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L'Asl di Lodi e il nuovo modello di welfare lombardo: cantiere 7

| Scritto da Redazione
L'Asl di Lodi e il nuovo modello di welfare lombardo: cantiere 7

Il giorno 25/07/2012 in un riunione a carattere informativo tenutasi con le maggiori organizzazioni sindacali la direzione dell'ASL ha dichiarato l'esternalizzazione del servizio CURE DOMICIALIARI dell'ASL di LODI. In questa informativa si specifica che l'ASL di Lodi ha deciso di aderire alla sperimentazione regionale del Cantiere 7 che dovrebbe rappresentare il nuovo modello di "welfare lombardo": un cambiamento radicale nell'ambito dell'assistenza al cittadino nel campo delle Cure Domiciliari. Facendo riferimento al DGR n IX/341 del 30/05/2012, del DGR n XI 3584 del 6/06/2012 nonché il successivo decreto n. 6032 del 6/07/2012 della Direzione Generale della Famiglia, Conciliazione e Solidarietà Sociale in cui sono stati definiti i requisiti specifici per l'esercizio e l'accreditamento che devono essere posseduti dalle unità che d'offerta che erogano assistenza domiciliare integrata. Come afferma la direzione ASL negli incontri con le organizzazioni sindacali l'ASL ha espresso la volontà di potenziare l'attività di controllo dell'appropriatezza assistenziale delle prestazioni erogate su tutti gli operatori pubblici e privati accreditati attraverso il lavoro di equipes multi professionali, di cui il personale attualmente dedicato all'erogazione delle prestazioni fa parte. Cercando di essere chiari l'ASL su sollecitazione della Regione Lombardia, ha deciso di chiudere il sevizio di cure domiciliari dell'ASL di Lodi e usare gli operatori Infermieri Professionali, operatori all'assistenza: OSS, ecc., per controllare il lavoro che sarà svolto dalle varie cooperative o ASP che si proporranno sul mercato. Questo ultimo atto di affossamento del sevizio perpetuato nel tempo dalle varie direzioni ASL sarà a sancire la completa privatizzazione del servizio sanitario erogato dall'ASL. La direzione ASL e precisamente nelle vesti del direttore Sociale dopo una serie di riunioni con il personale in cui, quasi si chiedeva ai dipendenti di decidere sul futuro del loro servizio e dopo aver fatto fare un progetto ad alcuni operatori del servizio per verificare i requisiti che doveva avere il servizio per essere mantenuto aperto, che poi non si è neppure degnata di presentare alla Regione Lombardia (il perché di questa presa in giro non è dato a sapere), ne ha deciso la chiusura. Sempre nei verbali dalle riunioni con le organizzazioni sindacali si dice che i dipendenti manterranno il proprio contratto, la propria retribuzione, i propri orari. Dalla fotografia che esce da questi particolari che il lavoro degli operatori (infermieri e OSS) sarà quello di vigilare su altri lavoratori che svolgeranno le loro mansioni, o quello di accreditare questa o quella impresa "privata" che andrà a sostituire la loro "pubblica", nonché a valutare il tempo e la durata dell'assistenza e l'eventuale chiusura della prestazione estemporanea o voucher dei requisiti per averla. Tutto questo cosa comporta:

1. Una totale cessione al privato dell'assistenza domiciliare con un incentivo, a creare nuove imprese nonché profitti per i vecchi e nuovi impresari della sanità.

2. Nel futuro, un assistenza sempre più precaria, conoscendo le condizioni salariali e contrattuali e lo sfruttamento in cui operano i lavoratori delle cooperative o imprese sanitarie: per arrivare a un salario decente l'operatore è costretto a operare su più pazienti essendo pagato a prestazioni, o nel migliore dei casi applicando il minutaggio sulla prestazione a ridurre il tempo della prestazione in caso di sforamento del tempo prestabilito. "Se uso tanto per te devo togliere tempo ad un altro".

3. Lavoratori pubblici delle cure domiciliari andranno a formare una specie di doppione di servizio che ora già svolgono atri infermieri, il che fa presumere che visto le prospettive date dal Governo Monti in campo di tagli al pubblico, saranno tenuti in una sorta di magazzino e in futuro o messi in mobilità o costretti ad accettare contratti capestro passando magari dal servizio pubblico a operare in una delle tante cooperative o imprese (che nella maggior parte dei casi sono la stessa cosa) che andranno a sostituire i sevizi ora erogati dall'ASL.

4. A quanto si presume, al corrente dei corsi fatti fare ad alcuni operatori dove si stabilisce una griglia per avere diritto a determinate prestazioni sanitarie, i requisiti per avere diritto all'assistenza diverranno sempre più fiscali, tutto ciò ci induce a pensare che nel futuro prossimo, il cittadino bisognoso di assistenza dovrà versare una parte del costo della prestazione ricevuta. Tutto ciò non è cosa nuova, questo si può riscontrare da quando è stata esternalizzata il servizio di igiene delle ex assistenza domiciliare comunale, prima gratuita, dopo la creazione dei consorzi dei comuni e l'appalto alle varie cooperative del servizio, a pagamento.

Tutto ciò fa parte del probabile nuovo rilancio economico il settore probabilmente in cui ancora l'imprenditore può investire abbastanza sicuramente (tranne che la gente rinunci a curarsi) è quello della Sanità e dei Servizi Sociali. Più volte abbiamo denunciato questo attacco al Servizio Sanitario Nazionale, attacco che vuole portare il diritto alla salute a prerogativa soltanto per chi può permetterselo. Per chi non può resteranno le strutture di prima emergenza e l'ospedale per i poveri, e se va bene qualche associazioni di volontariato. A tutto ciò non si può restare impassibili, dobbiamo scendere in piazza per difendere il diritto ad un lavoro stabile, contro le nuove forme di sfruttamento dei lavoratori che si chiamino cooperative o altro. Per riaffermare che la sanità e il diritto alla salute è diritto di tutti quindi deve esser gratuito, visto che già prelevano la quota spettante dalle nostre pensioni e buste paga. Per questi motivi il S.I. COBAS aderisce allo sciopero proclamato per il 14/09/2012 contro la chiusura del servizio cure domiciliari dell'ASL di Lodi.

Lodi, 28 agosto 2012.

S.I. COBAS SANITÀ DI LODI

lodi@sicobas.org

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