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La Casa di Riposo di Soresina non sarà più venduta. Bene. Rimangono i problemi

| Scritto da Redazione
La Casa di Riposo di Soresina non sarà più venduta. Bene. Rimangono i problemi

Signor direttore, ho letto in questi giorni che la Casa di Riposo di Soresina non verrà più ceduta a terzi e si procederà ad un risanamento interno.
Sarebbe perciò doveroso che il Cda, o chi per esso, chiarisse pubblicamente a mezzo stampa, i seguenti punti: quali sono le voci di contenimento della spesa corrente, oltre alla lotta all’assentesimo (cosa ovvia) e al prolungamento dell’orario di lavoro dei dipendenti; se e come si vuole intervenire sulla dirigenza per alleggerire i costi; se è vero, come dichiarato a suo tempo dal consigliere Ghirri, che la Fondazione è gravata da un debito pregresso di circa undici milioni di euro; se sono previste alienazioni del patrimonio residuo della Zucchi – Falcina (antico palazzo Zucchi, oggetti d’arte e antiquariato); se il Comune di Soresina intende intervenire con la vendita di beni propri (vedi proprietà dell’Opera pia Ciboldi, stimate, salvo errore, a circa tre milioni di euro); se si prevedono contributi regionali o di altri enti pubblici; se vi è la possibilità di ritoccare i canoni d’affitto dei locatari della Fondazione (Istituto Ponzini e centro medico); se s’intende ricapitalizzare ricorrendo a nuovi prestiti presso gli istituti di credito; se vi è il rischio di un contenzioso con la ditta Numeria per inadempienza contrattuale; se è vero che la ditta aveva già a suo tempo versato una caparra di 600.000 euro e se questa dovrà essere resa con importo maggiorato; se, fallendo uno o più punti del risanamento previsto, si voglia ricorrere alla fiscalità, aumentando le imposte locali per imprese e privati per convogliare il gettito nelle casse della Fondazione (ipotesi essenziale per un’economia già in gravi difficoltà).

Il salvataggio di un «patrimonio dei soresinesi» non dovrà trasformarsi in un onere aggiuntivo per la comunità, e pertanto sollecito una risposta chiara e dettagliata ai quesiti proposti, con ampie rassicurazioni (e presa di responsabilità) sul pieno successo di un piano di risanamento che, se fallisse, trascinerebbe la casa di riposo in una crisi senza ritorno.

Va da sè che il silenzio, o una risposta evasiva, saranno interpretati come segno di debolezza, alimentando dubbi sulla concreta possibilità di salvare la Fondazione.

Maria Fortina Mainardi

(Soresina)

2013-10-06

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