Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 12.15

Parte il Progetto " Cremona nel Mondo".

| Scritto da Redazione
Parte il Progetto

Progetto " Cremona nel Mondo".
con la partecipazione straordinaria di mons. Carmelo Scampa, originario di Scandolara Ripa d'Oglio, vescovo di Sao Luis de Montes Belos in Brasile.
Venerdì 20 gennaio 2012, ore 17,30 in sala Zanoni :
presentazione del progetto  " Cremona nel Mondo" :   per una città globale, nonviolenta, multiculturale, europea, federalista e fraterna.
 In particolare si affrontano 4 aspetti:
- il ruolo di Cremona in preparazione dell'EXPO 2015 e il contributo sui temi del Po, dell'economia verde e della sovranità alimentare;
- la città della conoscenza, per una "rete" tra i giovani sui terreni della scienza, della ricerca, delle nuove tecnologie e dell'educazione.
- il ruolo delle città e delle comunità locali per il rilancio dell'Europa politica e per l'incontro delle civiltà del Mediterraneo;
- il rafforzamento della rete di tutte le solidarietà locali, nazionali e internazionali di fronte al crescere di disuguaglianze, precarietà e nuove povertà.

In preparazione dell' incontro in allegato 2 documenti : il manifesto dell' EXPO DEI POPOLI e LA CARTA MONDIALE DEI MIGRANTI approvata  a Gorèe . 
                                                         
All' associazione " Cremona nel Mondo" hanno cominciato ad aderire economisti, imprenditori, insegnanti, medici impegnati nella cooperazione internazionale, immigrati, cremonesi all'estero, ricercatori, missionari, artisti, giornalisti, rappresentanti del volontariato . Chi è interessato a conoscere progetto e statuto può rivolgersi a Marco Pezzoni marcopezzoni@alice.it
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Carta Mondiale dei Migranti Gorée 4 febbraio 2011
La Carta Mondiale dei diritti dei Migranti rappresenta un documento eccezionale:
è stata elaborata, nel corso di cinque anni, grazie al contributo di oltre 5000
persone provenienti da tutto il mondo.
E' la prima carta dei diritti elaborata interamente dal basso, da persone singole,
senza avalli istituzionali e contiene affermazioni di principio estremamente
avanzate.
La Carta è stata approvata a Gorée (l'isola in cui venivano "stoccati" gli schiavi in
partenza per le Americhe) nel febbraio di quest’anno.
La cornice di Gorée è stata scelta per il suo forte significato simbolico: Gorée è un
luogo in cui l'umanità è stata espropriata ed è da qui che si vuole fare cominciare
la riappropriazione dell'umanità.
Promotori e sottoscrittori si stanno impegnando per farla conoscere il più possibile
e per raccogliere nuove adesioni, anche da parte di soggetti istituzionali e
associativi.
Le persone migranti sono bersaglio di politiche ingiuste. A detrimento dei diritti universalmente
riconosciuti a ogni individuo, queste politiche mettono gli esseri umani gli uni contro gli altri
attraverso strategie discriminatorie, basate sulla preferenza nazionale, l’appartenenza etnica,
religiosa o di genere.
Tali politiche sono imposte da sistemi conservatori ed egemonici che per cercare di mantenere i
propri privilegi sfruttano la forza lavoro, fisica e intellettuale dei migranti. A questo scopo, tali sistemi,
utilizzano le esorbitanti prerogative consentite dal potere arbitrario dello Stato-Nazione e dal
sistema mondiale di dominio, ereditato dalla colonizzazione e dalla deportazione. Questo sistema
è, nel medesimo tempo, caduco, obsoleto e causa di crimini contro l’umanità. Per questa ragione
deve essere abolito.
Le politiche di sicurezza attuate dagli Stati Nazione inducono a credere che le migrazioni siano un
problema e una minaccia, mentre costituiscono un fatto storico naturale, complesso, certo, ma
che, lungi dall’essere una calamità per i Paesi di residenza, rappresenta invece un contributo
economico, sociale e culturale di inestimabile valore.
