Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 16.28

Lella Brambilla Presidente Auser Lombardia

| Scritto da Redazione
Lella Brambilla Presidente Auser Lombardia

Una donna presidente per Auser Lombardia: Ersilia (detta Lella) Brambilla è stata votata all’unanimità dagli organismi direttivi al termine del congresso regionale svoltosi a Boario Terme dall’11 al 13 marzo.
Lella Brambilla ha le doti umani e professionali adatte per portare avanti il grande lavoro del predecessore Sergio Veneziani, a scadenza di mandato: dopo aver conseguito la maturità magistrale, ha lavorato come insegnante – e per un periodo anche come dirigente -  di scuola materna dal 1971 al 1988.
Dal 1989 si è impegnata a tempo pieno nel sindacato, prima come responsabile della CGIL presso il Comune di Milano e poi come Segretaria della Funzione Pubblica di Milano.
Nel 2006 è passata alla Segreteria della Funzione Pubblica regionale, per essere successivamente eletta nella Segreteria Confederale regionale. È stata inoltre assessore all’ambiente presso il comune di Sesto San Giovanni dal 2008 al 2012.

Auser Lombardia avrà una Presidenza di soli tre componenti: oltre a Lella Brambilla, il vicepresidente Maurizio Carbonera e Rosa Romano.
Paola Adonnino è il nuovo direttore di Auser Lombardia. 
Ulteriori aggiornamenti relativi al congresso saranno pubblicati sul sito www.auser.lombardia.it

•IL RINGRAZIAMENTO DI LELLA BRAMBILLA DOPO L’ELEZIONE
“Ringrazio di cuore tutte e tutti coloro che mi hanno votato, concedendomi una fiducia che mi onora e che molto m'impegna a cercare di far bene, insieme a tutti i dirigenti e i volontari, per l'AUSER Lombardia.
Ringrazio Claudio Regazzoni, vicepresidente nazionale, che a questo congresso ha proposto la mia candidatura a nome di Auser Nazionale. Un ringraziamento ugualmente caldo ed affettuoso rivolgo a Sergio Veneziani, per tanti anni presidente di Auser Lombardia, che mi ha accolta l'estate scorsa ed introdotta in questo nuovo percorso: Sergio ha fatto tanto per l'Auser, e tanto continuerà a fare, così come tanto ha dato, in un lunghissimo percorso, alla CGIL.
Sergio lascia una struttura vivace culturalmente, ricca nelle iniziative e nelle esperienze, radicata nel territorio: mi sento fortemente impegnata a mantenere ed accrescere questa ricchezza che abbiamo.
Una ricchezza che è soprattutto quella delle volontarie e dei volontari che ogni giorno mettono la propria faccia e la propria passione nelle diverse attività di Auser, realizzando quell'economia del dono che parte dalla voglia di stare insieme, da un fondamento etico, ma diviene anche aiuto, servizio, sostegno alla cittadinanza, fino ad entrare nel PIL.
Sono loro, le nostre volontarie e i nostri volontari, quelli che ho conosciuto e quelli che conoscerò man mano, la nostra risorsa fondamentale: a loro va il mio saluto più affettuoso, sperando di meritare la loro fiducia e di poter realizzare insieme un cammino sempre più significativo ed appassionante”. 

•Da notare i recenti cambi al vertice anche in diversi comprensori lombardi:
Brescia: Giovanni Marelli (succede ad Adriana Mostarda)
Cremona: Agostino Tonarelli (succede a Giuseppe Strepparola)
Milano:  Giovanni Gruppo (succede ad Emilio Lunghi)
Ticino Olona: Pinuccia Boggiani (succede a Nicola Oldani)
Varese: Grazia Di Mauro (succede ad Ezio Bianchi)
 
