Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 09.26

C’è un abisso tra le parole e le azioni di Boris Johnson

Sul cambiamento climatico molta propaganda politica ma pochi fatti concreti. E il tempo stringe

| Scritto da Redazione
C’è un abisso tra le parole e le azioni di Boris Johnson

Il Climate Change Committee (CCC) è un organismo statutario indipendente istituito dal governo britannico ai sensi del Climate Change Act 2008 che ha lo scopo di consigliare il Regno Unito e i suoi governi autonomi sugli obiettivi di emissioni e di riferire al Parlamento sui progressi compiuti nella riduzione delle emissioni di gas serra e nell’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, il suo ultimo rapporto pubblicato oggi sembra iniziare bene per il premier conservatore Boris Johnson: «Il governo ha fatto promesse storiche sul clima nell’ultimo anno, per le quali merita credito».  Ma aggiunge subito che «Tuttavia, è stato troppo lento a dargli seguito con l’applicazione. Questo anno decisivo per le credenziali climatiche del Regno Unito è stato segnato dall’incertezza e dal ritardo di una serie di nuove strategie climatiche. Quelle che sono emersi hanno troppo spesso mancato il bersaglio. Per ogni mese in più di inattività, è più difficile per il Regno Unito rimettersi in carreggiata».

Il CCC riconosce che «Il Ten Point Plan for a Green Industrial Revolution del Primo Ministro è stato un’importante dichiarazione di ambizione, ma deve ancora essere sostenuto da politiche ferme. L’opinione pubblica non è stata informata o coinvolta nei cambiamenti che devono avvenire. C’è ancora una finestra per fare piani globali e dimostrare la leadership in patria e all’opinione pubblica globale ma. per raggiungere questo obiettivo, il governo sta facendo una scommessa ad alto rischio per concentrare tutto su una nuova strategia Net Zero in autunno. E’ assolutamente fondamentale che la nuova strategia venga pubblicata prima del vertice sul clima COP26, con piani politici chiari, sostenuti pienamente dal Tesoro. All’inizio del prossimo ciclo di pianificazione dell’adattamento, deve essere accompagnata da un impegno a preparare il Paese ai gravi rischi climatici che il Regno Unito deve affrontare.

In due progress reports pubblicati oggi, il CCC forniscee la sua valutazione dei progressi sulle duplici sfide climatiche che il Regno Unito deve affrontare: ridurre le emissioni a net zero e adattarsi ai rischi climatici. «Attingiamo all’analisi completa del Comitato del Sixth Carbon Budget e al nostro recente terzo  Climate Change Risk Assessment  per presentare più di 200 raccomandazioni sulla politica climatica, che riguardano ogni parte del governo. L’opportunità di attuarli c’è, se il governo si muove con decisione», spiega in una nota il CCC.

Presentando gli spinosi pareri e studi, il presidente del CCC, Lord Deben, ha ricordato che «Siamo nel decennio decisivo per affrontare il cambiamento climatico. Il governo deve trasformarlo in realtà con l’attuazione. La Global Britain deve dimostrare di poter guidare un cambiamento globale nel modo in cui trattiamo il nostro pianeta. Se lo farà bene, l’azione del Regno Unito avrà un’eco diffusa. Se continua ad essere lento e timido, l’opportunità ci sfugge di mano. Da qui alla COP 26 il mondo vorrà l’attuazione, non le promesse».

La presidente del CCC, la baronessa Brown, ha aggiunto: «Il Regno Unito è leader nella diagnosi ma è in ritardo nella politica e nell’azione. Questo non può essere rimandato ulteriormente. Non possiamo fare il Net Zero senza un’azione seria sull’adattamento. Per migliorare la resilienza nazionale ai cambiamenti climatici, abbiamo bisogno di un’azione ora, seguita da un programma nazionale di adattamento che deve essere più ambizioso, più completo e meglio focalizzato sull’attuazione rispetto ai precedenti».