Ovunque i migranti sono privati del pieno esercizio del loro diritto alla libertà di movimento e di
installazione sul nostro pianeta.
Inoltre i migranti sono privati dei loro diritti alla pace, economici, sociali, culturali, civili e politici,
nonostante tali diritti fondamentali siano garantiti da diverse convenzioni internazionali.
Solo un’ampia alleanza tra persone migranti potrà promuovere l’emergere di nuovi diritti per ogni
persona, per nascita e senza distinzione di origine, sesso, credo politico e colore della pelle.
L’alleanza dei migranti, basata su principi etici, dovrà permettere loro di contribuire
all’elaborazione di nuove politiche economiche e sociali, così come la rifondazione del concetto
di territorialità e del sistema di governance mondiale dominante, unitamente ai fondamenti
economici ed ideologici che gli sono sottesi.
Ecco perché noi, migranti di tutto il mondo, sulla base dalle proposte ricevute a partire dal 2006 e
dopo ampio dibattito su scala planetaria, adottiamo la presente Carta Mondiale dei Migranti.
Sulla base delle situazioni vissute dai migranti in tutto il mondo, il nostro primo obiettivo è di far
valere il diritto per tutti di circolare e stabilire liberamente la propria residenza sul nostro pianeta e
contribuire a costruire un mondo senza muri.
Per questo, noi persone migranti che abbiamo lasciato la nostra regione o Paese – per costrizione
o di nostra spontanea volontà – e che viviamo permanentemente o temporaneamente in un’altra
parte del mondo, riunite il 3 e 4 febbraio 2011 sull’Isola di Gorée in Senegal,
Noi proclamiamo
Poiché appartiene alla Terra, ogni persona ha il diritto di scegliere il luogo della sua residenza,
decidere di restare laddove vive o di andare altrove e istallarsi liberamente – e senza costrizioni – in
qualsiasi altra parte di questo pianeta
Ogni persona, senza esclusione, ha il diritto di spostarsi liberamente dalla campagna verso la città,
o viceversa, dalla città verso la campagna, da un provincia verso un’altra. Ogni persona ha il
diritto di lasciare un qualsiasi Paese per andare in un altro e di ritornarci se sarà una sua libera
scelta.
Qualsivoglia disposizione e misura restrittiva della libertà di circolazione e istallazione deve essere
abolita (leggi relative ai visti, lasciapassare e autorizzazioni, così come qualsiasi altra legge relativa
alla libertà di circolazione).
Le persone migranti del mondo intero devono godere degli stessi diritti dei nazionali e dei cittadini
dei Paesi di residenza o di transito e assumere le medesime responsabilità in tutti gli ambiti essenziali
della vita economica, politica, culturale, sociale ed educativa. Devono avere il diritto di votare e
di essere eleggibili in ogni organo legislativo a livello locale, regionale e nazionale, assumendo le
loro responsabilità fino al termine del mandato che è stato loro affidato.
Le persone migranti devono avere il diritto di parlare e condividere la loro lingua madre, di
sviluppare e far conoscere le loro culture e i loro costumi tradizionali, ad eccezione di quanto
arreca danno all’integrità fisica e morale delle persone, nel più assoluto rispetto dei diritti umani. Le
persone migranti devono avere il diritto di praticare la propria religione e il proprio culto.
Le persone migranti devono avere il diritto di esercitare un’attività commerciale dove desiderano,
di dedicarsi all’industria o a praticare qualsiasi mestiere o professione legittima, alla pari dei
cittadini del Paese di accoglienza e di transito, in modo da consentire loro di responsabilizzarsi nella
produzione della ricchezza necessaria allo sviluppo e alla realizzazione di tutti.
