Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 07.41

Cremona Pianeta Migranti. Salvare gli ucraini e lasciar affondare gli altri migranti.

Italia e Ue sostengono la crisi umanitaria Ucraina mentre rafforzano i respingimenti della guardia costiera libica di migranti che hanno pari status, diritti e dignità degli ucraini.

| Scritto da Redazione
Cremona Pianeta Migranti. Salvare gli ucraini e lasciar affondare gli altri migranti.

Cremona Pianeta Migranti. Salvare gli ucraini e lasciar affondare gli altri migranti.

Italia e Ue sostengono la crisi umanitaria Ucraina mentre rafforzano i respingimenti della guardia costiera libica di migranti che hanno pari status, diritti e dignità degli ucraini.

Il 19 aprile, il Dipartimento Generale della Sicurezza Costiera (sotto il Ministero dell’Interno della Libia), ha ricevuto dall’Italia due delle sei imbarcazioni della marina dotate delle più aggiornate tecnologie. Il 21 aprile, la Commissione Europea ha confermato la propria volontà di continuare “a rafforzare la capacità di ricerca e soccorso della Libia fornendo nuove navi”.

C’è dunque una continuità nella strategia dei respingimenti in mare dei migranti avviata nel 2015 dal nostro paese e tenuta ferma dai vari governi susseguitisi fino ad oggi. Una strategia che stride rispetto alla coesa, ammirevole accoglienza riservata alle 103.954 persone ucraine arrivate in Italia. Evidentemente, la Legge, intesa non solo come una serie di norme e regolamenti ma anche come ‘humana pietas’ e coscienza, NON è uguale per tutti.

Sul fronte degli arrivi dal Mediterraneo centrale, da inizio anno, sono approdate sulle nostre coste 10.395 persone provenienti per lo più da Egitto, Bangladesh, Tunisia, Afghanistan. Da inizio anno, almeno 530 sono morte in questo tratto di mare (101 corpi ritrovati e 410 dispersi), a fronte di 4.215 persone violentemente respinte in Libia e riportate in detenzione illegale.

Il mese di aprile, in particolare, ha registrato un incremento degli arrivi a causa del miglioramento delle condizioni meteo-marine: 3.563 gli arrivi tra cui 1.043 minori non accompagnati. In aumento  anche i naufragi di centinaia di persone che hanno tragicamente perso la vita. In media, 5 persone al giorno scompaiono per sempre su questa rotta, ritenuta la più pericolosa al mondo.

La cronistoria di alcuni dei più importanti salvataggi effettuati in aprile dà l’idea del traffico di umana disperazione che naviga in questo mare.

Il 1° aprile, la Guardia Costiera libica ha intercettato e respinto in Libia una barca con 145 persone a bordo. A seguito di questa, brutale cattura, 7 donne e 4 bambini hanno perso la vita.

Il 2 aprile, per un enorme naufragio in acque internazionali dinanzi alle coste libiche, delle 90 persone a bordo di un’imbarcazione ne muoiono 86. La petroliera Algeria 1 riporta i 4 sopravvissuti nuovamente in Libia.

Tra l’8 e l’11 aprile si susseguono altri 4 naufragi fra le acque di Libia e Tunisia.

Il 16 aprile una piccola barca con almeno 35 persone si capovolge in Libia al largo di Sabratha. Nessun sopravvissuto: 6 corpi recuperati e 29 dispersi.

Il 23 aprile 4 imbarcazioni, con a bordo circa 120 persone, naufragano dinanzi alle coste tunisine di Sfax. Si salvano 98 persone: 12 i corpi recuperati e 10 i dispersi.

Passare sotto silenzio queste cifre di umanità alla deriva, riduce queste tragedie a fatti ordinari che non meritano notizia; ciò serve a consolidare l’indifferenza se non anche l’ostilità comune verso i migranti, e copre anche i vari livelli di responsabilità politica.

Ormai, a presidiare il Mediterraneo centrale e a fare salvataggi sono rimaste solo le tanto vituperate navi umanitarie che sovente si è cercato di mettere fuori gioco col fermo amministrativo o con azioni penali. Nonostante ciò, in aprile, Ocean Viking di SOS Mediterranee, Geo Barents di Medici Senza Frontiere e Sea Watch 4 e 3 di Sea Eye hanno soccorso 396 persone in zona SAR.

Proprio mercoledì 4 maggio la nave SEA-EYE 4 che si trovava in acque internazionali dove c’è libertà di movimento è stata minacciata dalla guardia costiera che l’ha invitata a lasciare “il territorio libico“.

Negli ultimi anni, purtroppo, la guardia costiera libica ha minacciato più volte con violenza le navi di soccorso sparando anche dei colpi; attacchi che  in vari casi hanno causato l’annegamento di migranti.

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