Ha detto che torna, che sente l’obbligo di tornare per rendere migliore l’Italia; c’è un popolo intero che lo attende per essere salvato, un popolo di 80 milioni di abitanti che si sente abbandonato e, adesso gioisce per l’assoluzione dalle accuse infamanti che gli erano stati attribuite. Un popolo di 60 milioni di persone che ha delegato una sceltissima decina di rappresentanti di manifestare quella felicità che è esplosa alla notizia notturna dell’avvenuta assoluzione. Così il supereroe tranquillizza il suo popolo: “Adesso torno in campo” e, con la consueta modestia che lo ha sempre distinti, aggiunge “…per rendere migliore l’Italia”, perché con lui agli arresti, tramutati pietosamente in lavoro socialmente utile, l’Italia era diventata peggiore, non avendo capito “… di non poter fare a meno di un uomo come lui…” ha affermato convinto.
E’ il nuovo Mosè che Dio stesso ha incaricato di portare in salvo dalla crisi il popolo italiano, che “eletto” non è, perché si tratta di un popolo di “nominati”.
Ma gli ebrei portati da Mosè fuori dall’Egitto, era un popolo ridotto in schiavitù, sottomesso alle ubbie del faraone; così, per analogia, anche il popolo italiano sarebbe in stato di schiavitù, perché privato di quell’uomo che “sarebbe stato il miglior presidente della repubblica possibile” (altra affermazione frutto della innata modestia).
Alla notizia del rientro in politica e di una novella discesa in campo, tutte le forze avverse hanno dovuto cedere il passo, come il famigerato spread, precipitato in basso, ma tanto in basso che più in basso non si può. Le categorie più disparate erano in fervida attesa del ritorno del superuomo, prestato al ruolo di supereroe.
Ha rassicurato i suoi 60 milioni di sostenitori di “essere sereno, tranquillo e di dormire come un bambino”, cioè che si sveglia ogni tre ore e piange disperatamente.
Rosario Amico Roxas
