Attilio Fontana ha rilasciato un’intervista al quotidiano Libero che sta facendo molto discutere. Non è la prima volta, del resto, che il governatore della Lombardia lancia strali al governo durante la pandemia, ma stavolta l’esponente leghista arriva addirittura ad essere d’accordo con chi ha già annunciato che non rispetterà alcune delle norme restrittive contenute nel Dpcm Natale. “Le lettere inviate al giornale da chi annuncia che violerà i divieti previsti dal governo per Natale? Sono d’accordo con loro”, le parole di Fontana. Per evitare la terza ondata, il presidente del Consiglio ha limitato gli spostamenti e i ricongiungimenti familiari soprattutto a ridosso delle Feste, una misura che però non è stata formulata in maniera corretta, secondo Fontana.
Il presidente della Regione Lombardia auspica che “il Parlamento abbia un sussulto e sistemi questa norma che mi sembra veramente una sciocchezza. Dal punto di vista epidemiologico non ha senso che sia considerato sicuro muoversi per le visite nel proprio Comune e sia definito pericoloso andare a trovare qualcuno che abita nel paese di fianco. Siamo ancora in tempo, comunque, basta che ci sia la volontà politica. Ho chiesto al premier Conte di intervenire”. Nel giorno in cui montano le polemiche in Lombardia per l’assessore Gallera che va a correre con gli amici attraversando due comuni diversi da quello di appartenenza, Fontana tenta di convincere l’esecutivo a cambiare alcune linee guida per le Feste.
A leggere le parole degli epidemiologi, però, non sembra ci possa essere l’allentamento delle misure, poiché le prossime settimane, secondo le previsioni, saranno ancora molto dure, anche se arriveranno le prime dosi del vaccino. Fontana, però ribadisce che da Roma probabilmente si stanno concentrando sulle cose sbagliate, esattamente come avvenuto nella prima ondata. “Noi dobbiamo concentrarci sui comportamenti pericolosi, sugli assembramenti, sulla movida, sulla folla sui mezzi pubblici. In poche parole, il punto di riferimento deve essere il sovraffollamento. Se non c’è folla, non c’è problema. Invece – argomenta – condanniamo situazioni innocue e ne ignoriamo altre. Stamattina per esempio sono andato a fare la spesa in un supermercato a Varese. Forse lì bisognerà porre più attenzione, perché lì non c’è più controllo all’ingresso, con capannelli di persone. Queste cose vanno evitate. Chiudere bar e ristoranti? Se rispettiamo le regole e si evitano affollamenti direi proprio che non è necessario”. Insomma, la linea della regione maggiormente colpita dal virus da marzo ad oggi, continua ad essere divergente da quella del governo nazionale.