Gentile direttore, premettendo che sono lombardo fin dai tempi in cui i miei antenati erano cavernicoli, vorrei dire la mia in antitesi con tutti quelli che sul suo giornale scrivono lettere razziste. Io non ho niente contro le persone che non sono italiane, anzi. Tutti coloro che entrano nella mia patria li valuto come una grande ricchezza, in ogni senso, morale, culturale, intellettuale, economica. Ad esempio perché avercela a morte con i cinesi, per esempio, che fanno ottimi lavori nelle loro sartorie, quando le nostre ragazze italiane non sanno cucine neppure un bottone. Non sanno neppure cucinare un uovo sodo, quando invece nei ristoranti giapponesi, turchi, si mangiano manicaretti prelibati. (...) Ho richiesto un muratore romeno che mi ha fatto un ottimo lavoro e l’anno scorso un simpatico idraulico albanese mi ha rifatto tutti i sanitari con un prezzo onestissimo. I nostri figli si credono tanto intelligenti perché sono laureati alla Bocconi e poi non riescono neppure a fissare un quadro al muro. Ho ben due amiche giapponesi che sono cantanti liriche, dalla voce bellissima, e la loro arte le ha portate a parlare un italiano perfetto, molto meglio di certi cremonesi zoticoni razzisti che credono di dettare scuola. (...) Dopotutto mi piacerebbe molto baloccarmi con un bel pargoletto dalla pelle nera che porta il mio cognome.
D. D. (Cremona