Lavoro e sicurezza devono essere garantiti a tutte le persone migranti. Ogni lavoratore deve essere
libero di aderire a un sindacato e/o di fondarne uno con altre persone. Le persone migranti
devono ricevere un salario per un lavoro uguale, avere la possibilità di trasferire il frutto del proprio
lavoro, ricevere le prestazioni sociali e godere della pensione, senza restrizione alcuna. Questo
contribuendo al sistema di solidarietà necessario alla società del Paese di residenza o di transito.
L’accesso ai servizi bancari e finanziari deve essere assicurato a tutte le persone migranti nello
stesso modo dei nazionali e dei cittadini del Paese di accoglienza.
Tutti, uomini e donne, hanno diritto alla terra. La terra deve essere condivisa tra quanti ci vivono e
la lavorano. Restrizioni alla proprietà della terra imposte per motivi etnici e/o di nazionalità e/o di
genere, devono essere abolite, a vantaggio della visione nuova di una relazione responsabile tra
gli esseri umani e la terra, nel rispetto delle esigenze di uno sviluppo duraturo.
Le persone migranti devono essere uguali davanti alla legge, allo stesso titolo dei nazionali e dei
cittadini dei Paesi di residenza o di transito. Nessuno deve essere sequestrato, imprigionato,
deportato o vedersi limitare la propria libertà senza che prima sia stata ascoltata e difesa la sua
causa, in modo equo e in una lingua di sua scelta.
Le persone migranti hanno il diritto all’integrità fisica e a non essere molestati, espulsi, perseguitati,
arrestati arbitrariamente o uccisi a causa del loro statuto o perché difendono i propri diritti.
Ogni legge che prevede una discriminazione basata sull’origine nazionale, il genere, la situazione
matrimoniale e/o giuridica o sulle convinzioni deve essere abolita, a prescindere dallo statuto della
persona umana.
I diritti umani sono inalienabili e indivisibili e devono essere gli stessi per tutti. La legge deve
garantire a tutte le persone migranti il diritto alla libertà di espressione, il diritto di organizzazione, il
diritto alla libertà di riunione e il diritto di pubblicazione.
L’accesso ai servizi di cura e all’assistenza sanitaria deve essere garantita a tutte le persone
migranti, allo stesso titolo dei nazionali e dei cittadini dei Paesi di accoglienza e di transito, con un
attenzione particolare alle persone più vulnerabili.
A tutte le persone migranti portatrici di handicap, devono essere garantiti i diritti alla salute, i diritti
sociali e culturali.
La legge deve garantire a qualsiasi persona migrante il diritto di scegliere il proprio partner, di
fondare una famiglia e di vivere nel suo nucleo familiare. La riunificazione familiare non può essere
rifiutata e non si può separare la persona migrante dagli altri membri della famiglia o tenerla
lontana dai propri figli.
Le donne in particolare, devono essere protette contro ogni forma di violenza e di traffico. Hanno il
diritto di controllare il proprio corpo e di rifiutarne lo sfruttamento. In materia di condizioni
lavorative, di salute materna e infantile come nel caso di cambiamento del proprio statuto
giuridico e matrimoniale, le donne migranti devono godere di una protezione particolarmente
rafforzata.
I migranti minorenni devono essere protetti dalle leggi nazionali in materia di protezione
dell’infanzia, allo stesso titoli dei nazionali e dei cittadini dei Paesi di residenza e di transito. Deve
essere garantito il diritto all’educazione e all’istruzione.
L’accesso all’educazione e all’istruzione, a partire dalla scuola dell’infanzia fino all’insegnamento
superiore, deve essere garantito alle persone migranti e ai loro figli. L’istruzione è gratuita e uguale
per tutti i bambini. L’istruzione superiore e la formazione tecnica devono essere accessibili a tutti
sulla base di una nuova visione del dialogo e dello scambio tra le culture. Nella vita culturale,
sportiva ed educativa ogni distinzione fondata sull’origine nazionale deve essere abolita.
