Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 10.01

Sulla tecnologia 5G perché la politica non adotta il ‘principio di precauzione’ ? Marco Pezzoni (Cremona)

La questione 5G è un caso clamoroso di scelte strategiche fatte e imposte dall'alto senza alcun rispetto verso la democrazia deliberativa che imporrebbe un dibattito pubblico in fase istruttoria, prima di assumere decisioni.

| Scritto da Redazione
Sulla tecnologia 5G perché la politica non adotta il ‘principio di precauzione’ ? Marco Pezzoni (Cremona) Sulla tecnologia 5G perché la politica non adotta il ‘principio di precauzione’ ? Marco Pezzoni (Cremona)

Sulla tecnologia 5G perché la politica non adotta il ‘principio di precauzione’ ? Marco Pezzoni (Cremona)

La questione 5G è un caso clamoroso di scelte strategiche fatte e imposte dall'alto senza alcun rispetto verso la democrazia deliberativa che imporrebbe un dibattito pubblico in fase istruttoria, prima di assumere decisioni.

La sperimentazione della tecnologia 5G non è per nulla una sperimentazione, è già in piena fase realizzativa senza alcuna adozione del "principio di precauzione" riguardo ai rischi per la salute. Proprio perché la ricerca medico scientifica non è ancora arrivata ad una conclusione condivisa sui rischi per la salute umana, la politica dovrebbe adottare il "principio di precauzione" e sospendere ogni passo che ci porta al 5G anche in zone e città circoscritte.

Perché non lo fa? Perché non c'è unanimità nel mondo medico scientifico? Proprio per questo dovrebbe sospenderne l'applicazione. Non lo fa perché schiacciata e subalterna a giganteschi interessi economici. Del resto Industria 4.0 la sponsorizzava.

Del resto il precedente Governo gialloverde ha fatto un Bando per l'attribuzione delle frequenze che ha fruttato all'Erario 6,55 miliardi di Euro. La sola TIM ha sborsato 2,4 miliardi e si è impegnata per 25 miliardi per le nuove reti infrastrutturali  e più alta qualità dei servizi erogati collegati all'Intelligenza artificiale. Vodafone ha pagato 2,4miliardi per le nuove frequenze.

ILIAD 1,2. WindTre ha esborsato solo 516,5 milioni di euro e si è impegnata a investire 6 miliardi di euro in 5 anni e è già operativa a L'Aquila e Prato. Così Fastweb si sta appoggiando sulle frequenze 5G conquistate da Tiscali. Di fronte a questo quadro è evidente che una posizione parlamentare più prudente serve solo a coprire la subalternità a questi interessi.

Del resto quello che preoccupa le Telco italiane non è l'emergere di una preoccupazione sulla salute dei cittadini, ma il fatto che ci sia uno scontro in atto tra Stati Uniti e Cina sul 5G e che questo possa rallentare le previsioni che i loro Centri Studi stanno elaborando per il 5G: copertura 30% del territorio nazionale entro il 2020. Copertura dell'85% entro il 2023 con almeno 12 milioni di utenti.

Quello che può frenare questo processo altamente pervasivo è la ostilità degli USA verso la Cina che sul 5G ha acquisito un vantaggio competitivo incredibile: ha in possesso 2/3 delle infrastrutture 5G nel mondo e ha in mano 50 Contratti di fornitura a livello globale, tra cui alcuni con le Telco, le Compagnie italiane di telecomunicazioni.

Le collaborazioni delle nostre Telco con la cinese Huawei sono già in uno stadio molto avanzato. Huawei ha deciso di investire 3,1 miliardi in 3 anni e avviato progetti di ricerca con 14 Università italiane tra cui Pavia per un Centro di microelettronica.

Non solo, la Cina in Europa ha saputo trovare spazi nel Plan europeo delle telecomunicazioni e il Governo italiano, sia con Calenda prima che con Di Maio poi, l'ha favorita. Adesso il Governo italiano continua a mantenere il Golden Power, cioè una serie di poteri speciali sulle reti delle telecomunicazioni.

Ma con la fame di investimenti che c'è in Italia, sarà in grado di porre limiti seri a questo sviluppo travolgente del 5G? In grado di limitare gli interssi delle Telco italiane! In grado di fermare questa sperimentazione che sperimentazione non è? L' unica arma seria e democratica sarebbe ricorrere al "principio di precauzione" per quanto riguarda l'impatto di centinaia di migliaia di antennine del 5G sulla salute degli italiani.

Due Istituti internazionali di ricerca medico scientifica  hanno dimostrato che già il 3G, la tecnologia  di terza generazione,  ha effetti cancerogeni, tra questi il Ramazzini di Bologna. Se non si blocca il 5G, in questi mesi e anni fette crescenti di popolazione saranno le cavie della diffusione del 5G. Certo i servizi di quinta generazione faranno più smart le nostre città e il PIL nazionale potrebbe tornare a crescere ma a scapito dei diritti costituzionali dei cittadini italiani alla salute e ad un ambiente sostenibile.

Marco Pezzoni (Cremona)

 

In allegato il ‘Rapporto indipendente sui campi elettromagnetici e diffusione del 5 G’

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