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Liberare gli eritrei

| Scritto da Redazione
Liberare gli eritrei

EveryOne chiede all'Egitto di inviare una Task Force a Rafah per liberare gli eritrei
Milano, 24 dicembre 2010. In base alla situazione umanitaria ormai disperata dei profughi eritrei prigionieri dei trafficanti nel nord del Sinai e alle testimonianze dei migranti eritrei che negli ultimi mesi hanno raggiunto Israele, abbiamo chiesto al Presidente della Repubblica Araba d'Egitto Hosni Mubarak, al Primo Ministro Ahmed Nazif e la Ministro degli Interni Habib Ibrahim El Adly di inviare con urgenza una task force militare nella parte egiziana di Rafah, per liberare i migranti e procedere contro i loro sequestratori.
Il Gruppo EveryOne ha fornito alle massime autorità egiziane i numeri di telefono di alcuni dei trafficanti beduini e, ancora una volta, le indicazioni atte a identificare il frutteto di Rafah in cui si trovano i tre container metallici interrati che fungono da prigione per i profughi.
Nell'invito a un'azione urgente, i difensori dei diritti umani di EveryOne hanno inoltre esposto alcuni punti importanti riguardo alla situazione in cui si trova il gruppo di eritrei e alle prossime mosse dei trafficanti. Innanzitutto si può ormai escludere la collaborazione delle forze dell'ordine del nord del Sinai, che - come confermano testimoni degni di fede - sono corrotte e caratterizzate da forti connivenze con la criminalità che gestisce i traffici illeciti.
Basandoci sulle testimonianze di profughi che hanno raggiunto Israele, si può ora ipotizzare che gruppi di eritrei - dopo il pagamenti dei riscatti, che continuano quotidianamente via Western Union - saranno condotti a piedi verso il confine con Israele. Cammineranno per ore, scegliendo vie già collaudate dai trafficanti. Sentinelle beduine precederanno e seguiranno il carico umano, evitando i controlli o corrompendo le pubbliche autorità. Quindi sfrutteranno i punti deboli lungo il confine, dove non esistono barriere, per consentire ai migranti di raggiungere lo Stato ebraico.
Per coloro che non sono in grado di pagare il riscatto si profila una fine orrenda. Si ricorda che l'Egitto, nonostante l'impegno delle Istituzioni per combattere l'odioso fenomeno, è tuttora il terzo Paese al mondo per traffico di reni umani, con un giro d'affari da capogiro, la copertura della mafia locale e agganci con la criminalità organizzata di altri Paesi. Al Cairo e in altre città esistono da anni cliniche clandestine attrezzate proprio per rifornire questo mercato. Le giovani donne, oltre a quel pericolo, possono finire anche nel racket della prostituzione, un giro criminoso in cui diventeranno schiave e da cui non esiste via di fuga. Per i bambini e i giovanissimi si prospetta la possibilità di cadere nel mercato della pedofilia o del lavoro nero.
Nell'appello alle Istituzioni egiziane si sottolinea la gravità della situazione in cui versano i migranti e si ricorda come otto di essi siano stati assassinati, quattro siano stati portati in una clinica clandestina e altri cento, sui 250 inizialmente detenuti nel frutteto di Rafah, siano stati trasferiti dai predoni verso una località sconosciuta. Tutti elementi che rendono drammatica l'urgenza relativa a un intervento da parte del governo.
Gruppo EveryOne
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