La cronaca offre troppo spesso esempi di cattiveria del tutto gratuita.
Il rinvenimento di bocconi avvelenati destinati a colpire cani e gatti merita qualche riflessione.
Anzitutto la conferma dell’intenzione esclusivamente malevola degli sciagurati e vigliacchi autori di tali gesta. Considerando che nel nostro territorio è praticamente assente il fenomeno del randagismo, è confermata l'intenzione di voler colpire esclusivamente inermi animali domestici gioia e calore per molte famiglie,bambini e compagnia per gli anziani.
In genere il primo approccio alla notizia solleva allarme e rancore in chi ama i nostri amici a quattro zampe oppure biasimo generico anche in chi non ha un rapporto stretto con gli animali, ma che istintivamente capisce il dolore vissuto dal l'animale e dai suoi cari.
Ma tutto questo è solamente la punta dell'iceberg
Infatti oltre al danno all’animale e al suo proprietario, esiste un rischio di danno alle persone, specialmente bambini ed inquinamento del terreno e del territorio
Secondo la normativa, coloro che disperdono bocconi ed esche avvelenate bel territorio, oltre a commettere un reato contro gli animali punito dalla legge, commette anche un reato contro la sanità pubblica e ambientale; questo secondo un ordinanza ministeriale del 21 giugno 2017, proroga dell’ordinanza 13 giugno 2016, recante ”Norme sul divieto utilizzo e detenzione di esce o di bocconi avvelenati”; (17A04906), GU Serie Generale n. 164 del 15 luglio 2017
Avvelenare un animale è un reato ai sensi dell'art. 544-bis del codice penale, cioè uccisione di animali. Inoltre l' art. 146 T.U. Leggi Sanitarie proibisce e punisce la distribuzione di sostanze velenose e prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e un'ammenda da € 51,65 fino a € 516,46.
Quindi, nella “fortunata ipotesi” che nessun animale se ne cibi, prima o poi torneranno comunque nei nostri piatti: saranno inevitabilmente metabolizzate dall’ambiente e, giungendo fino alle falde freatiche, torneranno nell’acqua che consumiamo ogni giorno.
Quindi l’imbelle aggressore diventa aggredito da se stesso compiendo un’azione vigliacca che danneggia tutti. Vorremmo quindi stimolare il lettore a rendersi parte attiva per contrastare queste attività non solo per mero spirito civico, ma nella fondata convinzione che lasciare con viltà un boccone avvelenato rappresenta un reale pericolo per tutti.
Vale la pena ricordare che gli autori di tale attività commettono un reato grave non solo a carico degli animali ma, come stabilito dal legislatore con la 189 del 2004, nei confronti della società configurando un cosiddetto "reato aperto" passibile di denuncia e/o querela con pene che vanno da un minimo amministrativo di 206 euro ad un massimo di condanna penale di dieci anni di reclusione.
Il Movimento Animalista è per sua vocazione vicino ai cittadini ed ai loro animali e, grazie agli avvocati con cui collabora, ha messo a punto una denuncia querela per maltrattamento e/o uccisione dell'animale e per attentato alla salute pubblica.
In questo modo se chi depone bocconi avvelenati venisse scoperto e condannato ben difficilmente potrebbe evitare il carcere non potendo sperare nella sospensione della pena.
Appellandoci alla nostra coscienza vale la pena di farsi "parte attiva". Chi ne ha notizia o ne è addirittura testimone, è invitato a segnalare all'autorità di polizia municipale ed alle forze dell'ordine che devono provvedere ad inoltrare se non competenti direttamente.
E’ possibile denunciare anche solo la minaccia di avvelenamento: esistono i termini per la denuncia all’art 544 bis c.p. e per infrazione delle normative previste dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie relative alla distribuzione di sostanze velenose.
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