Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 08.49

A Bruxelles si gioca il futuro della NATO

Quello che avrà luogo oggi a Bruxelles sarà il primo Summit NATO da quando Biden ha assunto la carica di presidente degli Stati Uniti. Tra i dossier principali sul tavolo figurano l’iniziativa NATO 2030 e il rinnovo del Concetto Strategico dell’Alleanza.

| Scritto da Redazione
A Bruxelles si gioca il futuro della NATO

La rivitalizzazione delle relazioni con gli alleati

Quello che avrà luogo nella giornata di domani è uno dei summit NATO più attesi degli ultimi anni. A conferire carattere di grande eccezionalità alla riunione figura inevitabilmente la presenza del nuovo presidente degli Stati Uniti, che partecipa per la prima volta a questo tipo di evento. La partecipazione del presidente americano al Summit, al quale prenderanno parte tutti i 30 capi di stato e di governo dei paesi alleati, avviene nell’ambito di un viaggio intrapreso da Biden in Europa che lo ha già portato ad incontrare i rappresentanti dei paesi membri del G7 in Cornovaglia e che lo vedrà impegnato, oltre che nella riunione con gli alleati in Belgio, in un attesissimo faccia a faccia col presidente della Federazione russa, Vladimir Putin. 

A Bruxelles Biden intende rovesciare la politica adottata da Trump nei confronti della NATO. Come spiegatodall’addetto stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, in occasione dell’annuncio del viaggio del presidente in Europa, “Biden affermerà l’impegno americano per la NATO, la sicurezza transatlantica e la difesa collettiva”. Dopo quattro anni durante i quali le uscite dell’ex presidente Donald Trump hanno messo a dura prova le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Alleanza Atlantica – oltre ad aver definito la NATO obsoleta e gli alleati degli “scansafatiche”, Trump ha messo in discussione il principio di mutua difesa collettiva e ha chiesto a più riprese il ritiro di una grossa fetta delle forze statunitensi schierate in Europa, in particolare in Germania –, il nuovo esecutivo vuole cambiare approccio.

Le modalità con cui Biden intende “riparare l’alleanza” non riguardano tanto la sua componente militare – che ha costituito invece il focus principale dell’azione di Trump nei confronti della NATO, il quale, oltre ad aver spinto per il riconoscimento dei nuovi domini spaziale e cibernetico, ha implementato diverse iniziative volte ad incrementare la prontezza e l’operatività dell’Alleanza – quanto quella politica. Il rafforzamento del lato politico dell’Alleanza passa per un maggior focus su quelli che sono i principi fondanti del Patto Atlantico fin dal principio, vale a dire i valori democratici. L’impegno di Biden nel ribadire l’importanza dei valori di riferimento della NATO è già divenuto evidente con il riconoscimento, da parte americana, del genocidio degli armeni.

I temi sul tavolo

La riunione di domani costituisce la prima vera occasione in cui i capi di stato e di governo alleati potranno discutere insieme dei risultati della riflessione strategica illustrata nel rapporto denominato NATO 2030: United for a New Era. Il documento, voluto dal Segretario Generale, offre alcune indicazioni sulla direzione che la NATO dovrebbe prendere nel prossimo decennio. In occasione del Summit, dunque, che per queste ragioni è stato definito da Stoltenberg “un momento cruciale”, verrà dato il via ad uno studio che porterà, in conclusione, all’implementazione delle principali indicazioni stabilite nel rapporto. Per procedere in questo senso, è verosimile che gli alleati procedano con la redazione di un nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, cioè il principale documento che fornisce le linee guida politiche e operative alla NATO. A undici anni dalla pubblicazione dell’ultimo Concetto Strategico, Stoltenberg ha lasciato intendere che l’Alleanza ha bisogno di ricalibrare le priorità strategiche alla luce dei mutamenti degli scenari geopolitici e delle innovazioni tecnologiche in campo militare.

Secondo quanto si legge nelle conclusioni di tale report, l’Alleanza incrementerà notevolmente le risorse messe a disposizione della ricerca e dello sviluppo nel campo delle tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e le armi ipersoniche. La sfida nella ricerca in questo settore imporrà all’Alleanza di dar vita a una politica industriale e tecnologica ben strutturata, senza il quale sarebbe impossibile coordinare gli sforzi dei paesi membri.

