Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 00.44

Con Bergoglio contro gli elitarismi e la povertà | Franco Verdi (Cremona)

Nei giorni scorsi , sul giornale locale, Ada Ferrari ha scritto un articolo dal titolo ‘Che futuro ha una Chiesa che ignora la borghesia?’ Il prof. Franco Verdi di Cremona, noto esponente del mondo cattolico e del PD cremonese, replica con un interessante scritto che volentieri pubblichiamo.

| Scritto da Redazione
Con Bergoglio contro gli elitarismi e la povertà  | Franco Verdi (Cremona)

Coerente con la sua analisi della contemporaneità, era inevitabile che la professoressa Ada Ferrari approdasse al novero dei critici di papa Francesco. In buona compagnia, peraltro. Lo fa, la storica illustre ora politologa, col suo consueto stile suasivo di raffinata ironia, nel suo intervento in prima pagina ‘Che futuro ha una Chiesa che ignora la borghesia?

Vediamo come procede il suo argomentare. Un primo nucleo di ragionamento sta nella duplice evidenza sia dello «straordinario successo popolare» di papa Francesco sia dell’approdo dell’Occidente all’« era post-cristiana». La contraddizione non meno evidente è spiegata dalla diversa tipologia della piazza che plaude al papa: dal «timorato e osservante gregge del passato» ad una «eterogenea e contraddittoria umanità attratta dal singolare pontefice». Non sfugge il mancato riconoscimento sia della categoria del popolo, luogo unitario di fede, umanità e di vita, così centrale nella nuova sintassi del papato, sia il sottile aristocratico ribaltamento della categoria del gregge. Come è stato possibile tutto ciò? Non certamente, dice Ferrari, per la scelta dei poveri, che già altri papi dei tempi moderni avevano chiaramente indicato. Secondo ragionamento: in quali direzioni cercare la risposta alla «presunta rivoluzione»?

Francesco è un interessato prodotto mediatico o, peggio, un cedimento alla mondanità, ben diverso dalle «distanze di rispetto» di un Montini o di un Ratzinger? E’un maestro dell’anticapitalismo che –la lingua batte dove il dente duole –ci giudicherà «per come ci comportiamo coi migranti»? O perché ha «assunto» seppur «involontariamente» la «leadership morale della sinistra mondiale» dove il «pauperismo di rito latino americano» prende il posto del comunismo marxista? A queste questioni Bergoglio ha già risposto più volte col suo disarmante sorriso e ilare noncuranza: «Dicono che sono comunista? Ma io predico il Vangelo!». Terzo nucleo di ragionamento, conclusivo e risentito, anche nel tono. Dove gli errori di Bergoglio vengono dichiarati da Ferrari senza mezzi termini: collisione tra perdono e giustizia umana; distacco della chiesa dalla dimensione storico culturale della civiltà occidentale, «accecante pregiudizio ideologico»; mutilazioni della propria identità; «religione da mercato globale dello spirito»; «in ogni senso accogliente con pochi spigoli dottrinali»; una chiesa che avalla «smisurate incognite circa la sicurezza e la tenuta della nostra convivenza sociale». C’è tutto il repertorio argomentativo, dalla destra conservatrice americana agli epigoni di casa nostra. Cerco di rispondere alle difficoltà di comprendere l’invito di papa Francesco ad una chiesa in uscita, preferendo rimanere ancorati alle certezze tradizionali ben custodite dalle vecchie e solide «mura del tempio». 1 –La Storia ha dimostrato che l’identità della paura, dei muri difensivi, dei respingimenti non risolve alcun problema ma li aggrava. L’identità è relazione, dialogo, riconoscimento d e l l’altro e la sicurezza nella sostenibilità delle integrazioni; 2 –La Dottrina non è uno spigolo da eliminare ma è uno strumento per servire la vita del Popolo di Dio e assicurare alla fede un fondamento certo. Detto questo non si deve intendere la dottrina in senso ideologico o ridurla a un insieme di teorie astratte e cristallizzate. Di fronte ai gravi interrogativi concreti della gente del nostro tempo, la pastorale, l’azione della Chiesa non sta nell’usare uno schema teorico ma nello scoprire la presenza di Dio in una determinata situazione e comprendere cosa Egli ci chiede qui e ora; 3 –La misericordia, il perdono non sono contrari alla Verità, non sono buonismo e sentimentalismo, ma incarnano la Verità nella vita. Questo fa Dio verso il peccatore quando ogni volta gli offre un’ulteriore possibilità per ravvedersi. Chi sbaglia dovrà scontare la pena ma scontando la pena non è il fine bensì l’inizio della conversione la quale fa sperimentare la tenerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia ma la ingloba in un evento superiore dove si sperimenta l’amore fondamento della vera giustizia (2015). 4 –La Chiesa non è mai stata né può esaurirsi a puntello della civiltà occidentale che pure al cristianesimo deve molto. La chiesa è universale per definizione come universale è l’amore di Dio per tutti gli uomini e la fede si incarna in tutte le culture non in una sola. Certamente il processo storico di inculturazione è stato complesso e faticoso. Quando la Chiesa ha ceduto alla tentazione del potere, della ricchezza, dello snaturamento di sé nella ricerca degli strumenti mondani, la fede in Cristo è risultata mortificata e oscurata, ma anche nei momenti bui la presenza dello Spirito non è venuta meno. Anziché coltivare antistoriche sante alleanze vale la pena di approfondire, con piena e responsabile laicità, la visione popolare di papa Bergoglio, la sua visione politica «il futuro esige anche una visione umanista dell’economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente, eviti gli elitarismi e sradichi la povertà. Che nessuno sia privo del necessario e che a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà. Una politica ben lontana dal mero bilanciamento di interessi, è impossibile immaginare un futuro per la società senza un forte contributo di energie morali in una democrazia che rimanga chiusa nella pura logica e nel mero equilibrio di rappresentazione di interessi costituiti».(2013). Una prospettiva di straordinaria attualità.

FRANCO VERDI ( CREMONA)

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