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Il punto di Rosario Amico Roxas. L’attualità di don Sturzo

Il 18 gennaio 1919 Don Sturzo lanciò il suo appello agli uomini «liberi e forti»

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. L’attualità di don Sturzo

Sono trascorsi ben 97 anni da quel 18 gennaio 1919, quando don Sturzo lanciò il suo appello agli uomini «liberi e forti». La ricorrenza sarà ricordata a Caltanissetta il 18 gennaio alla presenza dell’on. De Mita e dell’on. Tabacci. L’esordio del documento non poteva che auspicare «una pace giusta e durevole» dopo la tragica esperienza della prima guerra mondiale. Auspicio che inciampò nel fascismo di Mussolini prima e successivamente nel nazismo di Hitler; ma rimase quell’appello che oggi si sta dimostrando il più attuale e il più urgente. La seconda guerra mondiale coinvolse tutta l’Europa, acquistando, successivamente, una dimensione planetaria che travolse le aspirazioni alla pace tra i popoli. Il documento quasi secolare di don Sturzo sta dimostrando una grande attualità a fronte, oggi, di una realtà carente di ideali, infatti leggiamo ancora: «è imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della società». Il documento indica anche la via da seguire, che consisterebbe «nell’attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le energie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della Società delle Nazioni attraverso un “programma politico-morale”».

Oggi mancano proprio i programmi, si vive alla giornata, seguendo suggerimenti che scaturiscono da sondaggi di opinione incapaci di proiettare la nazione verso il futuro, inseguendo un presente sfuggente e aleatorio, elaborato secondo interessi di parte. Il testo di don Sturzo ha anticipato le risposte che uomini come De GasperiEinaudiCroce seppero dare a una nazione uscita distrutta dalla seconda guerra mondiale. Fu la democrazia liberale con ampie adesioni socialdemocratiche che riuscì a promuovere quello che fu definito «miracolo economico», frutto proprio di una progettualità «politica e morale». Politica, perché capace di sollecitare una ripresa economica generalizzata con investimenti produttivi e la creazione di posti di lavoro; morale perchè il progresso sollecitato coinvolgeva indistintamente tutte le classi sociali. Il liberalismo, per attualizzarsi, necessita di un sistema democratico, ma quando si è affermato, se non sorretto da uomini «liberi e forti», allora scatena interessi individuali, travolgendo i principi liberali e trasformandosi in un liberismo di parte, negatore dello Stato Sociale e degli interessi legittimi delle fasce più deboli e bisognose.

Si succedettero governi oltranzisti, a cominciare dai governi Craxi, che si identificarono per la dilatazione a dismisura del debito pubblico, effettuato per promuovere un circuito miliardario di denaro utilizzato per favorire la nascente “casta” di politici, imprenditori, capitalisti (senza capitali o con capitali di dubbia provenienza), corruttori, corrotti e corruttibili, ai quali, vanamente, l’operazione giudiziaria Mani pulite tentò di mettere un argine.

Non è più il momento di cercare scelte politiche che finiscono sempre per agevolare i soliti noti; ormai è il momento delle scelte sociali e morali, da effettuare tramite «Associazioni individuali di scopo», dove lo scopo andrebbe individuato in un programma operativo di sviluppo e di fiscalizzazione in grado di favorire una equa distribuzione delle ricchezze nazionali. Un associazionismo di scopo, effettuato da «uomini di buona volontà», affinché «lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare», capace di una progettualità indirizzata al “Bene Comune” attraverso una capacità dialettica in grado di mediare diverse condizioni ideologiche per promuovere la solidarietà di una sola classe, quella “umana”, esorcizzando le varie “lotte di classe” che hanno fermato il progresso, dilatando la sperequazione economica tra i pochi che possiedono molto e la stragrande maggioranza che manca spesso dell’indispensabile. Sappiamo che il 15% della popolazione italiana possiede il 60% della ricchezza nazionale, e ciò non rappresenta certamente l’espressione del volere popolare.

Rosario Amico Roxas

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