Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 03.00

Un nuovo fantasma s’aggira per l’Italia e l’Europa : quello del populismo di Giacarlo Corada

Per sconfiggere il populismo ‘ Potremmo dire, in due parole, che bisognerebbe realizzare la Costituzione. Dare attuazione ai principi in essa enunciati. Qualcuno dirà che ciò non avverrà mai. Francamente non so se la nostra democrazia avrà la forza e la capacità di farlo.’

| Scritto da Redazione
Un nuovo fantasma s’aggira per l’Italia e l’Europa : quello del populismo di Giacarlo Corada

Da qualche tempo tutti ne parlano: giornali, opinionisti, partiti. Quasi sempre in senso negativo, come di un pericolo incombente, da evitare ad ogni costo. In Italia, molti già prospettano una futura grosse koalition, fra Pd e Forza Italia, favorita da un sistema elettorale prevalentemente proporzionale, proprio per far fronte al populismo, qui da noi identificato sostanzialmente nei 5 stelle e nella Lega (in realtà presente in forme diverse e parzialmente anche in altre forze politiche).

Ma, anzitutto, che cosa è il populismo? Storicamente è un movimento culturale e politico russo, attivo fra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento, che sosteneva una specie di socialismo rurale, basato sulle comunità russe di campagna, ed esaltava le capacità e le qualità, morali e spirituali, del popolo. Si rese protagonista anche di azioni violente: fu responsabile, ad esempio, dell’uccisione dello zar Alessandro II. Per estensione venne poi ad indicare l’atteggiamento che esalta il popolo come depositario esclusivamente di valori positivi. In ciò sviluppando quella visione idealizzata del popolo che già molti Romantici avevano: ‘vox populi, vox Dei’, la voce del popolo è voce di Dio. Ed inoltre, sempre per estensione, venne ad indicare ogni movimento esaltante il rapporto diretto fra un capo carismatico e le masse (il termine venne usato, ad esempio, per definire il peronismo in Argentina). Gramsci causticamente definì il populismo come quel movimento che mette la cacca del popolo sotto una teca di vetro ed invita ad adorarla. Non accorgendosi che, in realtà, l’adorazione va ad un capo potente. Il significato che si dà oggi alla parola è diverso da quelli originari (inviterei addirittura ad usare termini diversi) e sta ad indicare movimenti anche molto differenti fra loro, caratterizzati tutti da forti critiche all’establishment dominante, dal richiamo continuo alla volontà popolare (in genere verificata in rete), dal rifiuto di ciò che ‘sta in mezzo’ tra popolo e potere (partiti, sindacati, associazioni).

Alcuni commentatori arrivano a sostenere che, insieme alla crisi economica, alla situazione internazionale ed alla globalizzazione, di cui pure è figlio, il populismo porterà alla fine della democrazia; anzi, parlano già di post-democrazia perché, anche se non è al governo, il populismo condiziona anche i governi che combatte. I partiti poi ne fanno uno spauracchio, a giustificazione spesso dello ‘status quo’. In Italia, come dicevo, si sta elaborando una nuova ‘clausola ad excludendum’ ( come quella antica nei confronti del PCI, ovviamente diversissima per cause e profondità), specialmente nei confronti dei 5 stelle: siamo ‘cos t r et t i’ a governare, stando insieme anche litigando, per evitare un pericolo grande. Tanto più che i 5 stelle stessi escludono alleanze. Ora, non è che io voglia difendere il populismo. Ne vedo tutti i rischi, anche se non mi sembra che la protesta sia (ancora) contro la democrazia in se ma contro l’establishment. Voglio comunque ragionare e vedere che cosa di buono esso può dare e soprattutto quali istanze il sistema democratico dovrebbe promuovere per proseguire e migliorarsi. Perché in fin dei conti il populismo è figlio anche e soprattutto delle miserie della democrazia. Cioè dell’incapacità della democrazia di affrontare la rabbia e la protesta dei cittadini. Ad esempio, a me pare che non sia sbagliato ricercare nuove strade di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini, che sia sacrosanta l’esigenza di pulizia e lotta alla corruzione, che sia doverosa la massima trasparenza nel gestire la cosa pubblica. Ritengo siano tre le linee d’azione che il sistema democratico dovrebbe perseguire.

La prima riguarda la sicurezza dei cittadini, fondamentale nel patto sociale che ci lega. Ed una politica del l’immigrazione che sia egualmente lontana dall’elitarismo buonista, che vorrebbe accogliere tutti, e dal rifiuto preconcetto di ogni profugo.

La seconda linea d’azione attiene all’impegno deciso ad eliminare privilegi oggi non più accettabili, soprattutto dei politici (dai vitalizi alle più varie prebende), dei banchieri e dei manager pubblici.

La terza linea d’azione è quella che mira a ridurre, gradualmente ma con decisione, le eccessive diseguaglianze sociali. Negli ultimi decenni vi è stato un grande spostamento di ricchezza a favore dell’1%della popolazione più ricca ed a danno dei più poveri e dei cetimedi.

Potremmo dire, in due parole, che bisognerebbe realizzare la Costituzione. Dare attuazione ai principi in essa enunciati. Qualcuno dirà che ciò non avverrà mai. Francamente non so se la nostra democrazia avrà la forza e la capacità di farlo. Mi auguro di sì, altrimenti la divaricazione fra la politica e la vita delle persone rischia di divenire non più sanabile. Certo a poco serve demonizzare il populismo senza agire per toglierne le cause.

Gian Carlo Corada (Cremona) 

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