Le persone migranti devono avere diritto alla casa. Ciascuno deve avere il diritto ad abitare nel
luogo di sua scelta, di vivere in un habitat dignitoso e avere accesso alla proprietà immobiliare,
così come di mantenere la propria famiglia in condizioni confortevoli e di sicurezza, allo stesso titolo
dei nazionali e dei cittadini dei Paesi di accoglienza e di transito.
A ogni persona migrante deve essere garantito il diritto a un’alimentazione sana e sufficiente
insieme all’accesso all’acqua potabile.
Le persone migranti aspirano a ottenere opportunità e responsabilità allo stesso titolo dei nazionali
e dei cittadini del Paese di accoglienza e di transito, di affrontare insieme le sfide attuali (alloggio,
alimentazione, salute, realizzazione personale ….).
Noi, persone migranti, ci impegniamo a rispettare e promuovere i valori e i principi sopra espressi e,
in questo modo, a contribuire alla scomparsa di qualsiasi sistema di sfruttamento segregazionista e
all’avvento di un mondo plurale, responsabile e solidale.
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Manifesto per L’EXPO dei POPOLI
L'assegnazione a Milano e all'Italia dell'Expo 2015 “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita” ci
offre l'opportunità di condividere, in primo luogo con la comunità milanese, ma poi con tutti
gli interlocutori che a livello globale accetteranno il confronto, idee e proposte su un tema
strategico per il futuro dell'umanità.
L'Expo 2015 sarà l'occasione, secondo quanto dichiarato, per condividere con i popoli del
mondo intero esperienze, progetti e strategie per nutrire il pianeta e per garantire energia
per la vita alle future generazioni.
Crediamo,
che l’Expo di Milano possa e debba rappresentare un’occasione importante non solo per
indirizzare le risorse di quello specifico evento verso obiettivi di sostenibilità e compatibilità
ambientale o di apertura all’impegno per la lotta contro la povertà e lo sviluppo sostenibile
ma anche – e soprattutto – per la capacità di far emergere (durante l’Expo) e diffondere
(dopo l’Expo), con forza e coerenza, le condizioni culturali, sociali, tecnologiche e
ambientali necessarie per essere cittadini di un mondo più sostenibile ed equo per tutti.
Sentiamo,
e vorremmo condividere, un senso di forte responsabilità nei confronti di chi ancora soffre
a causa delle conseguenze e degli effetti del degrado ambientale, piuttosto che
dell’estrema povertà. L’incapacità di garantire la sicurezza alimentare e una vita almeno
decorosa a oltre un miliardo di persone riguarda tutti noi, cittadini e governi di un mondo
ancora troppo ingiusto e squilibrato a favore di una minoranza apparentemente più
fortunata. Nell’immediato futuro, non ci sono in gioco solo il rispetto di alcune promesse e
degli impegni dei paesi più ricchi verso uno sviluppo sostenibile cui ci rifacciamo, ognuno
con la propria cultura e con il proprio impegno ma la credibilità stessa delle nostre politiche
a livello globale
L’Expo 2015 non sarà ovviamente il traguardo finale,
ma certo una tappa – importante, se lo vorremo – di un percorso che dovrà caratterizzare
quell’iniziativa come uno dei nodi essenziali della più ampia rete di relazioni internazionali
finalizzate a ridefinire comportamenti e obiettivi di quel fenomeno che chiamiamo
globalizzazione.
Una globalizzazione che vorremmo finalmente virtuosa, in grado cioè di valorizzare,
anziché appiattire, le differenti identità, le caratteristiche locali e degli ecosistemi, fonte di
arricchimenti e di socio-diversità, culturali, economiche, politiche, che rappresentano la
vera ricchezza del pianeta. La globalizzazione delle opportunità e della partecipazione,
contro la globalizzazione dello sfruttamento e dell’esclusione.
In questa sfida, che deve coinvolgere attori non solo numerosi ma anche diversi tra loro
per identità e finalità, ci collochiamo anche noi, tante e differenti associazioni, impegnate
da anni a fare la nostra parte su questi temi e, oggi, a chiamare a raccolta le ONG e le
associazioni con cui lavoriamo in Italia, in Europa e in tutto il mondo.
