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McDonald’s trasferisce dal Lussemburgo al Regno Unito la sua base fiscale

L’annuncio di McDonald’s mostra il declino del Lussemburgo come piazza fiscale. “Il suo potere di attrazione e’ chiaramente diminuito”, stima Murphy. Gli accordi fiscali offerti alle imprese appartengono ormai al passato.

| Scritto da Redazione
McDonald’s trasferisce dal Lussemburgo al Regno Unito la sua base fiscale

Dopo sei mesi del voto a favore della Brexit, la mappa della fiscalita’ mondiale sta per essere ridisegnata, con un Regno Unito che si fa avanti con le sue imposte basse. Ieri 8 dicembre, McDonald’s ha annunciato che spostera’ la sua base fiscale internazionale dal Lussemburgo al Regno Unito.

Un annuncio che interviene nel momento in cui la Commissione europea intende tassare la multinazionale in ogni Paese in cui essa realizza degli introiti. Concretamente, il gruppo americano di fast-food intende creare una “struttura unificata” che ricevera’ i diritti di proprieta’ intellettuale versati dai ristoranti in franchising nel mondo, al di fuori degli Stati Uniti. “Questo sara’ amministrativamente piu’ semplice, ridurra’ le spese e aumentera’ la flessiblita’”, spiega il gruppo. Le sue attivita’ a Losanna, in Svizzera, che era una filiale della struttura del Lussemburgo, sara’ chiusa.

L’annuncio viene fatto dopo che il gruppo e’ da dicembre 2015 sottoposto ad un’inchesta della Commissione europea che l’accusa di avere beneficiato di un trattamento fiscale di favore da parte delle autorita’ del Lussemburgo. Cosa che gli avrebbe permesso “di non pagare virtualmente nessuna imposta sui profitti delle societa’ del Lussemburgo e degli Usa”. Lo spostamento non cambiera’ nulla sull’inchiesta in corso e per il rischio di sanzioni. Ma in futuro, consentira’ al gruppo americano di essere fuori del’Unione europea e quindi di sottrarsi alla possibilita’ di una simile disavventura.

“Un avvertimento all’Unione europea”

“Stiamo per assistere alla nascita di un Regno Unito come paradiso fiscale” sostiene Richard Murphy, dell’associazione Tax Justice Network. E ricorda che l’inchiesta della Commissione Europea fa riferimento alle regole europee, le quali assimilano i regali fiscali agli aiuti di Stato, che sono vietati in nome della concorrenza. “Con la Brexit, questo non verra’ piu’ applicato al Regno Unito”.

“Questo spostamento sembra come un avvertimento all’Unione europea”, aggiunge Prem Sikka, professore di compatibilita’ all’Universita’ dell’Essex.

“Stiamo assistendo alla nascita di un Regno Unito come paradiso fiscale”.

Per il momento, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea non e’ effettivo, ma Londra ha chiaramente intrapreso il cammino fiscale che intende percorrere. Il governo britannico ha annunciato a novembre che continuera’ con la riduzione delle sue imposte sulle societa’, cosi’ come era stato cominciato dal governo precedente. Tasse che se erano al 28% nel 2010, oggi sono al 20% e diventeranno del 17% entro il 2020. “E’ il livello piu’ basso di tutti i Paesi del G20”, si vanta l’amministrazione britannica. Questo tasso resta superiore a quello dell’Irlanda (12,5%), ma e’ nettamente inferiore a quello degli Stati Uniti (35%, anche se Donald Trump ha promesso di ridurlo), della Francia (33%) o della Germania (30%).

Ufficialmente, il primo ministro Theresa May ha presentato delle proposte dure contro l’evasione fiscale. “Se non pagate delle imposte, noi vi perseguiremo, ha detto in ottobre durante la conferenza annuale del Partito Conservatore (…). Chiunque voi siate, sia ricchi e potenti che voi siate, il vostro dovere e’ di pagare le imposte”.

Una “Singapore sul Tamigi”

I militanti anti-evasione fiscale dubitano pertanto che i fatti accompagnino le parole. Le autorita’ fiscali britanniche sono notoriamente sotto-effettivi, sottolinea Sikka. Dal 2004 al 2015, Her Majesty Revenues and Customs ha perduto un terzo della sua forza-lavoro, con la soppressione di 30.000 impieghi. Tra il 2010 e il 2015, si sono avuti solo undici sentenze giudiziarie per evasione fiscale per avere esportato verso paradisi fiscali. “Il Regno Unito e’ particolarmente duro nell’applicare la sua legge in questo ambito”, aggiunge Sikka.

Politicamente, May e’ incoraggiata dai diversi partigiani della Brexit ad abbassare la sua fiscalita’. Questi sognano un Paese con basse imposte, aperto sul mondo, dove passeranno i capitali del Pianeta: una sorta di “Singapore sul Tamigi”.

Senza esserci ancora arrivata, l’uscita dall’Unione Europea, prevista per marzo del 2019, permette al Regno Unito di fornire delle assicurazioni alle imprese. La fiscalita’ britannica non dipende piu’ dalla potenziali nuove regole che vengono da Bruxelles. “Ci sono oggi piu’ certezze sulla fiscalita’ del Regno Unito che non in quella del Lussemburgo, a causa delle inchieste della Commissione europea”, fa notare Murphy.

L’annuncio di McDonald’s mostra il declino del Lussemburgo come piazza fiscale. “Il suo potere di attrazione e’ chiaramente diminuito”, stima Murphy. Gli accordi fiscali offerti alle imprese appartengono ormai al passato. Londra potrebbe essere quella che piu’ ci guadagna dal ribaltamento della situazione.

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