Martedì, 07 maggio 2024 - ore 16.27

Il punto di Rosario Amico Roxas. Quarto Reich

Il nostro opinionista parla di pangermanesimo di ritorno

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Quarto Reich

Torna come una cometa profeta di sventure il pangermanesimo, ispiratore della prima e della seconda guerra mondiale, che causò milioni di morti nonché la distruzione materiale dell’Europa. Lo slogan abituale del pangermanesimo che fu di Guglielmo II, di Adolf Hitler e lo è adesso con Angela Merkel, rappresentava la volontà di un’unione dell’Europa, ma vista come dilatazione territoriale, economica e politica della Germania. La storia dell’espansionismo tedesco coincide con la storia dei Reich che hanno rappresentato la Germania: il Primo Reich fu il Sacro Romano Impero dal 962 al 1806, il Secondo Reich fu l’Impero tedesco dal 1871 al 1919 con Guglielmo II, il Terzo Reich è la designazione informale della Germania nazista (1933-1945) di Adolf Hitler, il Quarto Reich è la Merkel e l’unione monetaria europea, con l’espansionismo finanziario della Germania. Da Guglielmo II, transitando per Hitler, fino alla Merkel, il leitmotiv si è ripetuto, con eventi tragici; in tutti i Reich in esame il contenuto ha sempre ribadito il medesimo ritornello: è nell’aspirazione all’unità dell’Europa che si nasconde l’inganno, perché il pangermanesimo è stato, ed è, il sogno proibito dei governanti tedeschi, limitato solamente nei brevi periodi successivi alle sconfitte militari della prima e della seconda guerra mondiale, per riprendere vigoria quando le altre nazioni hanno permesso alla Germania sconfitta di tornare a essere potenza militare, fino al Terzo Reich, per diventare, adesso, dopo la sconfitta militare, potenza economica in grado di condizionare l’intera Europa agli interessi del pangermanesimo. L’unione dell’Europa, sotto la guida della Germania, con uno stato di sudditanza e subalternità delle altre nazioni, ritorna puntualmente, con una periodicità allarmante. Il grande errore degli alleati, vincitori della seconda guerra mondiale, fu di permettere la riunificazione delle due Germanie, divise dopo gli accordi di pace, con particolare riferimento ai Patti di Parigi del 1947. L’esclusione della Germania dalle nazioni firmatarie ebbe una chiara valenza di diritto internazionale, avendo subito la nazione tedesca il fenomeno della debellatio in seguito all’occupazione totale del suo intero territorio e alla conseguente soppressione di qualsiasi governo. La Germania non era dunque più un soggetto di diritto internazionale e pertanto non poteva firmare alcun trattato, le sue sorti anche territoriali vennero affidate a semplici ordinanze militari delle quattro potenze occupanti. Malauguratamente prevalsero i compromessi per restituire alla Germania la dignità di nazione. Ma non bastò, perché venne consentita la riunificazione delle due Germanie e, cosa ancora ben più grave, vennero, praticamente, abolite le penali per danni di guerra, che avrebbero costretto a stringere la cinghia per oltre mezzo secolo, invece di stare a pensare ai modi come condizionare la vita delle altre nazioni europee aderenti all’Unione Europea.

Che piaccia a meno, la terza guerra mondiale è stata sibillinamente dichiarata dalla Germania della Merkel al resto dell’Europa, ma, forte delle precedenti sconfitte militari, ha cambiato metodo aggressivo, non più affidato ai panzer, bensì alle banche. Gran parte delle banche tedesche sono in mani pubbliche, tramite tali banche la Germania investe pesantemente nei titoli di Stato delle nazioni prese di mira, lucrando sulle variazioni dello spread che la Germania controlla; basta fermare la voragine degli acquisti di btp e lo spread si innalza, alimentando gli interessi sugli investimenti. Praticamente si tratta di un esercizio abusivo di controllo diretto sulla nostra politica interna, che vede il montante degli interessi passivi cambiare da un giorno all’altro, alimentando guadagni parassitari da parte delle banche tedesche. Ma Berlino opera al contrario con i propri titoli, investendo i guadagni ricavati dai titoli italiani su titoli tedeschi, mantenendo bassi i tassi di interesse.

Non è ancora una guerra dichiarata e ufficialmente aperta, ma è certamente una guerriglia di posizione, dove le forze italiane non sanno trovare compattezza, preferendo l’esportazione all’estero in isole fiscali, alla difesa sostenuta da una folle politica fiscale che, con i governi Berlusconi, ha sostenuto la finanza creativa scoraggiando investimenti produttivi con condoni fiscali, sanatorie e scudi fiscali che hanno fornito di denaro fresco e senza pagare il dovuto, la mafia, la camorra, la ’ndrangheta e sacra corona, nonché le varie criminalità associate nella gestione delle istituzioni, grazie alla corruzione dilagante.

Mancando la parità di poteri, è escluso che possa affermarsi un’Europa Unita, perché la Germania vorrà sempre germanizzare il resto dell’Europa, a meno che non nasca una Repubblica Federale Europea, con l’esclusione della Germania, a meno che non venga sancita una “camera di compensazione”, che abbia, come sua missione, quella di equilibrare le bilance dei pagamenti tra import ed export, in modo che le esportazioni della Germania coincidano con analogo valore di importazione, con ogni singola nazione.

Verrebbero azzerati gli squilibri, ottenuti grazie a maggioranze anomale in sede parlamentare europea; per tutti valga un esempio minimo: L’Italia è vincolata a una produzione minimale di latte, quindi costretta a importare latte per la caseificazione; così dall’essere i migliori produttori al mondo di formaggi, ci ritroviamo a importare latte e formaggi dalla Germania.

Rosario Amico Roxas

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