Siamo ad uno snodo decisivo della vicenda Tamoil.
Gli enti locali, Comune e Provincia in particolare, hanno la possibilità di imprimere un drastico cambio di rotta alla luce degli ultimi accadimenti che hanno coinvolto la canottieri Bissolati.
La prossima Conferenza dei Servizi può finalmente decidere di rivedere radicalmente l'impostazione generale del procedimento amministrativo e di conseguenza dell'attuale procedimento di messa in sicurezza operativa (MISO) che prevede il sostanziale “confinamento” della contaminazione all'interno del sito Tamoil.
Infatti, per quanto riguarda le acque di falda ed il prodotto surnatante, il confine dello stabilimento non è stato rispettato in considerazione dell'ipotesi che le aree rivierasche avessero una sorgente “autonoma” di contaminazione.
Ipotesi definitivamente sconfessata dalle quattro sentenze emesse a carico della Tamoil che è stata ritenuta la sola responsabile del disastro ambientale, confermando la presenza di una sorgente unica di contaminazione all'interno della raffineria che si è estesa alle aree esterne. Si ricorda che la Provincia, nella sua ordinanza di diffida del 27/7/2007, aveva già individuato la Tamoil come soggetto responsabile della contaminazione ai sensi dell'art. 245 del D.Lgs. 152/2006.
Tale decisione è stata più volte ribadita dallo stesso Ente. Ciò detto, anche alla luce dei nuovi elementi conoscitivi relativi alla grave situazione di contaminazione tuttora presente nelle aree occupate dalla Bissolati, che hanno trovato conferma nell'accertamento tecnico preventivo disposto dal Tribunale di Cremona, rivolgiamo un pressante invito al Comune, quale unico responsabile del procedimento amministrativo, affinché richieda alla società Tamoil l'attivazione con la massima sollecitudine delle procedure operative previste dall'art. 242 del D.Lgs. 152/2006.
Ma questo non sarà sufficiente. Per fermare l'inquinamento delle aree esterne, che nonostante le opere di ripristino ambientale in atto da oltre 14 anni sta ancora proseguendo, occorre una nuova verifica delle matrici ambientali del sito Tamoil, a partire dallo stato di usura dei serbatoi (vecchi di 70 anni), della rete fognaria (vecchia di 50 anni) e da una revisione drastica della funzionalità della barriera idraulica.
Se non si metterà mano a tutto ciò sarebbe irresponsabile, dal punto di vista ambientale, e inaccettabile, dal punto di vista politico, il via libera a qualsivoglia progetto di re industrializzazione dell'area dell'ex raffineria.
Il sito Tamoil, prima di ospitare nuove attività industriali, deve essere messo in sicurezza e bonificato. Infine, gli enti locali dovranno avviare al più presto una interlocuzione politico-istituzionale col Ministero dello sviluppo economico finalizzata alla revisione dell'accordo di programma sottoscritto nell'aprile 2011, dopo la chiusura della raffineria.
In tale accordo è contenuta la clausola: Tamoil dichiara di non essere responsabile dell'inquinamento delle aree esterne al proprio sito. Con tutta evidenza, clausola anacronistica e non veritiera.