Sedici tra paesi e organizzazioni internazionali si sono riuniti ieri a Berlino e hanno approvato un accordo che prevede il cessate il fuoco permanente in Libia, un embargo sulle armi e l’avvio di un processo politico per raggiungere l’obiettivo di un governo di unità nazionale. Il premier Fayez Al Sarraj e il generale Khalifa Haftar – ovvero le due fazioni opposte sul territorio libico – avevano avuto incontri separati con la cancelliera Angela Merkel prima degli inizi dei lavori, proprio sulla base di un documento preparato dal governo tedesco. La dichiarazione condivisa della conferenza è arrivata dopo quattro ore di colloqui fra i leader internazionali, ma non ha ricevuto l’avallo formale dei due leader che si contendono il controllo del paese. I due infatti, pur essendo in città non si sono incontrati di persona, né hanno partecipato direttamente ai lavori.
“Abbiamo messo a punto un piano molto ampio, tutti hanno collaborato in modo molto costruttivo, tutti sono d’accordo sul fatto che vogliamo rispettare l’embargo delle armi con maggiori controlli rispetto al passato” ha detto Angela Merkel, la quale ha però puntualizzato che la conferenza non ha “risolto tutti i problemi” sulla Libia, ma ha quantomeno “creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu designato da Salamé (inviato delle Nazioni Unite in Libia, ndr)”. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha detto che tutte le potenze interessate nello scacchiere libico si sono “pienamente impegnate” per una risoluzione pacifica. Insomma, seppur complessa, la via diplomatica è riuscita a far dialogare tutti gli attori coinvolti compresi Turchia e Russia che, seppur con posizioni opposte – il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sostiene Serraj, il governo russo è vicino al generale Haftar – avevano già tentato una mediazione.
La commissione militare
Il fallimento del cessate il fuoco negoziato a Mosca una settimana fa, che aveva visto proprio il dissenso del maresciallo della Cirenaica, seppur abbia portato a una relativa calma dopo nove mesi di scontri, è stato uno dei maggiori punti di discussione della conferenza. Si è infatti deciso che debba essere monitorato da un comitato composto da cinque ufficiali per parte. Questa commissione militare vedrebbe così cinque membri nominati da Al Sarraj e cinque da Haftar, con l’obiettivo di monitorare il cessate il fuoco e stabilire la linea degli schieramenti. Nonostante sussistano ancora le divergenze fra i due leader libici, questo si rivela forse il punto più importante della conferenza e un primo passo a un tentativo di risoluzione della crisi da entrambe le parti. I due, scrive Afp, non partecipavano a trattative simili dal 2018.
Il ruolo europeo
Da quando la guerra ha raggiunto una fase più violenta, numerose potenze straniere si sono schierate a sostegno dei due governi e l’Unione europea ha più di una volta vacillato a trovate una linea d’intervento comune. Ad esempio, la Francia più vicina ad Haftar e l’Italia che appoggia Serraj. Seppur adesso l’Ue spera di tornare centrale nella questione libica, soprattutto dopo questa conferenza a Berlino, la strada è più che mai complicata. “L’Europa deve fare autocritica. Gli europei sono arrivati troppo tardi”, ha detto il premier libico Sarraj al domenicale tedesco Welt am Sonntag. “Ci saremmo aspettati che la Ue si schierasse in modo chiaro contro l’offensiva di Khalifa Haftar, e che aiutasse a risolvere la crisi attuale” aggiunge.
fonte wired