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Gramellini: ‘Khaled al-Asaad uomo del 2015, morto per difendere i tesori di Palmira’

«Era il 18 agosto del 2015 quando un uomo al crocevia di tante culture sacrificava la sua vita per preservare un tesoro non suo, di tutti»

| Scritto da Redazione
Gramellini: ‘Khaled al-Asaad uomo del 2015, morto per difendere i tesori di Palmira’

Il dott. Khaled al-Asaad ha diretto per quarant’anni l’area archeologica di Palmira, una foresta di pietra nel cuore del deserto siriano. Andato in pensione ha continuato a occuparsene, come un padre che anche da anziano non smette di proteggere i suoi figli. Prima che le zampe dell’Isis calpestassero la città patrimonio dell’Unesco, ha nascosto i reperti più preziosi. Avrebbe fatto in tempo a fuggire. Invece ha scelto di restare nel suo ufficio grande quanto uno sgabuzzino, come un padre che dopo avere messo la famiglia al sicuro rimane a presidiare la casa. Gli invasati lo hanno trovato curvo sui libri, perso dietro qualche traccia di bellezza che loro non potevano capire. Da lui volevano solamente la mappa delle statue scomparse. Per salvarsi gli sarebbe bastato dire una parola, ma non l’ha detta. Nemmeno sotto tortura. I rari testimoni scampati alla mattanza raccontano che si è limitato a scrutare i suoi persecutori con sguardo fiero, mentre lo trascinavano in piazza per tagliargli la testa e appendere il corpo decollato a un palo della luce.

Era il 18 agosto del 2015 quando un uomo al crocevia di tante culture sacrificava la sua vita per preservare un tesoro che non gli apparteneva, affinché ne potessero godere le generazioni che sarebbero venute dopo di lui. In tempi di viltà travestita da cinismo, la sua storia ci ricorda che esiste qualcosa di immortale per cui vale la pena di vivere e morire. Il dottor Khaled al-Asaad è un po’ più di un esempio. È un faro immenso che illumina e interroga il 2016 di tutti noi.

Massimo Gramellini, Buongiorno, 31 dicembre 2015

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