Auser Lombardia
Via dei Transiti, 21
20127 Milano (MI)
www.auser.lombardia.it  
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INTERVENTO DI LELLA BRAMBILLA
AL CONGRESSO REGIONALE DI AUSER LOMBARDIA
Il nostro congresso regionale si colloca in una fase particolarmente acuta della crisi economica e sociale ( pensiamo solo ai dati sull'aumento dei licenziamenti e sul numero di famiglie a rischio povertà) ed in una situazione politica che le recenti elezioni ci restituiscono incertissima ed inquietante: non viene meno, tuttavia, ed anzi nella crisi si accresce, il dovere, per un'associazione radicata come la nostra, della ricerca e della proposta.
Ricerca e proposta che, ritengo, debbano caratterizzarsi su quali soluzioni individuare per la tenuta del sistema di welfare: di quello nazionale e di quello della nostra regione, in un quadro di crisi finanziaria gravissima anche di questo sistema.
Non è pienamente universale, ed è anzi molto frammentato, il welfare nazionale, ed ugualmente non è universale, e con ben maggiori squilibri, quello lombardo: quest'ultimo, costruito nei diciassette anni di Formigoni, molto compatto nelle sue caratteristiche, si è rivelato molto costoso ed insieme debole soprattutto rispetto alle problematiche della popolazione anziana e dei soggetti con particolari fragilità.
Non penso a correzioni radicali da parte di Maroni, vedremo: intanto ragioniamo su come attrezzare una nostra proposta.
Da un lato abbiamo i vincoli finanziari, oggi drammatici: da rivedere, pensando a nuove politiche europee ed a politiche di bilancio meno blindate ed unilaterali, ma sapendo che la situazione attuale potrà trovare un temperamento, ma non essere ribaltata.
D'altro canto siamo interrogati, direi addirittura pressati dalla domanda delle persone anziane, che aumenteranno molto ( gli esperti ci preannunciano una vera e propria rivoluzione demografica nei prossimi decenni, dove gli anziani diverranno la base della piramide) e dei soggetti con fragilità, che il modello lombardo lascia particolarmente soli ed impoveriti: impoveriti perché lo scambio risorse economiche/voucher al posto di servizi è normalmente in perdita, soli perché comunque questo modello, che nega la presa in carico del bisogno, richiede alle persone una capacità elevata di rapportarsi in proprio con il mercato dei servizi, aggravando anche le diseguaglianze, non solo di reddito, ma di cultura e di strumenti.
Come muoversi? Mi viene in mente come abbiamo costruito altri servizi, anche molto costosi, quali  ad esempio gli asili nido, negli anni Settanta: partendo dal basso, con quelle prime forme di salario sociale che si ritrovavano nella contrattazione aziendale ( l'1% del salario), ed ugualmente abbiamo difeso questo servizio anche di recente, magari rileggendolo in chiave aziendale ed interaziendale, con la contrattazione di secondo livello e/o con la contrattazione sociale.
Allora penso, ad esempio, a tutti quei contratti vuoi nazionali vuoi di secondo livello
che disciplinano forme di sanità integrativa, non sempre in modo pienamente efficace ed a volte addirittura sostituendosi al servizio sanitario nazionale nell'erogare o rimborsare prestazioni indispensabili e che devono essere garantite per legge in modo universale ( non è alle cure odontoiatriche, ovviamente, che mi riferisco), e penso anche al dibattito ed alle polemiche che su questo ci hanno attraversato.
Credo che proprio dall'esperienza contrattuale possiamo invece ripartire per affermare una sussidiarietà buona e corretta, che veda il ruolo pubblico di regia, coordinamento e presa in carico, e questo significa battersi perché ai comuni torni una competenza effettiva sulle scelte sociali e sanitarie fondamentali e collegare ad un rinnovato ruolo degli enti locali la finalizzazione nell'utilizzo delle risorse dei fondi integrativi: handicap, non autosufficienza, fragilità come temi principali, aggiungendo risorse integrative a quelle, scarse, pubbliche che ci sono ed a quelle da conquistare.
Non solo sanità integrativa, ma anche risorse che derivino dalla contrattazione sociale, e su questo AUSER dovrà sempre più sviluppare una capacità di relazione con la CGIL e lo SPI in tutte le loro articolazioni, da quella regionale alle Camere del Lavoro ed alle presenze territoriali  diffuse: per collaborare alla costruzione di piattaforme condivise e partecipate, che siano insieme strumenti per ricreare democrazia dal basso e per favorire conquiste sociali.
In un modello sociale di buona sussidiarietà c'è grande spazio anche per AUSER e per il mondo del volontariato, che, lo ricordo, vale lo 0,4% del PIL. Lo sottolineo perché qui etica ed economia si intrecciano, e potrebbero farlo molto di più.
C'è spazio anche in molti progetti europei, che possono sostenere il tema della cura dal lato della conciliazione vita/ lavoro, e tutelando i diritti delle donne, sulle quali ricade ancora moltissimo lavoro di cura, ed in tempi di crisi dove l'incertezza e la precarietà del lavoro rendono ancora più difficile l'esercizio dei diritti previsti a questo scopo da leggi e contratti, che tuttavia non bastano a sancire condizioni paritarie.   La cittadinanza paritaria significa andare verso un’eguaglianza nonostante la differenza, ma nella differenza che vuol dire partire dal presupposto che i generi che abitano a pari diritto la comunità sono due e hanno modi di vita, relazioni, pensieri, bisogni e desideri differenti e tali devono essere compresi e recepiti nell’azione di governo di Auser e, auspichiamo, nel governo a livello istituzionale.
La politica delle pari opportunità non deve essere vista come “questione femminile” ma è questione di eguaglianza radicale, virtù sovrana della comunità democratica che sostiene che ogni individuo merita un trattamento che gli permetta pari opportunità nelle sua aspirazioni e scelte di vita. Le donne soffrono ancora segregazione professionale, doppio carico di lavoro e violenza di genere che lede il diritto alla vita. Auser Lombardia, ad esempio, è stata capofila di un progetto europeo, finanziato dal programma Daphne, intitolato “Stop Vi.e.w.” e focalizzato sul contrasto alla violenza nei confronti delle donne anziane.   
C'è spazio, infine, e non è certo il dato meno rilevante, per l'esercizio collettivo ed individuale di quella rinnovata responsabilità civile che caratterizza il nostro dibattito congressuale, e nella quale il nostro Paese può trovare nuove e più avanzate prospettive.
Grazie.

 

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