Sabato, 20 aprile 2024 - ore 07.07

Ultimo saluto a Guido Carbi, partigiano ragazzino |R. Tavan

| Scritto da Redazione
Ultimo saluto a Guido Carbi, partigiano ragazzino |R. Tavan

L’ultimo saluto al partigiano  ragazzino sfuggito per miracolo al massacro del Lys
Scampato a diciassette rastrellamenti Guido Carbi divenne partigiano che non aveva ancora compiuto 18 anni
Domani i funerali di Guido Carbi anima dell'ecomuseo della Resistenza
Un saluto discreto, lontano da quella retorica che aveva sempre cercato di combattere, preferendo il ruolo di «testimone» della Resistenza di cui era stato protagonista in Valsusa. Domani mattina, alle 10,30, per l’addio a Guido Carbi, aprirà le sue sale Villa Rossi di Montelera a Val della Torre. Classe 1926, famiglia antifascista, il padre, Angelo, socialista, fu costretto a riparare in Francia. Due suoi fratelli furono internati a Mauthausen; Caterina, la madre, nascose in casa per oltre un anno un avvocato ebreo braccato dai nazisti. Si arruolò nella 17ª Brigata Garibaldi in Val Messa, all’imbocco della Val di Susa, quando non aveva neppure 18 anni, il 14 aprile del ’44, salvandosi da una retata tedesca. «Fuggii da una finestra dell'officina dove lavoravo. Passai qualche giorno nelle campagne, poi salii in montagna» ricordava.

I sentieri, e gli ideali, lo portarono tra i partigiani della «Felice Cima» comandata da Amedeo Tonani detto «Deo» e da Enrico Fogliazza, il «commissario Kiro». Venne inquadrato nel distaccamento Mondiglio, a Madonna della Bassa, nei boschi di Rubiana. Con quei quaranta uomini agli ordini di Pietro Rolle, «il Barba» (ucciso il 4 aprile del ’45 in un’imboscata) e Cesare Mondon (gravemente ferito) combattè per tredici mesi tra la Val di Susa e la Val di Lanzo. Partecipò a decine di assalti e sabotaggi che colpirono il nemico in una delle zone più nevralgiche tra Rivoli, Alpignano e Grugliasco area di fabbriche, caserme, polveriere. E soprattutto la ferrovia per la Francia. Scampò a diciassette rastrellamenti. Il più feroce il 2 luglio 1944 al Col del Lys: nell’accerchiamento a tenaglia della «Felice Cima», ventisette partigiani (molti erano arrivati pochi giorni prima da Mantova e Cremona) vennero torturati e brutalmente uccisi dai nazifascisti, altri nove furono trucidati nel disperato tentativo di sfuggire l’imboscata. Carbi sopravvisse e alcuni giorni dopo tornò a ricomporre i poveri resti dei compagni: «Non dimenticherò mai i loro volti orribilmente sfigurati dal calcio dei fucili». Giovanissimo, ma dotato di grande coraggio e generosità, gli venne affidato il comando di una decina di uomini che guidò all’assalto degli stabilimenti Aeronautica, in corso Francia. Sfilarono l’ultima volta insieme a Torino il giorno della Liberazione e il 15 maggio del ’45 la formazione venne sciolta. Tragico il bilancio finale, perché dei 350 combattenti della 17ª Garibaldi, 148 non fecero ritorno a casa. Nel Dopoguerra diventò un instancabile testimone della Resistenza correndo ovunque ci fosse da raccontare gli orrori del conflitto e l’importanza della democrazia. Animò l’Ecomuseo della Resistenza al Colle del Lys. Per il suo impegno ottenne numerosi riconoscimenti. Qualche mese fa a Briançon quello dei «maquis» francesi.
Roberto Tavan

fonte: http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/438691/

2359 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria