Sabato, 20 aprile 2024 - ore 00.46

IL PAPA E L’INCARNAZIONE….. di Arnaldo De Porti

Ho letto qualche giorno fa un pensiero di Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano “La Repubblica”, il quale ha detto le seguenti testuali parole, per me un po’ contraddittorie: "Chi ha avuto, come a me è capitato più volte, la fortuna d’incontrarlo sa che papa Francesco concepisce il Cristo come Gesù di Nazareth, uomo, non Dio incarnato. Una volta incarnato, Gesù cessa di essere un Dio e diventa fino alla sua morte sulla croce un uomo”.

| Scritto da Redazione
IL PAPA E L’INCARNAZIONE….. di Arnaldo De Porti

IL PAPA E L’INCARNAZIONE….. di Arnaldo De Porti

La mia cultura teologica, lo dico subito, vale poco più di zero, tuttavia, da quando ho avuto modo e capacità, pure quest’ultima limitata, di pensare al discorso dell’incarnazione, tutto ciò mi ha, giorno dopo giorno, disturbato quel poco di razionalità che dovrebbe insistere nella mia mente di persona adulta, se vuoi anche preparata rispetto a molta gente che non ha avuto la possibilità, non sempre per sua colpa, di studiare e di approfondire questo difficile argomento.

“Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”,  si legge sulla Bibbia, concetto che starebbe o sta a significare una sorta di transizione da un aspetto prettamente di natura umana ad un qualcosa di assolutamente trascendentale. Pensare infatti che, una tale trasformazione sia possibile, ciò cozza contro ogni forma di razionalità al punto da dar spazio a quella scienza materialista che, in parole povere, potrebbe definire questo fatto una sorta di alienazione umana, alias di disturbo della mente da osservare in psichiatria.

Detto questo, ripeto da ignorante in materia ma da …pensatore “in proprio”, anche sulla base di un’età che, normalmente, riserva al tempo residuale di vita  solo giorni o settimane e non diversi anni, vorrei fare delle riflessioni sull’attuale Papa che, a mio avviso, - diciamocela così -  pare stia  rovesciando il concetto di incarnazione per dire che l’uomo è sempre Dio nel caso che egli si adoperi per il bene, realtà questa che, quando viene esplicitata nella sua assolutezza, lo “incarna”  pertanto al concetto di perfezione con il nome di Dio.  Insomma: perfezione = Dio,  perché questo è il nome a suo tempo attributoGli, mi verrebbe  da aggiungere irrispettosamente..

Ho letto qualche giorno fa un pensiero di Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano “La Repubblica”, il quale ha detto le seguenti testuali parole, per me un po’ contraddittorie:  "Chi ha avuto, come a me è capitato più volte, la fortuna d’incontrarlo sa che papa Francesco concepisce il Cristo come Gesù di Nazareth, uomo, non Dio incarnato. Una volta incarnato, Gesù cessa di essere un Dio e diventa fino alla sua morte sulla croce un uomo”.

Io, al posto di Scalfari, se ho ben recepito dalla predetta  sua affermazione, non avrei detto “una volta incarnato”  perché allora verrebbe meno il concetto di transizione cui accennavo prima. Evidentemente, Scalfari ha cercato di contemperare la dicotomia riveniente dall’incarnazione allo scopo di non scontrasi con la Bibbia, tenendo conto dei contatti avuti  anche di recente col il Papa, colloqui peraltro non proprio in linea con il suo pensiero, tant’è che, il portavoce del Vaticano ha subito cercato di ammorbidire il discorso del famoso giornalista dicendo che i colloqui avuti con il Papa rappresentano una personale e libera interpretazione.

Non voglio certamente competere con Eugenio Scalfari quanto a professione giornalistica, tuttavia mi par di poter dire che il suo pensiero collimi con il mio anche perché Papa Bergoglio che, a mio parere, sta ragionando in maniera assolutamente diversa da tutti i Papi che lo hanno preceduto, sta affrontando un momento di difficile assestamento in merito anche alla cosiddetta “secolarizzazione” della Chiesa, realtà che non lo esimerà certamente dal  “ritoccare”  qualche concetto teologico per essere in linea con il “nuovo uomo” che, secondo il mio pensiero, è e rimarrà Dio, nella misura in cui saprà avvicinarsi alla perfezione. Realtà forse irraggiungibile per i parametri che, da sempre,  e cioè da quando mondo è mondo, hanno caratterizzato la natura umana.

Oggi, e quanto dico non vuol essere un affronto alla Bibbia ed agli Apostoli della Chiesa, è difficile semplicemente immaginare che un nostro simile si faccia mettere in croce per salvare un altro…anzi, un fatto della specie, verrebbe tout court considerato un  disturbo della salute…prescindendo dal fatto che, molto spesso anche il cosiddetto “eroismo”  può o potrebbe arricchire, per certi versi,  il già ricco materiale da psichiatria…

Arnaldo De Porti

 

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