Domenica, 28 aprile 2024 - ore 21.49

Il punto di Rosario Amico Roxas. Referendum: come votare

«Votare sì significherebbe delegare Renzi, Boschi e Verdini a eseguire un compito eccessivamente superiore alle loro modestissime capacità»

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Referendum: come votare

Finita la corrida delle elezioni amministrative, torna di prepotenza il referendum per stravolgere la Costituzione italiana. Capire il nesso di talune modifiche è arduo, perché si dovrebbe poter entrare nei meandri tortuosi della mente culturalmente minorata del Presidente del Consiglio che su tale referendum scommette la sua stessa carriera politica (salvo ripensamenti in corso d’opera).

Si pone adesso l’amletico dubbio se votare sì o no; l’astensione rappresenta una delega in bianco ad altri che andranno a votare per reconditi fini o per palesi interessi. Escluso il voto sì, perché sarebbe annullato, rimane la scelta, la decisione e la responsabilità di permettere a personaggi politicamente di più che mediocre levatura, l’onere di modificare una Costituzione scritta da statisti veri, da studiosi, filosofi, da Benedetto Croce a Calamandrei, da Togliatti a Nilde Jotti, a modificarne la struttura si sono assunti l’onere tale Matteo Renzi, una imprecisata Maria Elena Boschi, un pluri-inquisito Denis Verdini, e altri di analogo livello culturale e morale. Votare sì significherebbe delegare simili personaggi a eseguire un compito eccessivamente superiore alle loro modestissime capacità.

Se ne deduce che sarebbe più opportuno votare no, ma in tal caso, il mio singolo voto, anche insignificante, andrebbe a fondersi con il voto dei vari Matteo Salvini; con il voto vendicativo di un Berlusconi in caduta libera che cerca appigli per arrestare la caduta; assimilarsi al voto di un tale Brunetta che vanta per se stesso una candidatura al Nobel per l’Economia, che nessuno gli ha mai riconosciuto, diventa una mortificazione irrecuperabile.

Sulla Costituzione si giura con la formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi»; giurano i Presidenti della Repubblica, Ministri, Giudici costituzionali, Magistrati, Sindaci, militari, dipendenti pubblici. Avrà ancora valore un giuramento su una Costituzione così maldestramente alterata? Mi sembra come il giuramento sulla Bibbia, ove venisse alterata dal cardinale Tarcisio Bertone. Come potrà mai essere sentito un giuramento verso una Costituzione che gli stessi modificatori abusivi hanno definito «schifezza», «scempio», «fetenzia», e con quale faccia potranno mai giurare senza sentirsi coperti di ridicolo e trattenere l’impeto di lanciarsi in una liberatoria risata? Il nodo gordiano della decisione ultima, spetta a ogni singolo elettore, che dovrà, in ogni caso, forzare la propria coscienza nel fare una scelta sbagliata in entrambi i casi.

Rosario Amico Roxas

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