Venerdì, 10 maggio 2024 - ore 07.02

Il punto di Rosario Amico Roxas. Un pangermanesimo finanziario

L’analisi del nostro opinionista parte dal punto di vista da cui si analizza la crisi greca

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Un pangermanesimo finanziario

La crisi greca viene analizzata seguendo il punto di vista dell’Occidente, capitanato dalla Germania della Merkel; non c’è alcuna analisi storica alla ricerca delle motivazioni che hanno portato la Grecia sull’orlo del fallimento. Sentire, adesso, i commenti del pregiudicato Berlusconi, fa rabbia, perché in tali commenti accusa l’attuale governo di essere il rappresentante del peggior comunismo anticapitalista; tacendo che proprio il capitalismo è stato il vettore principale dello sfascio greco.

Fu un governo capitalista che abolì le tasse agli armatori, in un mercato che vale 12 miliardi di euro, quindi da quattro a cinque miliardi di tasse non corrisposte. Per colmo di ipocrisia, gli armatori hanno proposto un aumento delle tasse, ma per un valore massimo compressivo di 105 milioni l’anno e per una durata massimo fino al 2017, quindi un totale di 400 milioni a fronte di 4/5 miliardi l’anno.

Il capitalismo, per affermarsi, necessita di un sistema democratico, per passare poi a uno Stato autoritario, quando ha agguantato le redini del potere. Così è accaduto in Grecia, dove governi compiacenti hanno favorito in tutti i modi le classi più opulente a discapito delle fasce più deboli e dei posti di lavoro.

È accaduto in Grecia quello che accadrà in Italia se dovesse ancora esistere il liberismo berlusconiano che Renzi sembra avere adottato come linea di principio. Sono i pesi e le misure diverse che il capitalismo esegue a tutela del capitalismo che diventa liberismo e si dedica alla finanza creativa che genera denaro con l’utilizzo senza scrupoli di altro denaro, senza dover ricorrere alla produzione, al lavoro, al mercato, allo sviluppo e al progresso.

Così sta avvenendo anche con la Germania che nel secolo scorso dichiarò guerra al resto d’Europa per ben due volte, provocando decine di milioni di morti e l’olocausto del mondo ebraico, che, a sua volta ha operato la degenerazione sionista. Malgrado due guerre perdute la Germania ha potuto godere di vantaggi e privilegi a danno delle altre nazioni. Nel 1928 avvenne però anche una ricontrattazione del debito, verso le nazioni danneggiate, con la riduzione delle quote da pagare e un enorme allungamento dei tempi di restituzione a 60 anni (Piano Young). Nel 1933. Dopo aver vinto le elezioni, i nazisti smisero di pagare i debiti e le riparazioni dovute. Negli anni successivi cominciarono a invadere i loro vicini, non dimenticando mai, appena arrivati, di svuotare le casseforti degli altri.

Nel 1953, dopo la Seconda guerra mondiale, la Germania ha nuovamente battuto cassa per non pagare il suo debito. Il 27 febbraio 1953, la conferenza di Londra, ha infatti deciso l’annullamento di circa i due terzi del debito tedesco (62,6%). Il debito di prima della guerra è stato ridotto da 22,6 a 7,5 miliardidi marchi e il debito del dopoguerra è stato ridotto da 16,2 a 7 miliardi di marchi. Oltre al taglio del debito la Germania ottenne anche un forte dilazionamento: oltre 30 anni di tempo per pagare la quota di debito rimanente. L’accordo è stato firmato dalla repubblica federale tedesca con 22 Paesi, tra cui la Grecia.

Ora la Merkel fa la voce grossa, per non scontare le tragedie che la Germania ha provocato all’Europa e al mondo intero. La Merkel avrebbe il dovere morale di pagare il debito tedesco alla Grecia e non più imporre quello spread a vantaggio tedesco, che penalizza tutte le nazioni. Si tratta di un nuovo pangermanesimo ossessivo ed elitario, che supera i danni provocati dalle due guerre volute dealla Germania, dichiarando all’Europa una terza guerra mondiale, modificando l’armamento; non più armi da fuoco, bensì armamenti finanziari.

Rosario Amico Roxas

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