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I settant’anni della giornata universale dei Diritti Umani

| Scritto da Redazione
I settant’anni della giornata universale dei Diritti Umani

Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunita a Parigi, con la risoluzione 217A approvò la Dichiarazione Universale dei diritti umani. Fu una grande conquista di civiltà, che il mondo intero ricorda ogni anno in questa data, scelta per celebrare quell’evento nel 1950, settanta anni fa. Una conquista importante,  la cui  forza motrice, in qualità di presidente e di membro con maggiore influenza della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, fu Eleanor Roosevelt, moglie di Franklin Delano Roosevelt, eletto presidente degli Stati Uniti nel  1933.

Eleanor nel 1946 fu nominata delegato presso le Nazioni Unite dal Presidente Harry Truman, anche lui massone, che salì alla Casa Bianca dopo la morte di Franklin Roosevelt nel 1945. In qualità di capo della Commissione per i Diritti Umani, Eleanor Roosevelt (foto sopra) svolse un ruolo molto importante nella formulazione della Dichiarazione.

Degli allora 58 membri dell’Assemblea dell’Onu 48 votarono a favore del documento – Afghanistan, Argentina, Australia, Belgio, Birmania, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Ecuador, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, Islanda, India, Iran, Iraq, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Siam, Svezia, Siria, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Turchia, Uruguay e Venezuela-  8 paesi si astennero – Arabia Saudita, Bielorussia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Russia, Sudafrica e Ucraina – 2 paesi non parteciparono al momento del voto: Yemen e Honduras, nessun paese votò contro.

Il documento, che è alla base  di molte delle conquiste civili del XX secolo, ha come fonte  i Quattordici punti redatti dal presidente Woodrow Wilson nel 1918 e i pilastri delle Quattro Libertà enunciati da Franklin Delano Roosevelt nella Carta Atlantica del 1941. La Dichiarazione costituisce anche  l’orizzonte ideale della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 7 dicembre del 2000 e che dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona il primo dicembre 2009 ha valore legale  vincolante per i Paesi della Ue. Diviso in sette capitoli, il documento enuncia nel preambolo  le cause storiche e sociali che portarono alla sua stesura. Gli articoli 1-2 stabiliscono i concetti basilari di libertà ed eguaglianza; Gli articoli 3-11 stabiliscono altri diritti individuali; Gli articoli 12-17 stabiliscono i diritti dell’individuo nei confronti della comunità; Gli articoli 18-21 sanciscono le libertà fondamentali (libertà di pensiero, di opinione, di fede religiosa e di coscienza, di parola e di associazione pacifica);Gli articoli 22-27 sanciscono i diritti economici, sociali e culturali; I conclusivi articoli 28-30 definiscono aspetti generali ed ambiti in cui non possono essere applicati, in particolare che non possano essere usati contro i principi ispiratori della dichiarazione stessa.

Il testo della Dichiarazione ufficiale è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioè cinese, francese, inglese, russo e spagnolo. Ma sul sito dell’OHCHR, l’Ufficio dell’Alto commissario per i Diritti umani, si trova anche nella altre lingue dei paesi membri: qui quella in Italiano

(Fonte Futuroquotidiano.com)

 

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