Nonostante che durante il lockdown da Covid-19 del 2020 le emissioni del Regno Unito siano scese a quasi il 50% rispetto dei livelli del 1990, il percorso verso il Net Zero è lontano da essere completato anche solo a metà e nel 2022 le emissioni di gas serra diovrebbero tornare ali libvelli pre-covid.  Il CCC sottolinea che «Finora, i progressi duraturi nella riduzione delle emissioni si sono basati su criteri ristretti. Il relativo successo della decarbonizzazione dell’elettricità deve continuare, ma deve essere accompagnato da solidi impegni per la decarbonizzazione di edifici, trasporti, industria e agricoltura».

Nel 2020, le misure del lockdown hanno portato a una diminuzione record del 13%  ripetto al 2019 delle emissioni del Regno Unito, Le maggiori flessioni sono state quelle dell’aviazione (-60%), nello shipping (-24%) e nei trasporti di superficie (-18%). Il CCC fa notare che «Mentre alcuni di questi cambiamenti potrebbero persistere (ad esempio i viaggiatori per affari rappresentavano il 15-25% dei passeggeri aerei del Regno Unito prima della pandemia), molto sta già riprendendo (i viaggi con mezzi pesanti e furgoni sono tornati ai livelli pre-pandemia, mentre l’uso dell’auto, che a un certo punto era sceso di due terzi, è solo del 20% al di sotto dei livelli pre-pandemia)».

Il rapporto CCC  pone all’attenzione di governo e parlamento del Regno Unito che riduzioni prolungate delle emissioni richiedono una leadership governativa solida e sostenuta da una forte strategia Net Zero: «Un Net Zero Test garantirebbe che tutta la politica del governo, comprese le decisioni di pianificazione, sia compatibile con gli obiettivi climatici del Regno Unito. E’ urgentemente necessaria un’ambiziosa strategia per il riscaldamento e gli edifici, che funzioni per i consumatori. Devono essere attuati i piani in ritardo per trasporti di superficie, aviazione, idrogeno, biomassa e cibo. Vanno rafforzati i piani per il settore energetico, la decarbonizzazione industriale, il Mare del Nord, la torba e l’energia dai rifiuti. Devono essere affrontate le grandi sfide trasversali dell’impegno pubblico, dei finanziamenti equi e dell’erogazione a livello locale».

Inoltre, per il CCC alle persone dovrebbe essere chiesto di mangiare il 20% in meno di carne e latticini entro il 2030 e il 35% in meno entro il 2050. Il che migliorerà la salute e farà risparmiare denaro e emissioni. Le vendite di nuove caldaie a gas dovrebbe essere vietata entro il 2035 per passare alle pompe di calore, i cui costi di installazione dovranno essere sovvenzionati. In bolletta dovrebbero esserci meno tasse sull’elettricità pulita, mentre si potrebbero incrementare quelle sul gas inquinante, ma le bollette elettriche per le famiglie povere non dovrebbero aumentare. I frequent flyer dovranno essere limitati. Anche se verranno sviluppati aerei low-carbon, il Regno Unito non può lasciare che la domanda di viaggi aerei cresca senza limiti.

L’amministratore delegato del CCC Chris Stark si è detto  «Molto preoccupato per il divario tra promesse e azioni» ed esorta il Tesoro a proteggere i più poveri dal costo delle politiche climatiche: «La strategia Net Zero deve essere sostenuta da un approccio che distribuisca equamente i costi, i risparmi e i benefici più ampi della decarbonizzazione. Deve incoraggiare l’azione in tutta la società, proteggendo al contempo le persone vulnerabili e le aziende a rischio di impatti negativi».

