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A Venezia ‘Padiglione Tibet’, cibo per mente e anima tra arte e spiritualità

Ideato e curato da Ruggero Maggi, sarà visitabile alla chiesa di Santa Marta di Venezia fino al 2 agosto

| Scritto da Redazione
A Venezia ‘Padiglione Tibet’, cibo per mente e anima tra arte e spiritualità

Uno spazio artistico e spirituale, dedicato alle vittime del recente terremoto che ha devastato il Nepal, il Tibet, il Bangladesh e l’India: si rinnova l’appuntamento veneziano con Padiglione Tibet. La rassegna, con il patrocinio del Comune di Venezia, parallela alla Biennale di Venezia e quest’anno in concomitanza anche con Expo Milano 2015, è stata inaugurata sabato scorso e proseguirà fino al 2 agosto 2015 presso la suggestiva Chiesa di Santa Marta.

Il Tibet è una nazione che evoca da sempre un sentimento religioso, mistico, di pace, una vitale “centralina” spirituale per tutti gli esseri umani. Padiglione Tibet, un’idea che nella propria semplicità racchiude una forte carica emozionale, si pone l’obiettivo di far incontrare la sensibilità della cultura contemporanea occidentale con quella tibetana. Il 2015 è inoltre l’anno in cui Sua Santità Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet, il 6 luglio (20° giorno, del 5° mese dell’anno tibetano 2142), compirà 80 anni. Oggi il Dalai Lama non è soltanto la massima autorità del popolo tibetano, ma anche un punto di riferimento fondamentale per decine di milioni di persone in tutto il mondo. Il Comitato Padiglione Tibet, la Fondazione per la Preservazione della Tradizione Mahayana (FPMT) e il Progetto L’Eredità del Tibet, come atto di affettuoso e sentito omaggio all’opera di questo altissimo testimone del nostro tempo, tra l’altro insignito nel 1989 del Premio Nobel per la Pace, hanno deciso di dedicare al Dalai Lama il prossimo anno tibetano (2142, “Anno della Pecora di Legno” che è iniziato il 19 febbraio 2015 e terminerà l’8 febbraio 2016), organizzando all’interno dell’Anno del Dalai Lama eventi artistici, insegnamenti spirituali e conferenze.

Padiglione Tibet vuole evidenziare il connubio tra arte sacra tibetana e arte contemporanea occidentale e recentemente è stato invitato come progetto speciale alla Biennale del Fin del Mundo, a cura di Massimo Scaringella, in Argentina. Le numerose esperienze degli anni scorsi hanno visto coinvolti importanti artisti contemporanei, che si sono espressi attraverso le Khata, le tipiche sciarpe bianche che i monaci offrono in segno di solidarietà e amicizia o si sono misurati con l’arte della composizione dei mandala dei monaci tibetani e le ruote della preghiera che accompagnano i buddisti tibetani.

Questa edizione (la terza a Venezia) è all’insegna dell’ombrello, oggetto che, suo malgrado, è stato protagonista della rivolta degli studenti di Hong Kong verso il governo centrale di Pechino. L’ombrello, emblema di protezione e di protesta (due lati della stessa medaglia), è divenuto contenitore e supporto degli interventi artistici e di videoarte che hanno reso possibile una grande installazione corale con opere dedicate al Tibet, alla sua spiritualità, ai suoi simboli e alla sua marcia verso la libertà.

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