Lotta al Covid Un grande divario fra quello che si dice e quello che si fa| Vincenzo Montuori (Cremona)
Egregio direttore, il consiglio dei ministri ha, quindi, deciso, da Pasqua e fino al 30 aprile, una stretta generalizzata in tutta Italia per quasi ogni attività, ma ha assicurato una riapertura graduale delle scuole e un forte potenziamento della campagna vaccinale.
Tutto bene, allora? Non proprio, perché qui si batte il tasto sullo scontro tra aperturisti e rigoristi; qui si cerca di salvare capra e cavoli, tra Salvini che non intende perdere il consenso di chi vuole giustamente riprendere a lavorare, e il Cts per cui bloccare tutto è la cosa più facile e quasi l’unica da fare; ma quello che non si decide è quali provvedimenti prendere durante le chiusure per dare un minimo di senso costruttivo ad esse.
Riaprire la scuola? Bene; ma come controllare la diffusione del contagio che tale decisione porterà inevitabilmente con sé (parole del prof. Galli)?
Non pervenuto. Vaccinare? Bene, ma in che modo e in che misura?
Qui si procede a macchia di leopardo, visto che siamo ancora a numeri decisamente bassi riguardo le vaccinazioni.
Chiudere bar e ristoranti? Bene, ma ci sono diversi ristoranti che sono aperti come mense per le partite Iva.
Intensificare i controlli ai caselli per chi viaggia in autostrada? Benissimo; ma sta di fatto che su una delle autostrade più trafficate d’Italia, la Milano-Brescia-Venezia, il traffico è notevole e non si vedono auto della polizia stradale.
Procedere con l’acquisto delle dosi vaccinali? Ottimo, ma anche qui abbiamo ancora qualche defaillance da parte della solita Astra Zeneca.
In sostanza, e per non farla lunga, la questione non è tanto e non solo che cosa lasciamo aperto e che cosa chiudiamo; ma piuttosto quanto è grande il divario tra ciò che ci ripromettiamo di fare e che cosa effettivamente realizziamo.
Questo è il divario che va colmato, e non tra due-tre-quattro mesi, ma subito, qui e ora. Vincenzo Montuori Cremona