Giovedì, 02 maggio 2024 - ore 00.04

Un ricordo di Alda Merini di Massimo Spelta (Cremona)

Signor direttore, incontrai Alda Merini una mattina d’autunno nella chiesetta del suo quartiere sulla Ripa di Porta Ticinese, all’incirca vent’anni fa. Tenevo fra le mani un libretto di poesie appena acquistato di Giuseppe Ungaretti, che lei subito notò.

| Scritto da Redazione
Un ricordo di Alda Merini di Massimo Spelta (Cremona)

Signor direttore, incontrai Alda Merini una mattina d’autunno nella chiesetta del suo quartiere sulla Ripa di Porta Ticinese, all’incirca vent’anni fa. Tenevo fra le mani un libretto di poesie appena acquistato di Giuseppe Ungaretti, che lei subito notò. Scambiammo solo qualche parola, dissi che venivo da Cremona, non c’era mai stata, ma amava molto il torrone. (...) Ci salutammo, ma prima di andarsene si voltò dicendo: «Stringila forte la poesia, quando sgorga prendila al volo e fermala subito sulla carta, o sene andrà per sempre». Tornai altre volte in quella chiesa, ma quella fu l’unica volta che la vidi. Iniziai a leggere articoli e seguire le sue interviste in tv, adoravo la sua semplicità. Alda Merini amava la sincerità, non sopportava la cattiveria e l’invidia, era ammalata d’affetto proprio per questo accoglieva molti, ma sceglieva pochi. Tutti la conoscevano, sapevano che aveva disturbi psichici, era nata a Milano il 21 marzo del 1931 il primo giorno di primavera. La sua prima  produzione poetica è del 1953, apprezzata sia da Pasolini che da Quasimodo, poi un lungo silenzio editoriale che durò 19 anni dal 1961 al 1984. La poesia di Alda Merini rinasce nel 1984 con il libro La terra Santa edizione Scheiwiller. Considerata una delle voci più autorevoli del novecento è stata più volte candidata al Nobel. (...) È stata insignita di riconoscimenti prestigiosi, come i premi Librex Montale e Viareggio. (...) Nell’ultimo decennio di Alda Merini si apprezza in modo particolare, il carattere mistico e religioso della sua poetica. Parlava della sua fede con grande pudore, credeva molto nei matrimonio e della Chiesa Cattolica lamentava la mancanza di un po’ d’ironia. «È una Chiesa che non sa ridere, la vorrei un po’ più allegra», soleva dire. Generosa, buona e autoironica, prendeva ad esempio le parole del cardinal Tettamanzi: «La Carità non dev’essere sprezzante, non deve umiliare». «La Caritas» non va sentita come un obbligo. Si spogliava del superfluo senza mai adagiarsi nel benessere e spesso diceva: «Bisogna regalare senza aspettarsi nulla altrimenti non è più carità». Alda Merini aveva una personalità complessa e multiversa, spesso sofferente, allo stesso tempo sapeva anche essere audace, irriverente, scandalosa e trasgressiva, ma con un’anima pura rimasta fanciulla. (...) D’un tratto la morte, compagna fedele che esortava ad amare, perché conseguenza della vita, l’ha raggiunta all’ospedale San Paolo di Milano domenica 1 novembre 2009, dove si è spenta all’età di 78 anni. (...) Ame piace pensarla vagare fra la nebbia dei Navigli, con l’immancabile sigaretta accesa fra le labbra e trasmettere ancora un po’ di poesia a quanti l’hanno amata.

Massimo Spelta (Cremona ) 

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