Sabato, 27 aprile 2024 - ore 05.51

SULLE DIMISSIONI DEL PAPA | D.De porti

| Scritto da Redazione
SULLE DIMISSIONI DEL PAPA | D.De porti

SOLO STANCHEZZA OPPURE ANCHE TANTA AMAREZZA ? PER MOTIVI CHE A NOI NON E’ DATO DI SAPERE ?
Nel 2000 circa  scrivevo che la Chiesa avrebbe avuto dei grossi problemi e che sarebbe iniziato un certo declino nei prossimi dieci-venti  anni.   Mi si chiederà di giustificare questa affermazione, e la richiesta è presto esaudita in appresso.
Parto dalla constatazione oggettiva che, in questi ultimi decenni, il clero, quello umile, semplice, riconducibile, per intenderci, al  “curato di campagna”, ha vissuto abbastanza lontano dagli apici di quella Chiesa  ricca , fatta di Vescovi, Patriarchi e Vaticano stesso, inaridendo il suo apostolato, se non addirittura determinando vari problemi a tutto il  ministero clericale di base.
In poche parole, la base clericale è stata lasciata sola al punto da togliere quella  “vis” evangelica, essenza della sua vera funzione, mirata ad aggregare l’intera Chiesa, non solo, ma anche a trasmettere al mondo laicale l’insegnamento cristiano.
Già il Papa precedente aveva esortato il Clero a fare un passo indietro, verso uno stile clericale sobrio di vita: “c’è necessità di una maggiore testimonianza di semplicità e la Chiesa,  come istituzione, - diceva il Papa  -  rischia di ingigantire la sua dimensione burocratica, anche nei rapporti umani. Rischia talvolta di concentrarsi solo sull’azione sociale, sulle strutture, invece di dedicarsi alla preghiera e alla liturgia. C’è il rischio che l’eccesso di strutture finisca per mettere in ombra l’incontro tra le persone e il valore della testimonianza: la struttura, la burocrazia, non devono ostacolare l’essenza della testimonianza..” 
Ne è prova, dico io,  che oggi troviamo sacrestie molto povere e canoniche molto ricche… o addirittura povere tutte e due, come si evince in certe realtà, ove si privilegia il moderno ritrovato tecnologico rispetto  al calice..  forse anche per compensare, in un certo qual modo, l’abbandono da parte del potere clericale centrale, come ho potuto sentire addirittura dalle confidenze di qualche prete amico.
Ora  questa realtà, anno dopo anno,  ha finito per trasmettersi e svilupparsi in tutte le sedi periferiche del Clero, provocando l’allontanamento di molti cristiani dalle varie liturgie, complice anche la continua demotivazione e correlato  depauperamento di chi, sacerdote, invece è chiamato a dare testimonianza.
Se questa è una sensazione che persino il laico sta avvertendo,  immaginiamoci come vive questa realtà lo stesso Vaticano.  E vengo alle dimissioni del Papa.
Nessuno toglie a Benedetto XVI  che questo gesto sia stato determinato dalle sue precarie condizioni psico-fisiche –  abbiamo appurato tutti che, ultimamente, il suo viso era molto strano ed affaticato – ma chiediamoci il perché di tutto questo.
Non voglio parlare di quanto sta succedendo nel mondo ove – ahimè - si è arrivati a ragionare  solo con le bombe atomiche, ma voglio invece guardare alle cose di casa nostra.
Oggi, l’Italia, terra in cui il Vaticano ha sempre avuto una sua fortissima influenza sin dal  primo Pontificato di Pietro, si trova in difficili condizioni che potrebbero riverberarsi sullo stesso Vaticano. Non per niente, anche di recente, il Presidente della CEI, Card. Bagnasco, ha più di qualche volta sconfinato dal suo apostolato per allacciarsi alla politica devastante in cui versa il nostro paese.  Realtà questa che fa riflettere, e non poco.  La politica infatti  si è trasformata  in un calvario di Cristo, con appresso uno stuolo di  personaggi come “Giuda” che vengono ricompensati dal Sinedrio con 30 denari… mentre oggi vengono pagati da certi “Barabba” con…15-20.000 euro mensili per schiacciare un bottone (ma questa è una boutade)

Cosa si può sperare da questa situazione  ? E che dire della crescente conflittualità civile che sta montando a dismisura per mancanza di cibo ?  E dei giovani, privi di lavoro e demotivati,  che sono stati più volte oggetto di attenzione da parte  del Papato, senza che ci sia stato un ritorno  ?
Che dire poi dei problemi interni della Chiesa che al laico non è demandato di conoscere ? E lo IOR, e gli sciacalli, e le famiglie anormali ? Che dire della fede che non può essere coltivata ed alimentata perché non c’è più la forza, a causa dei problemi materiali di ogni giorno ? Non saranno gli stessi che, in misura minore ed in chiave diversa, stanno preoccupando anche il Papa ?

Io penso che le dimissioni del Papa siano state originate anche da tanta amarezza, di fronte alla quale le sue già precarie risorse psico-fisiche, non gli avrebbero consentito  di affrontare le sfide insidiose di questa nuova era  e che, quand’anche egli si fosse sforzato di affrontarle, non avrebbero sortito il risultato che egli avrebbe voluto, se non addirittura ottenendo l’effetto opposto.
Ergo,  il Papa deve aver pensato onestamente ed umilmente che demandando ad altri il compiuto, forse avrebbe potuto creare un po’ di  “aria fresca” anche  nella stessa burocrazia vaticana.  E, di conseguenza, perseguire obiettivi che la secolarizzazione vedrebbe in futuro ancora compromessi, non escludendo che egli  si sia prefissato di fare di  più  operando  “extra-moenia pontificiae…” e cioè con le mani libere.

Mi piacerebbe infine, ma questo è un mio infantilismo politico, che detto gesto papale potesse già da adesso riverberarsi presso questa sindacabile classe politica, come fosse  un “Memento Homo !” per tutti.   Ma soprattutto per…alcuni.
ARNALDO DE PORTI

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