Un elemento particolarmente rilevante nel nuovo Concetto Strategico della NATO sarà l’accresciuta importanza del dominio informativo e cibernetico, il controllo dei quali risulta fondamentale per contrastare le attività di guerra ibrida ampiamente utilizzate dai rivali sistemici, ovvero Russia, definita ancora la principale minaccia per la NATO, e Cina, descritta come una potenziale minaccia militare non solo per gli Stati Uniti ma anche per l’Europa. In merito al dominio cibernetico, il Segretario Generale ha dichiarato di voler spingere i rappresentanti dei paesi alleati a “dar vita ad una nuova politica di difesa cibernetica (…) la quale riconosca che lo spazio cibernetico è permanentemente contestato”.

Altro dossier in cima alla lista del report NATO 2030 è quello climatico. La questione ambientale appare infatti tra le priorità degli strumenti militari di molti paesi membri, primo tra i quali proprio gli Stati Uniti. Nonostante fino a pochi mesi fa la questione ecologica avesse sostanzialmente lasciato da parte le forze armate – il protocollo di Kyoto del 1997 esentava le forze armate dal rispetto dei vincoli ambientali imposti dal trattato, mente le restrizioni stabilite a Parigi nel 2015, nonostante imponessero anche agli apparati militari una riduzione delle emissioni, non imponevano limiti precisi – le cose sono radicalmente cambiate da quando il Pentagono ha fatto della questione climatica una priorità di sicurezza nazionale. I principali documenti strategici della nuova amministrazione americana definiscono quella legata agli effetti del cambiamento climatico una “minaccia esistenziale”. Il report redatto dal gruppo di riflessione – del quale fa parte anche l’italiana Marta Dassù – suggerisce di procedere con una valutazione molto attenta dell’impatto del cambiamento climatico sulla sicurezza transatlantica, e propone la creazione di un Centro di Eccellenza NATO sul clima e sulla sicurezza.

Infine, sul tavolo intorno a cui si riuniranno i leader dei paesi alleati non potrà mancare il dossier Afghanistan. Entro l’11 settembre gli Stati Uniti saranno fuori dal Paese, secondo quanto dichiarato dall’attuale esecutivo. Ma la maggior parte degli uomini schierati in Afghanistan oggi appartengono al contingente di Resolute Support, la missione a guida NATO attiva dal 2015. Molto probabilmente, gli alleati premeranno per evitare un’uscita troppo rapida del contingente statunitense attualmente schierato nel Paese, dato che da esso dipende la permanenza di tutte le altre unità presenti sul territorio.

La posizione dell’Italia

Il premier Mario Draghi si presenta alla riunione di domani in rappresentanza di un paese che nei confronti della NATO si è sempre mostrato un alleato solido e fedele. Se si eccettua ciò che è accaduto nel marzo del 2019, infatti, quando il governo italiano firmò il Memorandum of Understanding sulla Via della Seta con la Cina, poi rivelatosi di poco conto, Roma non ha mai mancato di sottolineare la sua posizione fortemente filo-atlantista: l’Italia ha partecipato a tutte le principali operazioni militari della NATO negli ultimi vent’anni e ospita sul suolo nazionale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale migliaia di militari e infrastrutture logistiche degli Stati Uniti. Negli ultimi due anni la posizione filo atlantista di Roma è stata ribadita in maniera ancora più netta, con la candidatura italiana alla guida della nuova missione in Iraq e il rifiuto presentato dal nostro esecutivo alle proposte francesi di un’autonomia strategica dell’Europa. Una posizione, quella che Roma occupa nel blocco atlantista, che è stata peraltro ribadita in maniera molto chiara dal premier Draghi durante il suo discorso di insediamento in Senato.

In occasione del Summit, l’esecutivo italiano cercherà di portare l’attenzione sul tema del Fianco Sud dell’Alleanza. Consapevole del fatto che esso non rappresenta affatto per la NATO un obiettivo strategico prioritario, data la crescita della minaccia cinese, oltre che russa, l’Italia tenterà – verosimilmente – di ottenere sostegno alle iniziative europee in Africa e nel Mediterraneo Orientale. In sostanza, ciò che si spera di ottenere è il riconoscimento della leadership dell’Europa, sia con iniziative multilaterali che bilaterali, nella proiezione militare in questo quadrante strategico. Infine, per Roma, seconda potenza manifatturiera europea, sarà interessante cercare di capire come vorrà procedere l’Alleanza nell’elaborazione della sua politica industriale e tecnologica, con l’obiettivo di coinvolgere il più possibile i suoi campioni nazionali in questa iniziativa.

(Matteo Mazziotti di Celso, Geopolitica.info cc by)

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