Martedì, 16 aprile 2024 - ore 17.08

Storia e memoria a confronto | Rosario Amico Roxas

| Scritto da Redazione
Storia  e  memoria a confronto | Rosario Amico Roxas

Il tentativo pseudo culturale di autoaffermazione  è sempre stato  quello di far transitare la storia nella memoria, al fine di permettere un ulteriore spostamento nello scrigno dell’oblio, magari dopo averne riscritto  e reinterpretato i momenti più significativi.

Si tratterà di una attualizzazione della storia per riportare i momenti salienti al presente, per poterne essere partecipi. Il culmine dell’ambizione umana sarebbe la partecipazione alla Storia, insoddisfatti di occupare la cronaca; un’ambizione che rasenta la megalomania patologica.

Chi ricorda e commemora più la “presa di Porta Pia”, che pure fu il momento più alto e conclusivo della unificazione d’Italia con Roma capitale ?

Siamo rimasti in pochi a ricordare lo “sbarco dei Mille” come una delle più perniciose invasioni che la Sicilia abbia subito nella sua lunga storia, con annessa rapina dell’oro del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, con cui i Savoia finanziarono le infrastrutture del Nord, che viveva nella miseria più nera,  provocando l’impoverimento dell’isola e l’inizio dell’emigrazione; ce lo dice la storia e ce lo spiegano gli storici, ma la memoria ha appreso ben altro e lo ha riposto nell’oblio degli eventi passati, anche per non guardare al futuro che non promette niente di buono.

Ora corre obbligo riscrivere la storia per adeguarla alle esigenze del nuovo satrapo-dormiente, per offrire i risultati ad una conoscenza approssimativa pronta a memorizzare e disposta a dimenticare.

C’è di mezzo il primato dell’uomo che pretende un’affermazione che non può chiedere alla storia, così l’affida alla memoria. La competizione iniziò “alla grande”; il confronto con Obama fu presto liquidato in forza dei sondaggi che esaltavano il nuovo superuomo con il suo 75,1 %  di fanatici consensi, contro un misero 56% del capo della nazione più potente del pianeta, che, pure, stava cercando di rimediare agli errori della precedente amministrazione; quel 75,1% era una percentuale superiore anche all’indice di gradimento del Grande Fratello !!! Una percentuale nei sondaggi ai quali avrebbe voluto dare forza di legge, come massima espressione della democrazia.

Il confronto con Napoleone ebbe momenti di drammatica ammissione: “Solo Napoleone ha fatto più di me !” , ma non tutto è stato perduto nelle pagine della storia, ci penserà la Fondazione Magna Charta a ridimensionare Napoleone  per rispolverare la definizione di Proudhon “Napoleon le petit”;  così oggi si occuperanno  del superuomo  i nuovi scrittori della memoria con i preannunciati interventi di Quagliarello che cerca una nuova verginità e vuole scrollarsi da dosso l’onta della sconfitta che vede prossima; quindi  di Al Fano, segretario tuttofare, fedele  e riconoscente;  della Santanchè, parolaia ossessiva convinta del suo diritto a sedere in prima fila, dopo aver superato l’ambiguo dilemma che contrasta i suoi rapporti con l’ex-premiere: “gliela do, non gliela do !”,  e altri buontemponi interpreti della cronaca alla quale tentano di dare le vesti della storia.

Rimane in piedi la tenzone con Mussolini con il bisogno di rivalutare l’uomo per assimilarlo al nuovo cavaliere. Ci pensa Dell’Utri attribuendo al duce il medesimo buonismo che ha fatto lacrimare il cavaliere a L’Aquila, non senza, però, comunicare, dopo essersi asciugato l’ipocrisia delle lacrime, alla dottoressa impegnata ad assistere i traumatizzati che avrebbe auspicato di “essere da lei rianimato”; anche in questo caso la colpa ricade sulla dottoressa, colpevole di essere, oltre che umanamente dotata di altruistica dedizione, anche di un’avvenenza che l’ha inquadrata, agli occhi malati del cavaliere, immancabilmente  in posizione orizzontale.

Secondo Dell’Utri Mussolini avrebbe fatto la guerra e l’avrebbe persa per colpa degli altri, tale e quale come il cavaliere, che arraffa le immagini dell’apparenza e scarica sugli altri i poderosi vuoti di credibilità che lo hanno  identificato per quello che è. Aderente il parallelo tra questo cavaliere ed il precedente per quanto riguarda la mandrillesca attività sessuale; di Benito si vantava la sua capacità di “sfiancare un cavallo al giorno e una donna a notte”, solo che il cavaliere Mussolini non ambiva distribuire cariche istituzionali né agli uni  nè alle altre.

Mussolini ebbe un’amante, devota e fedele fino alla morte, questo cavaliere se osasse chiedere un qualunque sacrificio (men che meno vitale) ad una delle sue pupille, sarebbe travolto da una salve di pernacchie tale da riscrivere per intero la cronaca del berlusconismo.

Come per l’oblio di Porta Pia, anche per le festività che segnano le pietre miliari della storia moderna d’Italia c’è stato  un tentativo processo di revisionismo, per sostituire le pietre miliari con i rigurgiti dell’opportunismo. E’ così  che la ricorrenza della Liberazione la si avrebbe voluto  fare diventare “Festa della Libertà” e la “Festa del Lavoro (o dei Lavoratori)”, Festa della speranza.

Non doveva restare nulla che potesse segnare le tappe storiche; ogni evento avrebbe dovuto avere un parallelismo alternativo, come l’assimilazione dei repubblichini ( definiti da Dell’Utri “partigiani di destra”)  ai partigiani, nel nome di una unità che pretendeva trasformare l’intero popolo italiano in un gregge di pecore che aveva trovato il suo pastore, ben dotato di addestratissimi cani, che eseguono gli ordini, mentre il popolo dovrebbe belare al seguito del vincitore della storia.

Così parlò… Berlusconi !

 

Rosario Amico Roxas

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