Sabato, 20 aprile 2024 - ore 05.35

Pianeta migranti. Erode abita in Europa

Settecento bambini morti da inizio anno nel viaggio verso una terra migliore. Sono gli innocenti del secolo nuovo che Erode uccide, proprio come duemila anni fa, senza conoscerne i volti e i nomi, nel solo nome della sua sicurezza.

| Scritto da Redazione
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L’Europa è malata di indifferenza e prigioniera di una miopia politica che le toglie il respiro. Persino coloro che per troppo tempo hanno scelto di non vedere e di non sentire, di fronte alle immagini strazianti di esseri umani morti (già 3.200 nel 2015 contro i 1.660 del 2014), non possono più fare a meno di provare sdegno e di interrogarsi su cosa sta succedendo nel Mediterraneo.

A niente sono serviti i disastri annunciati di disperati in cerca di salvezza e di dignità e gli appelli a una diversa politica dell’Unione. E se a sostegno della tesi dei respingimenti indiscriminati lungo le frontiere dell’Europa è corso in aiuto il lavoro sporco del terrorismo, tanto meglio.

Dagli impegni assunti nell’aprile del 2015 ad oggi dalla Commissione europea, abbiamo assistito a un balletto di promesse di illuminati capi di Stato e di governo, indegni successori di chi immaginò che in Europa si affermasse la civiltà del diritto, che al verbo “accogliere" hanno sostituito i verbi “respingere e difendersi".

È questa la nuova Europa, in cui Erode ha ripreso a mietere le sue vittime, impegnata a ergere nuovi muri di filo spinato e di cemento o a rafforzare carceri di massima sicurezza anche se hanno un nome simile a gustosi panini da multinazionale del fast food (hotspot.) 

Nello stesso continente che ha festeggiato la caduta di muri, moderni populisti senza visione e con un cinismo che la storia aveva già tristemente conosciuto, marchiano le persone alle frontiere come se fossero animali e si abbruttiscono rinnegando la loro stessa storia.

Certo c'è da chiedersi dove inizia e dove finisce il turbamento di alcuni nel tempo in cui papa Francesco apre le porte al giubileo della Misericordia.

Cosa ha da dire un continente che si fregia di essere stato la culla dei diritti umani ma che non sa più distinguere la salvaguardia della vita umana dalla tutela di un prodotto di origine controllata? Quante vittime dell’indifferenza dovremo ancora contare perché si assuma il principio che prima dei confini vanno salvate le persone? Che non esistono guerre giuste, soprattutto quando a subirle sono quelli che dalle guerre scappano! Per quanto tempo dovremo ancora assistere al macabro gioco di super potenze economiche che riescono persino a coalizzarsi per consumare un po’ di quell’arsenale bellico che non sanno più dove conservare? Come potremo spiegare che la vita umana viene prima della sovranità e degli interessi degli Stati e che il diritto di un profugo, di un richiedente asilo o di un migrante economico va rispettato per non far retrocedere la storia europea di qualche secolo?

Questa è una delle colpe del XXI secolo di cui molti saranno chiamati a rispondere. Ogni reato contro la vita e l'umanità apre ferite che neppure il tempo può cancellare. Possiamo essere certi che né i sopravvissuti a questo eccidio, né i loro figli, né la storia lo dimenticheranno.

Già don Tonino Bello ci aveva indicato il sogno di un Mediterraneo "arca di pace"; prima di lui, Giorgio La Pira, statista e sindaco di Firenze, che rischia di non trovare più spazio nella narrazione della nuova generazione di politici, aveva indicato un altro modo di pensare il Mediterraneo e l’Africa. Nel suo sogno erano il prolungamento dell’Europa e non il suo confine.

Forse, occorre ripartire da lì, dal riconsiderare i rapporti con un pezzo di mondo che per troppo tempo abbiamo ritenuto altra cosa da noi. Forse così Erode potrà lavarsi le mani sporche di sangue innocente e fare pace con le sue paure. Forse così i nostri occhi si riempiranno dei volti di bambini che col mare torneranno a giocare.

Tratto da www.acli.it

 

 

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