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Montodine ‘Le ragioni del NO’ al Referendum Incontro Riuscito

Venerdi 11 novembre si è tenuta a Montodine l’ennesima iniziativa pubblica territoriale del Comitato cremasco per il NO al referendum previsto per decidere circa le modifiche costituzionali proposte dalla riforma ‘Renzi-Boschi’, relatori della serata Albano Rocco (Comitato NO), l’avv. Mimma Aiello (Comitato NO), Massimo Balzarini (segreteria regionale CGIL Lombardia) e l’on. Franco Bordo (deputato di Sinistra Italiana).

| Scritto da Redazione
Montodine ‘Le ragioni del NO’ al Referendum Incontro Riuscito

Prima di entrare nel merito della riforma vengono illustrate le finalità del Comitato promotore formato da personalità indipendenti da appartenenze e simpatie politiche che perseguono l’obiettivo comune di difesa della democrazia, della Costituzione e dei valori in essa contenuti quali l’antifascismo, la difesa dei diritti dei cittadini (scuola pubblica e salute), dei lavoratori e delle famiglie. Difendendo inoltre i principi di non-violenza, solidarietà e sovranità popolare.

La riforma prevede, infatti, la modifica di 47 articoli della carta costituzionale che potrebbero mutare gli equilibri e i valori della nostra Nazione nata dalla Resistenza.

Viene premesso inoltre che la volontà di cambiare la nostra carta è esclusiva del Governo e non del Parlamento o di una Assemblea costituente composta da rappresentanti del mondo politico, sociale e culturale. Governo avente la fiducia di un Parlamento eletto con legge elettorale giudicata  incostituzionale con sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre 2013.

Entrando nel merito della riforma l’avv. Aiello ci ricorda che il 4 dicembre i cittadini italiani sono chiamati a votare per un referendum avente funzione OPPOSITIVA in quanto richiesto dai membri del Parlamento visto il non raggiungimento dei 2/3 della maggioranza in fase di approvazione.

L’ avv. Aiello prosegue la sua arringa analizzando e smontando i punti cardine della riforma, riassumendo:

- la prevista riduzione del numero dei membri del Senato a 100 (95 nominati su base regionale – 5 dal presidente della Repubblica) implica una minima riduzione dei costi, una non adeguata rappresentanza territoriale, una maggiore conflittualità decisionale con la Camera dei Deputati sulle sempre più crescenti ‘questioni europee’ e una sproporzionata forza delle volontà del Presidente della Repubblica rispetto alle attuali condizioni. Ancora non sappiamo come e chi sceglierà i 95 senatori ‘territoriali’, sicuramente non verranno scelti direttamente dai cittadini.

- la riforma non prevede l’effettiva fine del bicameralismo perfetto e i procedimenti legislativi continueranno ad avere tempistiche lunghe a causa di ragioni e volontà politiche. Rimarranno le problematiche riguardanti le troppe leggi ‘inutili’ emanate.

- sarà sempre più evidente il logoramento del rapporto Stato-Regioni creando maggiori incertezze e conflitti riguardo l’attribuzione di competenze, i poteri verranno eccessivamente concentrati allo Stato e al Governo.

Massimo Balzarini, rappresentate sindacale CGIL, giudica negativa la revisione costituzionale perché essa prevede una diminuzione della partecipazione diretta dei cittadini compromettendo un già fragile equilibrio sociale.

Le modifiche non sono necessarie e non prevedono i cambiamenti necessari a semplificare e rafforzare le Istituzioni. I previsti risparmi, anche se minimi, non serviranno a sopperire ai necessari investimenti sul welfare e il sociale.

L’on. Franco Bordo ha evidenziato che il trasferimento di competenze quali sanità, ambiente, assistenza e governo del territorio provocherebbero un inopportuno ritorno al centralismo di Stato e una ricaduta negativa anche sul nostro territorio.

Non è vero che nel ‘nuovo’ Senato la rappresentanza territoriale avrà un forte peso, anzi sarà il contrario.

Non sono mancati interventi dei rappresentanti del SI che hanno evidenziato la completa disinformazione sul merito della riforma, ma che la campagna avversaria si basa su slogan che nulla  hanno a che vedere con la modifica della Costituzione, per migliorare l’efficienza della P.A. e garantire investimenti basterebbe legiferare ordinariamente e in maniera coscienziosa.

In conclusione si può dire che se passasse questa riforma i cittadini si tramuterebbero in sudditi impotenti con un ‘uomo solo’ al Governo facilmente manovrabile. La nostra battaglia, anche se vittoriosa, non finirà qui, ma continuerà affinché venga garantita l’effettiva applicazione delle regole costituzionali e la difesa dei valori in essa contenuti.

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