Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 03.00

Italia fra i peggiori in Europa per disuguaglianza di reddito

Fra le nazioni che fanno peggio di noi ci sono solo: Bulgaria, Lettonia, Lituania, Romania, Spagna e Regno Unito.

| Scritto da Redazione
Italia fra i peggiori in Europa per disuguaglianza di reddito

La forbice tra poveri e ricchi s’è allargata ancora di più nell’ultimo anno. Ma già nel 2019 l’Italia era settima su 28 Paesi Europei per disuguaglianze sociali. Il calcolo effettuato per stabilirlo è quello del coefficiente Gini, salito agli onori della cronaca quando Mario Draghi, nel suo discorso per la fiducia alle Camere, l’ha citato. 

 

Secondo tale calcolo, formulato dall’economista italiano Corrado Gini e accettato universalmente, quanto più è basso il dato, tanto meno disuguaglianze si registrano in quel Paese. La media europea è 30,7; il dato italiano è 32,80. Ma è destinato ad aumentare, secondo l’ultimo report Oxfam, che ha stabilito quanto sarà difficile per le famiglie recuperare le perdite causate dalla pandemia.

 

Il covid è stato ribattezzato nel report “il virus della disuguaglianza” perché a fronte di oltre mezzo miliardo di persone in più che vivranno in povertà entro il 2030; il patrimonio dei primi dieci miliardari del mondo è aumentato di 540 miliardi di dollari. Ma vale anche per il nostro Paese: da marzo 36 miliardari italiani hanno aumentato il patrimonio di oltre 45,7 miliardi euro, mentre il 30% degli italiani dichiarava di non avere risorse sufficienti per fare la spesa essenziale. 

 

Nel tentativo di arginare a queste disuguaglianze, il Parlamento UE ha richiesto agli Stati membri il 10 febbraio, di agire a livello governativo sull’aumento del salario minimo e condizioni eque per i lavoratori. Ma la strada da fare è ancora tanta e sono i più giovani a farne le spese. 

 

Il percorso scolastico infatti è legato alla famiglia: maggiore ricchezza corrisponde a un'istruzione migliore. Dato evidenziato anche dalla DaD, che tanti alunni sfruttano poco e male per mancanza di risorse tecnologiche: oltre la metà delle famiglie italiane non possiede un PC connesso a Internet. La Premio Nobel per la Pace, Malala Yousafzai, diceva: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.

 

Durante la pandemia non vale più, non solo per l’Italia, ma anche per le altre nazioni europee, come la Spagna. Dalle pagine di informazione del sito www.reviewbox.es, si apprende: “La povertà educativa si esprime in con il divario digitale. In Spagna circa il 90% delle famiglie possiede un solo computer per tutti i suoi membri, ma solo la metà possono contare su una stabilire connessione in banda larga; inoltre il Governo ha dovuto implementare il programma “Educa en Digital” per educare gli insegnanti all’uso delle tecnologie necessarie per la didattica a distanza”. 

 

In Italia, alla povertà si aggiunge il divario digitale, per cui alcune zone del territorio si sono ritrovate con una connessione lenta o assente. Al contrario della Spagna che ha migliorato le prestazioni negli ultimi anni, l’Italia è agli ultimi posti nella digitalizzazione: 25 su 28 nella classifica DESI 2020. La riduzione della povertà educativa passa anche per la strada della digitalizzazione.

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