Ma il CCC è molto preoccupato perché, nonostante le altisonanti dichiarazioni di Johnson . , in realtà nel Regno Unito «I progressi nell’adattamento ai cambiamenti climatici non stanno al passo con i crescenti rischi che il Paese deve affrontare. Solo 5 dei 34 settori valutati dal CCC hanno mostrato notevoli progressi negli ultimi 2 anni e nessun settore ha ancora ottenuto punteggi elevati nel ridurre il proprio livello di rischio. Il National Adaptation Programme for England non ha sviluppato una preparazione nazionale nemmeno per un aumento di 2° C della temperatura globale, per non parlare di livelli più elevati di riscaldamento che sono possibili entro la fine del secolo. Man mano che la realtà del clima che cambia diventa chiara, lo diventa anche la risposta richiesta. Il governo deve dimostrare di avere una visione positiva per un Paese ben adattato, con politiche e regolamenti per affrontare tutti i rischi chiave indicati nel Climate Change Risk Assessment».

Il Climate Change Committee conclude proponendo 50 raccomandazioni, tra le quali evidenzia in particolare:  «Ripristinare il 100% delle torbiere montane entro il 2045, anche attraverso il divieto di combustione a rotazione. Portare avanti i piani proposti per affrontare il rischio di surriscaldamento nelle case attraverso i regolamenti edilizi. Rendere obbligatoriio il prossimo round governativo dell’Adaptation Reporting  per tutti i settori delle infrastrutture. Costruire una forte capacità di resilienza rispetto alle emergenze per il Regno Unito contro gli shock climatici, imparando dalla risposta al Covid-19. Attuare un programma di impegno pubblico sull’adattamento ai cambiamenti climatici».

Il governo ha ribattuto che la sua strategia net zero mostrerà dove verranno applicati i tagli delle emissioni di carbonio, ma per il CCC, con i progressi attuali, «Solo il 20% delle ambizioni del Regno Unito sarà raggiunto entro il 2035».

Un portavoce del governo conservatoreha dichiarato: «Qualsiasi suggerimento che siamo stati lenti nell’attuazione dell’azione per il clima è ampiamente fuori luogo. Negli ultimi tre decenni, abbiamo ridotto le emissioni del 44%, la riduzione più rapida di qualsiasi Paese del G7. Abbiamo fissato alcuni degli obiettivi più ambiziosi al mondo per il futuro. Negli ultimi mesi, abbiamo messo in chiaro con investimenti record nell’energia eolica, un nuovo schema di scambio di emissioni nel Regno Unito, investimenti da 5,2 miliardi di sterline in difese contro le inondazioni e il mare, piani chiari per decarbonizzare l’industria pesante e il petrolio del Mare del Nord e le imprese che si impegnano a diventare net zero entro il 2050 o prima. Le nostre strategie quest’anno definiranno più delle stesse politiche richieste dal Climate Change Committee, mentre raddoppieremo i nostri sforzi per porre fine al contributo del Regno Unito al cambiamento climatico».

Ma per Friends of the Earth UK  «Le critiche del comitato sono azzeccate. Senza una strategia dettagliata per combattere la crisi climatica, le promesse del governo di decarbonizzare l’economia sono semplicemente poco più di aria fritta. Senza un piano d’azione per il clima e il sostegno del suo governo per costruire più strade, piste e un progetto di gas all’estero, Boris Johnson rischia di essere lo zimbello al vertice delle Nazioni Unite sul clima».

Alcune politiche chiave sono state ritardate dal Tesoro britannico e gli ambientalisti temono che il cancelliere Rishi Sunak possa essere condizionato dall’ala eco-scettica del Partito conservatore che non vuole stanziare  i fondi necessari per la “green revolution” annunciata dal primo ministro.

È una grande sfida per il Tesoro, che dovrà anche tenere conto di un altro recente rapporto del CCC che avverte che il Regno Unito è impreparato all’inevitabile impatto del riscaldamento globale.

La considerazione che viene da fare è che mentre nel Regno Unito questi temi sono in prima pagina sui giornali e aprono le news della BBC, in Italia, salvo rare eccezioni, la politica non ne parla e il greenwashing scorre indisturbato come acqua fresca.

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