IL GIORNALISTA
Capitolo XIV
Durante il tragitto, arrivato nei pressi di Piazza delle Rimembranze, uno dei suoi inviati lo riconobbe e gli si avvicinò.
«Direttore Amedeo, è lei?» con la poca luce non ne era sicuro.
«E chi altri altrimenti?» bofonchiò qualcosa, esausto.
«Che cosa le è successo?» si preoccupò l’altro.
«Mi stavo fumando il mio solito sigaro con un bicchiere di brandy sul terrazzo di casa mia. Quando in lontananza sento della musica alta e fastidiosa. Ovviamente proveniva dal Parco del Serio.
«Non ero l’unico a esserne infastidito, altri vicini, usciti a controllare, mi manifestano il loro disappunto. Decido quindi di recarmi a vedere cosa stesse succedendo e ammonire i trasgressori notturni» spiegava stancamente.
«Non poteva chiamare le forze dell’ordine, direttore? Cosa avrebbe potuto fare lei?»
«Andare a controllare e prendere appunti per una notizia; almeno di persona avrei potuto raccontare in modo esaustivo la mancanza di rispetto verso i cittadini». Le risposte sicure e pronte le aveva calcolate prima, come alibi, e ripetute più volte per ricordarsele.
«Ma come mai si trova in queste condizioni? L’hanno picchiata? Chi erano? Dov’è la sua auto?»
«Boliviani» rivelò con disgusto. «E no, non mi hanno toccato. Se lo avessero fatto, avrei svegliato tutta la redazione per fare un “Rapidissimo”, le forze dell’ordine per un mandato d’arresto e il mio avvocato per denunciarli ed essere risarcito dei danni! L’auto è a casa. Mi sono spostato con i mezzi. Non volevo rischiare che me la rovinassero o rubassero».
«Io ho la macchina qui vicino, l’accompagno a casa e poi vado a controllare e farò rapporto al caporedattore Tinto, così da inserirlo nel quotidiano.»
«Ottimo lavoro Italo, ne faccia parlare male il più possibile. Deve arrivare al comune e far mettere il divieto di bivacco, feste e pic-nic!» La sua non era solo stanchezza, ma sbornia.
«Certo. Però la prossima volta chiami uno di noi reporter, siamo qui apposta».
«Ha ragione» concordò con un ghigno sotto i baffi.
To be continued...
