Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 06.28

Non so se il governo Monti ce la farà | G.C.Corada

| Scritto da Redazione
Non so se il governo Monti ce la farà | G.C.Corada

Vorrei segnalare ai lettori, nel ‘mare magnum’ di informazioni da cui siamo quotidianamente
bombardati, tre notiziole di quelle che solitamente sfuggono.
La prima è che gli italiani, in percentuale superiore al 70 per cento, risultano essere favorevoli all’introduzione nelle scuole di una divisa uguale per tutti, onde evitare il più possibile ogni manifestazione esteriore di diseguaglianza.
La seconda riguarda l’alta moda ed il lusso. Ho scoperto che esiste una borsetta di Hermès
che costa 18mila euro e che quella che costa ‘solo’ 7mila euro va prenotata: anzi, esiste una specie di lista di prenotazioni delle prenotazioni, tanto è ambita!
La terza notizia (quella in effetti che mi ha stupito meno) è che ogni seduta del Consiglio regionale lombardo costa alla collettività 300mila euro e che in tutta Italia i privilegi di politici ed alti dirigenti pubblici sono rimasti dopo la manovra praticamente quelli di prima.
Queste tre notizie, lette insieme, fanno riflettere.
La prima segnala che c’è nel nostro Paese, ma credo nel mondo intero, un grande bisogno di
giustizia ed equità, che si manifesta nelle forme più svariate, anche discutibili (personalmente,
non concordo con l’introduzione nelle scuole di divise).
La seconda rivela l’altra faccia della medaglia: l’esistenza di straordinarie sperequazioni sociali. D’altronde tutte le statistiche lo rilevano: circa il dieci per cento delle famiglie italiane possiede quasi il 50 per cento dei beni e dei redditi, mentre in fondo alla piramide vi è l’esatto contrario.
La terza notizia dimostra la grande difficoltà (spero non si debba giungere ad attestarne l'incapacità)
della nostra classe dirigente a riformare se stessa e le Istituzioni, anche in momenti in cui la crisi economica ed il discredito della politica esigerebbero iniziative decise.
Che conclusioni possiamo trarre? Anzitutto, sta emergendo con sempre maggior evidenza
che il tragico fallimento delle utopie comuniste e socialiste non esclude (anzi, a mio parere comporta) che le teorie liberal-democratiche e social-democratiche tornino a porsi, insieme al tema delle libertà, quello della equità e di una diversa distribuzione della ricchezza. Nei primi decenni del secondo dopoguerra, la crescita economica ha favorito anche l’ampliamento ed il consolidamento
della democrazia, grazie ad una più equa distribuzione delle risorse e ad una progressiva estensione dei diritti.
Negli ultimi venti- trent’anni, invece, l’esplosione del debito pubblico, l’ampliarsi delle diseguaglianze, politiche dissennate di spesa pubblica, il crearsi di privilegi delle caste più varie, ha portato ad una situazione gravissima che mette a rischio la stessa democrazia.
E non è tutta colpa di Berlusconi, anche se lui vi ha messo del suo. Non so se il governo Monti ce la farà a raddrizzare la baracca.
Ma dobbiamo sperarlo ed aiutarlo. Anche gli enti locali, i Comuni soprattutto e quello di Cremona in primis, devono farlo: non aumentando le tasse locali, riducendo la spesa, investendo per creare lavoro.
L’alternativa è il disastro.
Gian Carlo Corada
(già sindaco di Cremona)

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