La cosa che mi lascia perplesso rispetto a tale operazione non è tanto (e non solo) il fatto che Pisapia si sia espresso per il sì al referendum costituzionale del 4 dicembre (abbiamo assistito, al riguardo, a tante tardive adesioni così come a repentini pentimenti da parte di personaggi per i quali sarebbe stato più saggio tacere); ma la natura strategica di questa operazione alla quale l’onorevole Bordo si associa insieme a tanti altri. Infatti, se il progetto di Pisapia è quello di costruire, insieme ad altri, una sinistra alternativa al Pd, che ormai è diventato un partito di centro, è un conto; se, invece, il suo obiettivo è quello di organizzare una forza che, da sinistra, si allei con il Pd, ebbene, mi sembra che tale opzione sia una scelta che sa di vecchio collateralismo e che non porterebbe da nessuna parte.
Forse, Pisapia pensa che il ‘modello Milano’, da lui sperimentato con successo, possa essere esportato in tutta Italia; ma l’Italia è troppo complessa per essere riassunta in un solo modello. Questo, secondo me, è il senso dell’appello fatto dagli ‘ortodossi’ di SI sulla necessità di definire la propria identità , prima di entrare in una rete di alleanze; anche perché, se il Pd, pur indebolito, rimanesse sotto il controllo di Renzi, quest’ultimo potrebbe trovare più conveniente, in un futuro sistema elettorale proporzionale, allearsi con Forza Italia (e Berlusconi ne sarebbe ben contento), per escludere, come di fatto avviene da alcuni anni, dal governo, sinistra, destra e MovimentoCinque Stelle.
Vincenzo Montuori ( Cremona)