Domenica, 05 maggio 2024 - ore 19.38

Il punto di Rosario Amico Roxas. Caro Pulcinella…

Un’analisi disillusa dell’Unità d’Italia firmata Roxas

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Caro Pulcinella…

Dopo avere scritto parecchie lettere aperte al Presidente del Consiglio, a parecchi parlamentari, addirittura a me stesso, senza ottenere alcun riscontro, non mi rimane altro che scrivere a te, caro Pulcinella, perché sei rimasto il solo in grado di riassumere e sintetizzare per intero il popolo italiano. Non posso identificare nessuna persona e nessuna categoria, meritevole di critica costruttiva, perché si sentirebbe levare una voce unitaria e monotona che ripete, come un’eco lontana: «Non si riferisce a me».

L’argomento che mi assilla è, probabilmente, il medesimo che preoccupa la stragrande maggioranza del popolo italiano: dove sta andando l’Italia? Non ti chiedo una risposta, piuttosto ti propongo un’analisi che tu, nella tua sana ironia, potrai valutare al meglio. Per rispondere alla domanda, bisognerebbe partire da lontano, cioè: da dove viene l’Italia unita? Qui, caro Pulcinella, casca l’asino, perché la provenienza dell’unità d’Italia non ci onora, perché ci ritroviamo a dover parlare di aggressione, di viltà, di corruzione, di tradimento di stragi, per non accennare alle losche figure che si prostituirono per ottenere l’aiuto militare di Napoleone III.

Garibaldi, eroe di due (o anche più) mondi sbarcò in Sicilia, a Marsala, mentre al largo vigilava la flotta inglese, a protezione degli interessi della famiglia Nelson. L’esercito borbonico era comandato dal generale Landi, che per 14.000 scudi ordinò la ritirata delle truppe, lascando campo libero agli “eroici” garibaldini. Poi Garibaldi, dopo avere depredato il Banco di Sicilia e l’oro che conteneva, si proclamò dittatore e soffocò nel sangue la rivolta di Bronte, quando vennero arrestati numerosi rivoltosi e condannati a morte dopo un processo sommario durato quattro ore. Intanto la Sicilia fu annessa al nascente Stato italiano, insieme a tutto il Regno delle Due Sicilie, in quanto anche a Napoli l’esercito venne venduto dal generale Lanza che decretò la resa senza condizione ai banditi di Garibaldi.

Cavour si fece venire la brillante idea di coinvolgere nella guerra contro gli austriaci invasori la Francia di Napoleone III, del quale incassò il sostegno militare in cambio di appassionate notti di sesso elargite da una cugina di Cavour, la contessa Castiglione, nota nei salotti dell’epoca per la sua facilità nel concedersi. Da un’invasione sostenuta dal tradimento e dalla corruzione, culminata nelle stragi, si passa al precoce bunga bunga, di cui abbiamo, oggi, una conoscenza approfondita e recente.

L’unità d’Italia, caro Pulcinella, è stata fatta da una puttana che riuscì a irretire un sovrano e da un bandito che piemontesizzò il Regno delle Due Sicilie, grazie alla corruzione, alla viltà e al tradimento. Figli di una tale combinazione perché meravigliarci se oggi agili e disponibili fanciulle occupano posizioni chiave nell’esecutivo? Perché ci meravigliamo se la corruzione ha preso il posto della medaglia al merito? Perché meravigliarci se il tradimento e la viltà sono diventati la moneta di scambio con il maggior valore?

Rosario Amico Roxas

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