispecie, non si diventa né cretini né paracarri.
(In allagato l’articolo completo di Enrico Vidali Direttore de L’Eco del Popolo)
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