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Cremona ricorda l’8 settembre 1943 | G.Carnevali

8 SETTEMBRE 1943, GLI “IMI”, INTERNATI MILITARI ITALIANI, UNA ODISSEA DI OLTRE 700.000 SOLDATI ITALIANI

| Scritto da Redazione
Cremona ricorda l’8 settembre 1943 | G.Carnevali

L’8 settembre del 1943 viene scritta una memorabile pagina della storia del nostro Paese. Dai microfoni di radio EIAR, il Capo del governo, maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, legge il proclama dell’Armistizio. In sostanza con quell’atto il Regno d'Italia cessava le ostilità contro le forze britanniche e statunitensi (alleati) nell'ambito della seconda guerra mondiale. In realtà non si trattava affatto di un armistizio ma di una vera e propria resa senza condizioni da parte di un'Italia ormai esanime. Confusione e sbandamenti imperversarono tra le forze armate italiane lasciate senza precisi ordini. Il Paese era allo sbando, un Paese vinto che non si batteva più nemmeno per difendere il proprio suolo. Vigorosa fu successivamente l’azione di parte delle forze armate rimaste fedeli al Re Vittorio Emanuele III, riorganizzatesi, che diedero vita alla RESISTENZA ITALIANA. Doloroso fu poi l’annientamento della gloriosa Divisione Acqui sull’isola di Cefalonia. Trasversale a tutta la nostra bella penisola si rivelò altresì l’azione di moltissimi civili che si diedero alla macchia dando vita alle indomite FORMAZIONI PARTIGIANE.

Spesso si parla anche di “L’ALTRA RESISTENZA”, quella dei NO politici, militari e civili a Hitler e Mussolini, quando quell’8 settembre 1943 circa 700.000 nostri soldati scelsero per lealtà la via dell’esilio alla via di casa. Ebbene tra di loro ci fu un nonno, molto ben più ”nonno” di me, che così scriveva: “I nonni hanno solo un passato con valori generazionali di Patria, Famiglia, Dio e di etiche… Ma quando vado a testimoniare nelle scuole il calvario di noi nonni, “volontari” (eufemismo!) nei Lager per dare anche ai nipoti libertà e democrazia, vedo nei ragazzi (i miei nipoti), e loro (quei ragazzi) commossi vedono in me un nonno che racconta loro una favola triste ma vera e con una morale: “C’era una volta un re… anzi, no… il re era scappato… E c’era un Orco, anzi, più orchi tedeschi… ma non c’era la Fata Turchina!”. Pagine di testimonianze autentiche, vissute sulla propria pelle da una generazione ormai in via d’estinzione, tuttavia sempre depositaria di nobili valori di Patria. Spetta ora a noi custodire ed innovare quei valori. Si diceva appunto di quel rovinoso 8 settembre del ’43, allorquando il Maresciallo Badoglio annuncia l’armistizio fra l’Italia e le Forze Alleate; la guerra sembra finita, ma per molti italiani quel momento segna l’inizio di un nuovo capitolo tragico della loro vita. Nel 1943 sono 640 mila i soldati italiani che stanno combattendo in giro per l’Europa; da un giorno all’altro vedono ribaltato quello che per loro era l’ordine delle cose. Gli alleati diventano nemici e i nemici si trasformano in alleati. L’esercito tedesco riceve l’ordine di disarmarli e li pone davanti ad una scelta: continuare a combattere al fianco del Terzo Reich o essere trasferiti nei campi di detenzione in Germania come lavoratori. Continuare a combattere significa ricevere un trattamento da soldato, rifiutare invece è una condanna alla schiavitù.

Solo il dieci percento accetta di essere arruolato, il resto di questa moltitudine si trasforma in resistenza: il loro no è un rifiuto alla dittatura e alla prosecuzione della guerra. Per loro iniziano due anni di stenti, privazioni, fame e lavoro massacrante con la morte come unica possibilità di fuga: sono diventati IMI (Italienische Militär-Internierte – Internati militari Italiani), una sigla che li ha trasformati in oggetti da utilizzare ai quali non viene applicata la convenzione di Ginevra. Non sono prigionieri di guerra, non hanno diritto a ricevere aiuti e visite dalla Croce Rossa ma sono solo una serie di numeri, costretti a lavorare dalla Germania nazista e disprezzati dai loro ex alleati come traditori e vigliacchi.

Una Commemorazione Pubblica

LUNEDI 8 SETTEMBRE alle ore 11,00

in cortile Federico II vedrà la deposizione di una corona di alloro alla lapide che ricorda i Caduti della Resistenza ed i Martiri di Cefalonia.

Tale commemorazione verrà preceduta da una breve cerimonia al

CIVICO CIMITERO CITTADINO alle ore 10,15

e sarà officiata da monsignor Vincenzo Rini Assistente ANPC, alla presenza delle Associazioni Resistenti e di tutti coloro i quali vorranno inchinarsi riverenti davanti al sacrificio di chi comprese il significato di quelle “Ore della storia-Ore della verità”. Sarà presente il sindaco di Cremona professor GIANLUCA GALIMBERTI. Contro la dittatura affermare la libertà per riaffermare l’inalienabile diritto della persona umana ad una vita libera, sicura e dignitosa.                         

Giorgio Carnevali ( Cremona) 

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