Martedì, 03 dicembre 2024 - ore 18.20

APPELLO COVID19. Report viaggio Gaza marzo 2020

L’Associazione Gazzella-onlus accoglie l’appello delle associazioni di Gaza suoi partner nel progetto di adozione a distanza di bambini feriti o handicappati, di contribuire all’acquisto di kit sanitari per la prevenzione dell’infezione da COVID 19 da destinare alla popolazione.

| Scritto da Redazione
APPELLO COVID19. Report viaggio Gaza marzo 2020

APPELLO COVID19. Report viaggio Gaza marzo 2020

Nell’emergenza per l’epidemia da coronavirus il Ministero della Salute di Gaza, chiedendo che venga revocato il blocco illegale e disumano contro la popolazione, fa presente che gli ospedali di Gaza hanno urgente bisogno di attrezzature per la terapia intensiva, di respiratori e ventilatori polmonari, di medicinali, di materiali sanitari monouso e di tamponi e reagenti per la prevenzione, il controllo e la cura delle infezioni da COVID 19.

L’Associazione Gazzella-onlus accoglie  l’appello delle associazioni di Gaza suoi partner nel progetto di adozione a distanza di bambini feriti o handicappati, di contribuire all’acquisto di kit sanitari per la prevenzione dell’infezione da COVID 19 da destinare alla popolazione.

I volontari di Gazzella sono convinti che contribuire a questa campagna in supporto alle associazioni di Gaza sia utile anche per dimostrare alla popolazione di Gaza che non è sola in questo momento ancora più difficile della sua difficilissima esistenza.

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Arrivo nella striscia di Gaza L’ingresso nella striscia di Gaza è stato senza problemi: attraverso il controllo israeliano, dell’Autorita’ Nazionale Palestinese ed infine Hamas.

Questi ultimi hanno ripristinato l’ispezione del bagaglio. Nei giorni successivi al mio arrivo a Gaza, lanci di razzi dalla terra assediata verso I territori occupati hanno innescato una pesante risposta da parte di Israele. I media e giornali israeliani riportano che sono stati bombardati siti della resitenza.

Quello invece che si può testimoniare è che sono state bombardate aree al confine destinate alla coltivazione, danneggiate abitazioni e civili sono rimasti feriti. La popolazione nella striscia di Gaza vive quotidianamente queste situazioni che causano stress, con attacchi di panico, sempre più frequenti tra I bambini e tanta paura.

 Il mese scorso ha fatto il giro del mondo il filmato dell’omicidio a khan Younis, vicino al border, di Mohammed 27 anni. E’stato ucciso da un cecchino israeliano e il suo corpo martoriato da un bulldozer che poi con la pala lo ha trascinato via, sottraendolo ai soccorritori. Due di questi sono stati feriti mentre cercavano di prestare soccorso. La madre di Mohammed e la giovane moglie hanno chiesto, ma senza esito, la restituzione del corpo del loro caro.

Mohammed lascia un bimbo di 1 anno. L’atroce crimine e’ stato documentato, ma con ogni probabilità resterà uno dei tanti crimini impuniti di israele. Durante la permenenza a Gaza i controlli sulle strade sono stati frequenti, come anche I posti di blocco. Si respira un’aria di incertezza per il futuro. A differenza del passato la gente non vuole parlare della situazione, delle aspettattive.

Sono stanchi, non vedono un’unita’ dei partiti che possa dare fiducia per una dignitosa soluzione alla causa palestinese. Questo non significa che sia venuta meno la volontà di rivendicare il diritto all’autoderminazione e il ritorno nella terra della Palestina storica.

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