Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 00.52

Invito a leggere Jacques Maritain RAR

Ma non basterebbe affrontare la lettura de “L’umanesimo integrale” per darsi un indirizzo umanistico, sociale e culturalmente impegnato.

| Scritto da Redazione
Invito a leggere Jacques Maritain   RAR

Ci volevano le parole del Presidente Mattarella per aprire le menti alla esigenza culturale; il Presidente ha invitato i giovani a leggere, citando Jaques Maritain come una delle sue prime letture diventate fondamentali per la Sua formazione. Ma non basterebbe affrontare la lettura de “L’umanesimo integrale” per darsi un indirizzo umanistico, sociale e culturalmente impegnato. Abbiamo la fortuna di aver avuto un pontefice, Paolo VI, che della lettura di Maritain trasse l’ispirazione per l’intero suo pontificato, ma anche per la vita pastorale come Arcivescovo di Milano. Non c’è alcun dubbio che Maritain fu non solamente l’ispiratore, ma anche il consigliere personale di Paolo VI, la cui impronta rileviamo nell’enciclica più importante di Papa Montini, la Populorum Progressio. Non si può disgiungere la filosofia di Maritain dalla prassi di Montini, formano un tutt’uno integrandosi reciprocamente, con una analisi rigorosa della realtà, suggerendo ipotesi di lavoro sia sotto un profilo laico che nell’ottica spirituale. Per comprendere la dimensione del filosofo, non si può prescindere dall’architettura confessionale, in una reciprocità complementare, non per nulla voci mai smentite sostenevano che Paolo VI avesse elevato alla porpora cardinalizia Maritai, sia pure “in pectore”. Uno spazio limitato non permette di essere esaurienti nel proporre una analisi soddisfacente, ma bisogna pure iniziare; così inizio una analisi comparativa, sperando che possa diventare motivo di successive discussioni, alle quali mi dichiaro aperto e disponibile.