Questo appello è anche il loro, se vorranno, senza diritti di copyright o di paternità, senza
distinzioni ideologiche, perché l’impegno deve essere di tutti; può essere di tutti.
Chiedendo anche contributi e integrazioni ai nostri intenti.
Nel mondo la popolazione urbana ha superato – per la prima volta – quella rurale,
desertificazione e competizione sugli usi del suolo, ancora più incisivi a causa delle
speculazioni, rischiano di rendere ancora più difficile per i poveri della Terra sfamarsi e
dissetarsi e al contempo causano un’irrimediabile perdita di bio-diversità.
La crisi alimentare, aggravatasi in questi ultimi anni, pone problemi di governo, di
distribuzione delle risorse e di autodeterminazione delle popolazioni. Il cibo, lungi
dall'essere un diritto garantito universalmente, è considerato solo una merce da cui trarre
più profitto possibile. La povertà diventa miseria e i miserabili sono ridotti a fantasmi:
impresentabili e per questo invisibili.
Allo stesso tempo aumenta il fabbisogno energetico a fronte di risorse limitate, mentre il
crescente ricorso a combustibili fossili è all'origine dei cambiamenti climatici e di tensioni
internazionali che spesso sfociano in gravi conflitti armati.
Per troppo tempo noi, attori della società civile di tutto il pianeta, abbiamo indicato per
primi i problemi globali e indicato possibili soluzioni, salvo poi essere additati come
visionari. Oggi chiediamo che l’Expo che si andrà a celebrare a Milano sia l’inizio di un
percorso comune tra società civile, istituzioni e imprese, verso un pianeta in cui sia
garantita una vita dignitosa per tutti gli esseri viventi, oltre che per il Pianeta stesso.
Vorremmo,
che il 2015, anno stabilito dalle Nazioni Unite per il perseguimento degli Obiettivi del
Millennio (MDG, Millennium Development Goals) proprio in merito alle grandi emergenze
globali, rappresenti il momento di verifica di un percorso che, mobilitando istituzioni e
società civile mondiale, porti a definire obiettivi e strumenti per la vittoria sulla povertà e
per la tutela dell’ambiente. In primis a partire – ognuno – dal proprio territorio, dal proprio
Paese, per poi arrivare alla dimensione globale attraverso la capitalizzazione e la
valorizzazione delle numerose esperienze concretamente realizzate, dal basso, giorno
dopo giorno, per raggiungere questi risultati. Questo nell’ottica del superamento della
logica settoriale presente nella filosofia degli Obiettivi del Millennio stessi per assumere
l’approccio della Sovranità Alimentare che, secondo la dichiarazione di Nyèlèni1, definiamo
come “il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti
in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di potere decidere il proprio sistema
alimentare e produttivo”.
Vorremmo che l’Expo di Milano fosse ricordato come un punto di svolta nell’impegno
globale per garantire condizioni di produzione di cibo ed energia che siano nel contempo
più efficienti e più giuste: tutto ciò sarà possibile solo con un forte sforzo congiunto delle
istituzioni, della società civile e dei “produttori”, che porti la politica a stabilire regole
condivise e lungimiranti.
Chiediamo,
che tutti coloro che hanno responsabilità dirette e poteri decisionali sull’Expo 2015,
dichiarino il loro impegno per la realizzazione di un’assemblea dei popoli, l’Expo dei popoli,
che – in concomitanza o a ridosso dell’Assemblea delle Nazioni Unite (che dovrà valutare i
risultati degli MDG e definire le successive strategie) – possa discutere delle politiche di
sviluppo e di lotta alla povertà, e far giungere a tutti i governi riuniti alle Nazioni Unite le
proposte della società civile e dei popoli del mondo. Per raggiungere questo obiettivo
riteniamo necessario avviare, da qui al 2015, relazioni e adesioni da tutto il mondo, con il
sostegno degli organizzatori.
