La sentenza della Suprema Corte di Cassazione, che ha confermato la condanna a Berlusconi, rinviando solamente la quantificazione dell’interdizione, ha definitivamente identificato l’ex cavaliere (il titolo di cavaliere del lavoro dovrà essergli revocato !) come un evasore fiscale che ha truffato l’Ufficio delle tasse, evadendo al fine di costituire fondi esentasse all’estero.
L’ex cavaliere ha usato i fondi Mediaset (azienda quotata in borsa e quindi con una distribuzione polverizzata delle quote azionarie) per acquistare diritti cinematografici, con l’escamotage di una fatturazione dilatata in maniera inverosimile.
Nei registri di Mediaset risultavano pagamenti gonfiati, mentre le eccedenze gli venivano riconosciute in conti riservati in isole felici.
Ma le somme così utilizzate non appartenevano a Berlusconi se non limitatamente alle quote di pertinenza, la rimanente parte apparteneva agli investitori che hanno acquistato in borsa tali titoli con la certezza di facili guadagni ritrovandosi l’azionista di riferimento a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio, mentre ne hanno ricevuto pesanti danni con il crollo periodico delle quotazioni in borsa provocate proprio da quegli acquisti fuori quotazioni di mercato.
Specialmente i piccoli risparmiatori si sono ritrovati ad essere puniti per aver dato fiducia a Berlusconi, senza speranza di alcun risarcimento.
Ora si parla solo del “perseguitato” e non del truffatore che ha danneggiato tanti piccoli risparmiatori che dovranno riflettere sulla loro avidità di guadagno affidata al conflitto di interessi che ha sempre avvolto la figura di Berlusconi; l’idea che ha portato ad acquistare le azioni Mediaset era infatti quella di essere partecipi di facili guadagni prodotti in conflitto di interessi: partiti per gabbare risultano gabbati !
Rosario Amico Roxas
2013-08-02
