Lunedì, 17 novembre 2025 - ore 16.01

Anziani CISL Case della Comunità: modelli organizzativi e servizi

Secondo gli ultimi dati ISTAT, in Italia al 1° gennaio 2024, la popolazione ultrasessantacinquenne, contava 14 milioni 358mila individui, costituiva il 24,3%

| Scritto da Redazione
Anziani CISL Case della Comunità: modelli organizzativi e servizi

Anziani CISL Case della Comunità: modelli organizzativi e servizi

 Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e il Decreto del ministero della Salute 23 maggio 2022, n. 77 sui “Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale” sono state introdotte le Case della Comunità, un nuovo strumento del Servizio sanitario nazionale che ha come obiettivo quello di potenziare il sistema delle cure territoriali per garantire ai cittadini una presa in carico diffusa nei territori.

 Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), uno dei primi al Mondo per qualità e sicurezza, istituito con la legge n. 833 del 1978, si basa, su tre princìpi fondamentali: universalità, uguaglianza ed equità. Il perseguimento di questi princìpi richiede un rafforzamento della sua capacità di operare come un sistema vicino alla comunità, potenziando i servizi assistenziali territoriali, riducendo le disuguaglianze e costruendo un modello di erogazione dei servizi condiviso ed omogeneo sul territorio nazionale. Un modello che si rivela importante per tutti i cittadini ma che può avere dei risvolti significativi in particolare per le persone con fragilità (anziani, persone con disabilità, persone non autosufficienti).

 Secondo gli ultimi dati ISTAT, in Italia al 1° gennaio 2024, la popolazione ultrasessantacinquenne, che nel suo insieme contava 14 milioni 358mila individui, costituiva il 24,3% della popolazione totale, in aumento rispetto all’anno precedente.  Anche il numero degli ultraottantenni, i cosiddetti grandi anziani, era in crescita: 4 milioni 554mila individui, quasi 50mila in più rispetto al 2023. Le persone anziane, spesso affette da più patologie croniche, hanno esigenze assistenziali determinate non solo da fattori legati alle condizioni cliniche, ma anche da fattori quali lo status socio-familiare e ambientale o l’accessibilità alle cure. Queste persone sono a rischio più elevato di utilizzo inappropriato dei servizi sanitari: accessi al Pronto Soccorso o ricovero in ospedale. Secondo i dati di AGENAS, nel 2023 sono stati registrati 18,27 milioni di accessi nei Pronto soccorso degli ospedali, con un incremento rispetto all’anno precedente del 6%. Il 68% di questi accessi erano codici bianchi e verdi e di questi quasi 4 milioni erano accessi impropri. Si trattava essenzialmente di pazienti che non presentavano traumi e arrivavano in Pronto soccorso in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia, nei giorni feriali e festivi e in orari diurni, con dimissione al domicilio o a strutture ambulatoriali. Numeri che potrebbero essere notevolmente ridotti potenziando l’assistenza territoriale, attraverso reti e servizi capillari in grado fornire risposte ai bisogni primari di assistenza in tempi rapidi, lasciando agli ospedali la presa in carico delle acuzie.

 Nel documento sulle “Linee di indirizzo per l’attuazione del modello organizzativo delle Case della Comunità hub” presentato da AGENAS, sono state individuate le diverse tipologie di intensità assistenziale necessarie in base alle condizioni di salute degli individui.  La stratificazione permette di suddividere la popolazione in funzione del numero di condizioni croniche presenti. In questo modo, è possibile identificare almeno tre strati di popolazione che, unitamente alla valutazione della gravità clinica e delle prestazioni che ne conseguono, possono contribuire alla definizione della complessità e intensità assistenziale dei percorsi di presa in carico:

 *senza patologie croniche (sani o apparentemente sani);

*con una sola patologia cronica (cronicità semplice);

*con due o più cronicità (cronicità complessa ed avanzata).

 

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