Per fare
quanto descritto, non basterà infatti comunicare l’evento Expo, farne una vetrina di
promesse e iniziative ancora da venire. Occorrerà invece costruire, da subito, attraverso
un percorso di iniziative e di eventi dedicati, una nuova consapevolezza e sensibilità
diffusa intorno a beni e valori comuni come: l'acqua, le risorse alimentari, il suolo, le fonti
1 http://www.nyelenieurope.net/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=91&Itemid=174&lang=it.
energetiche, i diritti umani, la pace, la dignità e il diritto a una vita dignitosa. Si tratta di beni
fondamentali, limitati o non ancora alla portata di tutti; beni e valori fondamentali per
sostenere lo sviluppo civile della nostra generazione e di quelle che verranno, secondo
principi di equità. Beni e valori da preservare, secondo un principio di sostenibilità, per
qualità e quantità. Beni che non possono e non devono sottostare alla pura logica del
mercato, beni sulla cui gestione la politica e la società civile devono poter dire la loro.
Noi, associazioni della società civile ci impegniamo a Lavorare affinché alcuni temi
divengano parte integrante del percorso ufficiale verso EXPO 2015:
Innanzitutto vogliamo che sia chiaramente ribadito che il diritto al Cibo è un Diritto Umano
fondamentale, sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dalla Convenzione
sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e da numerose altre Carte internazionali.
Inoltre riteniamo essenziale legare il tema del Diritto al Cibo a una serie di problematiche
complesse, che meritano un dibattito serio fra i diversi attori in campo e un continuo
approfondimento quali:
a. il fenomeno del land grabbing, vale a dire dell’accaparramento di terre in particolare
nei paesi del Sud del mondo, con diversi scopi: produrre cibo per aree del pianeta
che non possono o non potranno in prospettiva essere autosufficienti, produrre agro
carburanti, scommettere sulla rendita del terreno come bene sempre più scarso e
dunque con ottime possibilità di apprezzamento;2
b. la speculazione finanziaria sul cibo inteso come commodity3 e la necessità che vi
sia corrispondenza tra i prezzi agricoli e i costi di produzione;
c. l’impatto sul clima, sulla biodiversità e sulla sostenibilità in generale dell’agricoltura
e dell’allevamento industriali/intensivi;
d. il diritto dei piccoli agricoltori di produrre cibo e il riconoscimento dei diritti dei
contadini e quello dei cittadini di decidere cosa e come consumare, di scegliere tra i
diversi produttori;
e. il diritto degli Stati o delle organizzazioni regionali, di tutelarsi da importazioni
agricole e alimentari a basso prezzo (dumping);
f. l’impiego di metodi di produzione sostenibili e controllo di produzione sui mercati
interni per evitare surplus strutturali (supply management);
g. la partecipazione delle popolazioni nella formazione delle politiche agricole, con una
speciale attenzione al riconoscimento dei diritti delle donne coltivatrici, che giocano
un ruolo essenziale nella produzione agricola in generale e in quella alimentare in
particolare.
Riteniamo che
il percorso verso EXPO 2015 dovrebbe portare alla luce e fare circolare buone pratiche
(caratterizzate da alta resa dei terreni, alta sostenibilità e garanzia di giustizia sociale
nell’accesso al cibo) a livello locale e globale, ormai entrate a far parte della letteratura
sul tema e sostenute da dati e risultati ampiamente documentati:
1. L’approccio agro-ecologico, recentemente descritto con dovizia di prove e fonti
dallo Special Rapporteur sul Diritto al Cibo delle Nazioni Unite Olivier De Schutter4;
2 A questa problematica si lega la possibilità di lanciare una Convenzione internazionale sul land grabbing, firmata a
Milano da tutti gli attori (Stati, società civile, imprese alimentari, attori finanziari) che regolamenti questo fenomeno
seguendo alcuni principi chiave quali la trasparenza delle negoziazioni, la sostenibilità ambientale, il coinvolgimento
degli attori locali nei benefici derivanti da investimenti, il rispetto della priorità al consumo locale nella produzione di
cibo.