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Di fronte alla crisi generale che investì la società intera dopo la I°  Guerra Mondiale e di cui una manifestazioni più rilevanti fu il crollo del 1929 di Wall Street, in molti sentirono il bisogno di cercare, o solo di tentar di cercare, una soluzione di essa in termini economici e socio-politici. L’immagine di una società in pericolo mosse le menti degli uomini e, naturalmente, anche il mondo cattolico tentò di dare una risposta al problema di una Chiesa strettamente legata ad una civiltà terrena  soggetta a finire, mutandone le forme e i contenuti che rivelano le deficienze, registrandone il declino; problema dei modi e delle forme che la Chiesa deve trovare per salvare i valori spirituali  pur non separandosi e non astraendosi dalla società civile, pur senza entrare nelle scelte politiche, sollecitando i governi  a realizzare l’affermazione dell’uomo come fondamento  di una nuova società nella quale  il carattere dell’individualità e accidentalità possa fondersi con la personalità e la sostanzialità relative alla cultura, religione di ogni  gruppo antropologico. La dialettica individuo-persona costituisce il centro della filosofia politica di Maritain, in essa avviene il superamento della concezione marxista, per la quale l’individuo non ha altra vita che nella società e per la società, venendo a mancare, esso cessa di vivere autonomamente. La concezione umanistica  e cattolica di Maritain vede, invece, la realizzazione dell’individuo nel  mondo  e nella società, attraverso il “bene comune”  che assume una dimensione più grande  del bene privato. Questa esaltazione dell’individuo-persona  va ben oltre la mera analisi filosofica, in quanto Paolo VI  la fece propria  esaltandone le potenzialità nella Populorum Progressio. Ma non si può accedere al pensiero sociale e mistico di Papa Montini senza fare riferimento allo storico vissuto , iniziando l’itinerario da quella baracca trasformata in Chiesa dove l’Arcivescovo di Milano, mons. Montini, celebrò la Messa di Natale il 25 dicembre del 1955; quel giorno documentò al mondo che la Chiesa è nata tra i poveri ed è destinata ai poveri, ed è la sola voce che può e deve levarsi forte per sostenere i diritti dei più deboli e dei più fragili, di quelli che non hanno voce per farsi sentire. Ricordando la pastorale del Natale 1955, in quel gelido tugurio dove il Cristo era presente nei derelitti di una Milano occupatissima a celebrare non il rinnovarsi del mistero della Natività, ma il rito del cenone, e la lettera Enciclica PP, ritroviamo tutto l’itinerario dell’uomo Montini e la dilatazione degli orizzonti operata dall’assunzione della paternità universale..Venne citato più volte il profetico e terribile documento del Concilio “Gaudium et Spes”, Gioia e Speranza, lì dove assicura gioia e speranza a chi riconosce nel povero l’immagine di Cristo, escludendo coloro i quali, nazioni, popoli o singole persone, hanno privilegiato l’accaparramento delle ricchezze in contrapposizione alla distribuzione della solidarietà; fu una citazione profetica con una promessa e una condanna. Voci vecchie e antistoriche coniarono per Paolo VI il soprannome di “Papa comunista”, perché aveva voluto andare oltre l’interpretazione di un Vangelo consolatorio e aveva voluto calare nell’attualità il Verbo della universalità e della uguaglianza di tutti gli uomini non solo davanti a Dio, (sarebbe stato un discorso limitato al mondo dei credenti), ma identificando tale uguaglianza nell’intima natura dell’uomo, senza distinzioni di razza, cultura, qualità della vita, sviluppo tecnologico o religione: un discorso cattolico e, quindi, universale. Nel rigurgito di un anticomunismo antistorico e di propaganda che ci sta martellando in questi anni, che hanno superato il 2000, risulta molto evidente la ragione per la quale Paolo VI, con la Sua PP, sia stato messo da parte, con la segreta speranza che fosse anche dimenticato. Altre ragioni motivano il silenzio intorno alla PP, particolarmente in questi ultimi anni dopo il 2000, queste ragioni vanno ricercate nei temi dottrinali contenuti nel documento pontificio; tali temi non sono tutti preesistenti alla PP, alcuni vennero solamente ampliati, mentre altri rappresentarono una novità dottrinale caratteristica del tempo e profetica dei tempi futuri, come possiamo oggi ben constatare. L’elemento di maggior rilievo che oggi colpisce e condanna il metodo socio-politico dell’Occidente, è rappresentato dalla condanna esplicita dei principi del liberismo economico. Qui l’impronta di Maritain si fa più concreta, con riferimenti anche a “Le paisan de la Garonne” dove descrive un mondo che Polo VI conoscerà direttamente , per il quale solleciterà l’intervento delle Istituzioni globali.

• I diritti di proprietà e di libero commercio non sono assoluti, ma “subordinati” alla “regola della giustizia, che è inseparabile dalla solidarietà” (PP n. 22, 23, 58).

• E’ un’esigenza la espropriazione dei beni non utilizzati con sufficiente socialità (PP n. 24).

• Non sarà mai sufficiente la condanna del capitalismo “senza freno” , della “concorrenza come legge suprema dell’economia” e del “profitto come motore essenziale del progresso economico” (PP n. 26).

Questa condanna non è nuova, e parte dal mondo capitalistico, arrogante ed egoista, poiché è connaturata con tutta la polemica antiliberista  (distorsione del liberalismo dell’800 che continua anche ai nostri giorni), che, sviluppata a oltranza, ha indotto settori interessati della politica mondiale imperniata sul capitalismo, ad usare nei confronti del pensiero sociale della PP la qualifica equivoca di “socialismo cristiano”.

Parallelamente alla condanna del neo-liberismo produttore del capitalismo monopolistico, altri temi vennero sviluppati seguendo l’evoluzione dei tempi, giungendo a momenti di vera profezia: un’analisi anche superficiale dei tempi attuali documenta la lungimiranza di Paolo VI. I temi ampliati e sviluppati sono quelli inerenti i principi di etica sociale nei rapporti tra individui (ricchi e poveri) o tra classi (datori di lavoro e lavoratori); nella PP questi stessi principi vengono estesi alla urgenza etico-giuridica dei rapporti tra popoli; la divisione del pianeta in Nord (ricco e sprecone) e Sud (arretrato tecnologicamente e vivente sotto i limiti della dignità della vita) è l’opposto di quanto Paolo VI auspicava e che ha lungamente predicato.

Rosario Amico Roxas

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