Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 03.02

(CR) Pianeta Migranti. La guerra dimenticata nel mar Mediterraneo.

Si continua a morire in mare. Ma la notizia non merita le prime pagine dei quotidiani. L’Europa gira la testa da un’altra parte

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. La guerra dimenticata nel mar Mediterraneo.

(CR) Pianeta Migranti. La guerra dimenticata nel mar Mediterraneo.

Si continua a morire in mare. Ma la notizia non merita le prime pagine dei quotidiani.  L’Europa gira la testa da un’altra parte per non ammettere i crimini conseguenti l’esternalizzazione delle frontiere.

 Ci si scandalizza, giustamente, per i massacri di civili consumati in Ucraina. E le stragi di civili nel Mediterraneo? Quelle non contano.

Il 24 febbraio è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina e tutti i giorni si sono spesi fiumi di parole per raccontare, anche nei minimi orripilanti particolari le stragi compiute.

Dal 24 febbraio a oggi nel Mediterraneo sono morte affogate centina di persone: molte donne e bambini. I gommoni strapieni su cui fuggivano dagli orrori della guerra, della pulizia etnica, dello sfruttamento disumano, della povertà assoluta, si sono ribaltati più e più volte. Li hanno soccorsi quasi sempre le navi di quelle ong tanto vituperate e messe sotto inchiesta.

L’ennesimo naufragio è avvenuto al largo della Tunisia, vicino alle coste di Sfax.  Secondo l’Oim, (Organizzazione internazionale delle migrazioni) sull’imbarcazione c’erano un centinaio di persone, 76 delle quali risultano disperse. Circa 24 sono state tratte invece in salvo. Una tragedia annunciata dalle continue richieste di soccorso alle autorità di Tunisia, Malta e Italia. “C’è stata una vera e propria omissione di soccorso” secondo l’ong Open Arms che ha documentato l’accaduto.

È difficile comprendere l’inerzia deliberata su un caso così chiaro: una barca molto instabile con più di 100 persone alla deriva per diverse ore senza risposta, pur avendo avvertito delle sue gravi condizioni!

Da inizio 2022 ad oggi sono oltre 650 le persone morte nel Mediterraneo. Eppure resta inascoltato l’appello a rafforzare il pattugliamento.

Da tempo si è aperta anche la rotta tunisina che attraversa il confine tra Libia e Tunisia.

I migranti, in Libia, sanno che la Guardia Costiera e le milizie impediscono le partenze dalla costa e così puntano alla Tunisia. Da lì partono pure tanti giovani tunisini e famiglie strette nella morsa di un’ economia impoverita e di un clima politico asfissiante per una crisi che si protrae da tempo.

Arrivano nell’Agrigentino, su barconi di legno di 10-12 metri, che spesso vengono anche abbandonati. Quando sbarcano cercano di fare perdere le tracce. Più a ovest, verso Trapani o Mazzara, arrivano invece, con gommoni che portano dalle 20 alle 40 persone alla volta. In alcuni casi, sulle imbarcazioni ci sono anche carichi di sigarette o stupefacenti perché dietro di loro c’è una rete di trafficanti e un’economia sotterranea. 

Oggi, la guerra in Europa occulta tutti questi spostamenti e i relativi naufragi.

È giusta tutta la mobilitazione in atto per l’Ucraina, ma ci sono tante altre guerre per il mondo che alimentano i flussi migratori e le tragedie del mare. “Chi si è occupato di queste tragedie?”

È l’interrogativo che si è posto don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, intervenuto nel convegno organizzato dalla Dia a Napoli. “Ci sono altre centinaia di morti nel Mediterraneo – è la riflessione di don Ciotti - ma non fanno più notizia”. E non fanno più notizia, perché si vuole che non facciano più notizia. Perché quei morti innocenti reclamano giustizia e verità. Non sono numeri ma esseri umani. Ognuno con la sua storia, il suo dolore, la sua speranza. Una speranza “annegata” nel Mediterraneo.

Il presidente Usa e i suoi collaboratori hanno invocato una Norimberga ucraina. Ma nessuno ha mai auspicato una “Norimberga del Mediterraneo”. Il perché è chiaro: in una Norimberga del Mediterraneo dovrebbero finire sul banco degli imputati. Per crimini contro l’umanità.”

 

 

 

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