3 Si veda anche la campagna “Sulla fame non si specula”, http://sullafamenonsispecula.org.
4 Report submitted by the Special Rapporteur on the right to food, Olivier De Schutter, 20 December 2010, United
Nations, General Assembly. In tale Report (pag. 5), fra gli obiettivi principali De Schutter sottolinea che “agriculture
must develop in ways that increase the incomes of smallholders. Food availability is, first and foremost, an issue at the
2. Le soluzioni locali messe in campo da cittadini, piccoli produttori, società civile,
università e grande distribuzione in questi anni in Italia:
a. Mercati contadini, ristorazione a chilometro zero e last minute market
b. Agricoltura biologica e bio-sociale
c. Gruppi di Acquisto Solidali e Distretti di Economia Solidale
d. Commercio equo e biologico di prodotti italiani (cooperative carcerarie,
terreni sottratti alle mafie, cooperative sociali… )
e. Realizzazione di orti comunitari, domestici e scolastici
f. Progetti e percorsi educativi sul diritto al cibo svolti con scuole,
amministrazioni locali, università, società civile e settore privato
g. Salvaguardia della biodiversità tramite difesa e diffusione di specie
tradizionali (sia vegetali che animali), che hanno già dimostrato una
maggiore adattabilità ai diversi territori e che mostrano minori necessità di
risorse per crescere e per difendersi da malattie e variazioni climatiche
h. Campagne per la riduzione del packaging e degli scarti.
Milano, città europea, dovrebbe fare del percorso verso Expo una grande occasione
per rilanciare e consolidare la coesione attorno agli obiettivi più ambiziosi, da perseguire
con un grande investimento nella promozione dell’autosufficienza e in tecnologie
dell'efficienza e produzione energetica da fonti rinnovabili, ma anche con politiche di
trasferimento tecnologico e di cooperazione, affinché il progresso dei Paesi del Sud del
Mondo avvenga in modo svincolato dalla dipendenza dalle fonti fossili e in un contesto ove
l’accesso al cibo e all’energia sia equo e sostenibile.
L’ambizioso obiettivo di rappresentare in Expo 2015 come si possa ‘Nutrire il pianeta’
richiede anche un’attenzione specifica a come questo tema venga declinato tanto a livello
mondiale, quanto a livello locale, nei territori circostanti la sede della Fiera (in particolare
nel Parco Agricolo Sud Milano e più diffusamente in Lombardia). In questo senso
riteniamo importante che nell'ambito del percorso espositivo di Expo 2015 siano
valorizzate le esperienze virtuose realizzate localmente in una prospettiva di sovranità
alimentare, a beneficio della sicurezza alimentare della popolazione di Milano e della
regione.
L’Expo può e dovrebbe
ambire a presentare una nuova prospettiva di equilibrio tra urbanizzazione e agricoltura,
capace di garantire la produzione equilibrata di cibo nel rispetto della natura. Una
prospettiva frutto di saperi secolari e tradizionali, quanto di nuove culture di governo del
territorio, o di uno sviluppo tecnologico adeguato e sostenibile.
L'appuntamento del 2015 dovrebbe vedere la nostra città, il nostro Paese, protagonisti
consapevoli di un auspicabile “ruolo guida” nel cambiamento degli stili di vita e di
produzione, di consumo e di mobilità, a partire dall'analisi e valutazione dei bisogni del
territorio circostante; per promuovere il progresso civile, riducendo squilibri, conflitti e
povertà. In questo processo occorre valorizzare il ruolo della cooperazione tra popoli, della
tutela dell’ambiente, ma anche dell'educazione, della cultura, dello sport e della
promozione sociale, spesso troppo trascurati come agenti di sviluppo e fattori di coesione.
household level, and hunger today is mostly attributable not to stocks that are too low or to global supplies unable to
meet demand, but to poverty; increasing the incomes of the poorest is the best way to combat it”.


 

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